Quel libro per ricordare e insegnare Coppi

| 03/01/2010 | 17:49
Una attenzione particolare va riservata, nello specifico riguardo che la letteratura sportiva ha encomiabilmente dedicato al 50. anniversario della scomparsa di Coppi, a 'Fausto Coppi. Gli anni, le strade', a cura di Gianni Rossi (BOLIS Edizioni, pagg. 148, euro 15,00).
Libro particolare e prezioso, in qualche modo ufficiale, pubblicato com' è sotto l'egida della 'Associazione Fausto e Serse Coppi' e con il patrocinio del Comune di Tortona, 'Fausto Coppi. Gli anni e le strade' è una antologia di fatto, redatta a più mani, ma sempre nella stessa tonalità, dalle firme più popolari del giornalismo ciclistico italiano, da Brera a Delfino, da Fossati a Gregori, da Ormezzano, 'coppiano' doc, a Pastonesi, che illumina di squarci la vicenda sportiva ed umana di Coppi.
La trama avvincente di una parabola agonistica sempre in bilico fra la gloria ed il dolore, per qualche verso similare alla storia recente di Marco Pantani, si dipana dall'esordio di un umile garzone della salumeria Merlano di Novi Ligure al sodalizio con il massaggiatore cieco Cavanna, dalla Firenze-Modena con l' Abetone sotto la pioggia e quel Giro d' Italia del '40, il primo dei 5 da lui vinti, fino al record dell' ora, stabilito al Vigorelli, nel 1942.
E riprende, dopo l'interruzione tragica della Guerra, che vide il giovane campione Coppi arruolato senza privilegio alcuno e poi prigioniero degli Alleati in Nordafrica, con una sequenza di nuove imprese.
La Milano-Sanremo del '46, vinta con ben 14 minuti sul secondo il francese Teisseire: 14 minuti netti, in un ciclismo che non ammetteva il distinguo dei secondi, con la radio che trasmetteva musica da ballo, giusto in arrivo degli altri... E la cavalcata trionfale per antonomasia, nella Cuneo-Pinerolo del Giro '49, con la prima accoppiata vittoriosa Giro-Tour... E tra le sue tante cadute, con un totale di 17 fratture, una sfortuna addosso, quella di Primolano, al Giro del '50. E sfilano ancora, in una narrazione intrigante ed avventurosa, dove il ciclismo così lontano profuma soltanto di Emilio Salgari e Giulio Verne, da raccomandare ai lettori più giovani, il Mondiale di Lugano '53, il Giro della Campania '54, con il risvolto rosa della fuga d' amore con Giulia Occhini, la 'Dama Bianca', fino alle lacrime ancora calde della beffa subita, per mano di 'Dedè' Darrigade, al Giro di Lombardia '56. Ed all' ultima gara, di un campione già antico al declino, e di un uomo così giovane eppure al tramonto, in un criterium-safari in Africa, nell'Alto Volta. Con Geminiani ed Anglade, con Anquetil. Metà dicembre 1959. Poi, al rientro, la malaria. Fine corsa.
Ed a fine libro, una nostalgia resa ancor più struggente, con le foto private di Marina Coppi, sua figlia, oggi nonna. Ed allora bambina, in braccioad un papà che sfogliava con lei un libro di 'Bambi'. Quel padre che aveva dominato Koblet e Bartali, domato Stelvio ed Izoard, ma che in quella foto non è altro che un ragazzo.
 
Gian Paolo PORRECA
da 'Il Mattino'
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