Da «L'Espresso» : anche il ciclismo trema. Cosa nostra off shore
| 16/04/2009 | 13:50 Mentre i grandi del mondo dichiarano guerra, almeno a parole, ai paradisi fiscali e ai segreti bancari, i più chiacchierati affaristi russi sbarcano nel Nord d'Italia protetti dall'anonimato di impenetrabili tesorierie off shore. È un giallo finanziario che ha per protagonisti una cordata di ricchissimi manager dell'ex blocco sovietico, insieme a mafiosi calabresi e a riciclatori siciliani. Teatro delle operazioni, un aeroporto bresciano, una villa sul lago di Garda e una raffineria di Mantova.
Per chiarire chi possa investire milioni in terra padana senza lasciare tracce, la Procura di Brescia ha aperto un'inchiesta delicatissima, rimasta segreta fino a quando la Direzione nazionale antimafia, senza fornire dettagli, l'ha citata come vicenda simbolo di una nuova emergenza per la legalità internazionale. Nonostante la gravità dei sospetti, i magistrati bresciani ora rischiano di dover archiviare almeno l'indagine principale con una motivazione sconcertante: gli Stati interessati non hanno fornito la minima collaborazione.
L'inchiesta nasce da un rapporto riservato del secondo reparto della Guardia di Finanza, che è una specie di servizio segreto e può raccogliere notizie confidenziali anche all'estero. Il dossier cita una serie di investimenti milionari in Italia e li collega a emissari di una delle più potenti organizzazioni della mafia russa, la Solntsevskaya Bratva.
Ricevuto il rapporto, i pm bresciani accendono un faro su una prima compravendita-pilota di un immobile di lusso. Villa Bober, affacciata sulle rive del Garda tra Desenzano e Sirmione, è stata comprata da una società lussemburghese, la Parati Investment, fondata nel 2004 e totalmente off shore: proprietà alle Isole Vergini, gestione alle Bahamas, amministratrice una fiduciaria austriaca. Il vero padrone, stando alle indagini, è Igor Makarov, un personaggio emblematico del neo-capitalismo russo. Ex campione di ciclismo, quindi amico personale del presidente-dittatore del Turkmenistan, Makarov è diventato prima manager e poi proprietario della Itera: un colosso delle esportazioni di gas e petrolio, che fece fortuna grazie a una discussa alleanza con la Gazprom ai tempi del Russiagate.
Per la villa sul Garda, la off shore lussemburghese riconducibile a Makarov ha versato 8 milioni di euro in contanti, oltre a finanziare una faraonica ristrutturazione con tanto di porto interno. A rappresentare la proprietà in Italia è Andrei Cimil, anch'egli ex ciclista, diventato tra l'altro ministro in Moldavia.
In questi mesi la villa ha ospitato feste e riunioni d'affari con decine di affaristi russi. La presenza di Makarov è stata però documentata a fatica. Finanzieri e carabinieri dell'antimafia, infatti, hanno scoperto che gli ospiti di maggior riguardo arrivavano e ripartivano con aerei privati dallo scalo di Montichiari, senza essere controllati. Per mesi, nel piccolo aeroporto, nessuno ha registrato i nomi dei passeggeri stranieri degli executive.
Tappata questa falla, l'inchiesta ha accertato che gli emissari di Makarov si facevano scortare da guardaspalle calabresi. Tra un affare e l'altro, i manager russi sono stati vicinissimi all'acquisto della raffineria Ies di Mantova. In quel caso anche i mediatori erano calabresi. Tra loro sono comparsi personaggi già indagati in passato per legami con la 'ndrangheta. E nelle stesse settimane si è scoperto che altri boss calabresi stavano facendo pressioni per far distribuire gasolio e benzine della Ies nel porto di Gioia Tauro.
L'affare è poi sfumato per ragioni mai chiarite. I russi si sono ritirati all'improvviso. La raffineria è stata venduta regolarmente a un gruppo ungherese. Il sospetto è che russi e calabresi abbiano saputo che Massimo Ciancimino (il figlio dell'ex sindaco di Palermo arricchito da Cosa Nostra) stava parlando ai pm siciliani di un suo incontro proprio con Makarov, a Cortina. Obiettivo: gestire il grande business del gas con una società mista.
da «L'Espresso» numero 15 2009, a firma Paolo Biondani
Molti si ricorderanno dei danni che fece la Roslotto guidata da Argentin ed ora la storia si ripete. L'intelligente e bravo Piscina insieme a qualcun'altro, se la sono battuta probabilmente prima che scoppi qualche scandalo.
cosa nostra
16 aprile 2009 19:42libero2
questa squadra è proprio cosa nostra. Ho saputo che un noto corridore russo, già professionista con buoni risultati e con un ottimo curriculum da dilettante con Locatelli, essendo rimasto senza squadra, si è raccomandato ad Andrei Tchmil per essere aiutato e questo, a muso duro, non ha fatto niente. E meno male che era la squadra che doveva aiutare lo sport russo! credo proprio che sia qualcos'altro. Povero Pozzato.
NON CI SIAMO
16 aprile 2009 23:54bubu
Ma scusate perchè noi appassionati del ciclismo dobbiamo per forza essere masochisti???
Quanti miliardari stanno investendo nel calcio (Abramovich tanto per fare un nome) sono tutti dei santi quelli??? Solo quelli del ciclismo sono mafiosi, solo i ciclisti sono dopati... BASTAAAAAA!
Chi mette dei soldi a favore del ciclismo non lo fa certo mosso da compassione ma lo fa con gli stessi interessi con cui si investono soldi anche negli altri sport, perchè continuare ad insistere a giocare al suicidio?
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