Vandenbroucke e la Liegi di dieci anni fa...

| 25/04/2009 | 19:40
Dieci anni fa, sotto un bel sole, Franck Vandenbroucke vinceva Liegi-Bastogne-Liegi. Un vittoria nata sulla salita di Saint-Nicolas con l’olandese Michael Boogerd e l’italiano Michele Bartoli nei panni dei battuti. Oggi, il corridore belga porta la maglia della modesta Cinelli ma non ha dimenticato quel successo.
«Mi ricordo precisamente di tutto. All’inizio della stagione, avevo firmato con la Cofidis e tutta la squadra lavorava per me. Il venerdi avevo effettuato una bella ricognizione e avevo salito il Saint-Nicolas per quattro o cinque volte, scegliendo la tattica di corsa»».
E aggiunge: «Sulla Redoute ho provato a partire, ma era un po’ presto. Anche Bartoli ci ha provato, ma senza successo. Quando siamo arrivati ai piedi del Saint-Nicolas, ero con Boogerd. Ho cambiato ritmo e lui ha ceduto: da lì in poi ho provato solo felicità con i tifosi che urlavano il mio nome e la mia famiglia che mi festeggiava all’arrivo. So che non vincerò più una classica come quella...».
Dopo quella vittoria il belga è caduto nell’inferno della droga e del doping.
«Non conoscevo la mia fragilità umana. Ho iniziato come quando si comincia a fumare e velocemente sono diventato un dipendente e non ho fatto niente per fermare questo processo di degrado: prendevo amfetamine dalla mattina alla sera. Non ero più una persona normale, né fisicamente né mentalmente. E mi fa “schifo” pensare a quel periodo, quando corsi con la Lampre. Poi nel 2002…».
Nel 2002, Franck approdò alla Domo gestita da Patrick Lefevere.
«Mio padr dice che non avrei mai dovuto andare in quella squadra, Non ha torto, ma con i se e i ma non si cambiano le cose. Avevo ritrovato un buon livello ddi forma, poi ci furoino la perquisizione di Lebbeke e l’arresto casuale di Bernard Sainz: colpi durissimi per me».
Poi piano piano, Franck Vandenbroucke si è ricostruito.
«Il processo di guarigione è stato lungo. Durante questa fase, fisicamente mi sentivo bene, ma la mia mente chiedeva droga. Oggi la mia guardia è sempre alta e sono orgoglioso di essere ancora vivo. Questa è la mia più bella vittoria.”
Oggi, con il suo amico Nico Mattan, Franck Vandenbroucke pedala sotto i colori della Cinelli.
«Non corro per i soldi. Sono in una squadra senza mezzi, ma il l ciclismo è la mia vita. Aspetto con impazienza i campionati nazionali, il Tour de Wallonie e il Circuit Franco-Belge. Sarebbe bello se il c.t Carlo Bomans potesse convocarmi per Mendrisio. Voglio tornare ad alto livello e chissà che per l’anno prossimo mi venga proposto un ingaggio in una bella squadra. Se non sarà così diventero manager aiutando i giovani ciclisti».

Jeroen Christiaens
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