Vincenzo Gamba, da Bergamo a Mosca: che impresa!

| 01/09/2009 | 17:42
Si è conclusa ieri poco dopo le 17 nella nuova sede degli Alpini di Bergamo l’ultima avventura in bicicletta del cicloamatore “raider” bergamasco Vincenzo Gamba che con una personalizzata maglia dell’Uc Bergamasca sulle spalle ha affrontato il tragitto Mosca-Bergamo in bici sul percorso della ritirata degli Alpini nell’inverno del ’42-’43, allo scopo di ricordare la tragedia dei nostri soldati a 70 anni dall’inizio della Seconda guerra mondiale.

Partito da Mosca lo scorsa 4 agosto ha attraversato fra le altre le città di Rossosch, Belgorod, Kiev, Cracovia, Vienna quindi via Brennero ha raggiunto l’Italia non senza un fuori programma però. La tabella di marcia prevedeva che Bergamo fosse raggiunta attraverso la pianura, ma Gamba, come se non bastasse, ha deciso di concludere la sua pedalata affrontando anche il Passo del Tonale e della Mendola, la Presolana, il Vivione e infine il Colle di Zambla per ridiscendere dalla sua Valle Brembana. Lui stesso, con visibile emozione, ha tenuto subito a precisare il motivo di questa scelta: “E’ stata un emozione indescrivibile ripercorrere quei luoghi dove migliaia dei nostri alpini hanno lasciato la vita. È stato commuovente e io ho voluto pensare che i loro resti materiali siano rimasti là, ma i loro spiriti siano tornati qui sulle nostre montagne. È per questo che ho voluto affrontare anche i nostri passi, perché è li che sono i nostri alpini. Inoltre ci tenevo a tornare per il primo settembre perché questa data rappresenta l’anniversario dell’inizio della Seconda guerra mondiale”
.

Il sessantenne Vincenzo Gamba
non è nuovo a impegnativi viaggi in bicicletta. Tra le sue mete si ricordano Lourdes, Santiago de Compostela, le Americhe, da ricordare il Giro d’Italia in tre settimane, 19 giorni di pedalate ed un solo giorno di riposo, 3.315 km attraverso tutte le regioni, isole comprese, ma il suo viaggio più importante rimane Bergamo-Capo Nord e ritorno in solitaria, 7.500 km lungo i fiordi, con il sole a mezzanotte, in compagnia delle renne, fra deserti di fantasmi, Dachau, Passo Resia, Passo Stelvio, Passo San Marco e quindi giù fino ad Ubiale Clanezzo, il suo paese e luogo di partenza e arrivo dell’impresa. Da oggi si aggiunge la Bergamo-Mosca e chissà quale altra impresa non vuole dire, ma ha già in mente per il futuro.

Ad accoglierlo, oltre ai familiari, alla moglie Maria Teresa, agli amici ciclisti e una rappresentanza degli Alpini, c’erano i due vice presidenti dell’Uc Bergamasca Nerio Marabini
e Stefano Rizzi, Michele Gamba presidente del Comitato di Bergamo della Federazione Ciclistica Italiana, Antonio Sarti presidente della sezione Alpini di Bergamo, Luciano Gilardi responsabile Commissione Cultura del C.A.I. di Bergamo, in rappresentanza del presidente Poalo Valoti, Maurizio Gamba presidente del Panathlon Club Bergamo e Danilo Minuti neo Assessore all’Istruzione, Politiche giovanili, Sport, Tempo libero del Comune di Bergamo.

L’idea di questa nuova impresa è nata nella testa di Vincenzo Gamba per via dei ricordi tramandatigli fin da bambino dal padre conducente alpino e uno sportivo appassionato di bicicletta che spesso, emozionato, gli raccontava l’esperienza dei suoi commilitoni rimasti dispersi in Russia.
 
Compagni di viaggio la sua bicicletta con due borse laterali contenenti tutti il minimo indispensabile e un amico polacco che già l’aveva accompagnato a Capo Nord. Ma già al primo giorno non sono mancati gli imprevisti come ci ha raccontato Gamba: “Siamo partiti con la pioggia, il peggio che un ciclista possa ricevere, poi la sera in cerca di un alloggio abbiamo trovato una sorta di hotel fatiscente, tutto pieno e così ci hanno concesso di accamparci con la nostra tenda nelle sterpaglie dietro la loro struttura. Avevamo la possibilità di utilizzare i loro servizi che erano sporchi e in comune per tutti. Entrare lì a fare la doccia è stata la prima dura prova di questo viaggio”
.
Un viaggio lunghissimo, interminabile che ha dato pienamente il senso di quello che hanno patito i nostri soldati. Una dei momenti più difficili? “Ce ne sono tanti, ma l’Ucraina è stata micidiale. Attraversarla tutta sono oltre mille chilometri di strada lunga e monotona con villaggi tutti uguali. Non finiva più”. Il clima? “C’erano giornate molto calde e altre molto fredde. Addirittura escursioni termiche incredibili all’interno della stessa giornata”. La gente? “La gente di quei posto è molto buona ed ospitale. Poi noi italiani siamo ben visti. Nonostante questo a mangiare siamo sempre andati in locali pubblici. Abbiamo mangiato soprattutto zuppe, carne e dei ravioli simili ai nostri casoncelli bergamaschi. Qualche volta abbiamo trovato della pasta”.
Un viaggio lungo e faticoso fisicamente, ma che col passare dei giorni scava anche nello spirito e negli affetti. Pervadono la tristezza dei ricordi di guerra e di morte che evocano quei luoghi e la nostalgia di casa e dei cari. E ci si ritrova in parte a rivivere sentimenti ed emozioni simili a quelle provate da quei soldati settanta anni fa: “Così come ho letto di quei soldati che si erano portati con sé foto di mogli, fidanzate e madri per ricordarle, così anche io col passare dei giorni sentivo sempre più la mancanza della mia famiglia e la sera quando me ne andavo a dormire mi capitava spesso di aprire il passaporto dove c’è anche la foto della mia ultima figlia e mi soffermavo a guardarla”. Passato e presente si fondono, ricordi e sentimenti si uniscono su una strada, su una bicicletta che sono metafora della vita che regala emozioni e storie di paesi e di uomini così lontani ma sempre così vicini.

 
 

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