Cipollini: «Ho voglia di stupirmi ancora. La sfida è con me»

| 20/02/2005 | 00:00
Da quel maledetto 21 maggio 2003, giorno dell’undicesima tappa Faenza-S.Donà del Giro non gli era più capitato di tornare in riva al Piave, guardare e magari ripercorrere quella curva da dove sembrano essere nati tutti i problemi di un periodo a tinte più che fosche. Fu colpa di Galvez lo spaventoso capitombolo, per carità, ma Re Leone dall’epoca non si è più rialzato. Avrebbe pure raggiunto il capolinea della carriera se non fossero arrivati Amadio e patron Dal Lago che nella Verona iridata lo hanno invogliato a rimettersi in discussione. Un risistematina alla criniera, Mario ha pensato subito di darsela in Qatar, inchiodando quel discoletto che porta il nome di Tom Boonen. Ha rischiato almeno due volte di staccare il bis al Mediterraneo e sulle salite della Sanremo a cui punta dichiaratamente è parso più che brillante. Prima che una tracheite ed un principio di bronchite scompaginassero i piani. Niente Puig e Valenciana. Rinviato di qualche settimana, probabilmente sui rettifili della Tirreno-Adriatico, l’atteso duello diretto con Petacchi che ha già calato il poker e sembra inarrestabile. “Ma figuriamoci – attacca Super Mario, che venerdì scorso ha tenuto a battesimo il vivaio della Liquigas, il nuovo team nato dalla fusione di Marchiol e Ima, davanti 500 pesrone che lo hanno osannato –, con tutto quel che ho vinto, non vivo nessun duello a 38 anni. Non mi cambia la vita battere Petacchi o McEwen. La sfida è solo con me stesso, per dimostrare che alla mia età si può essere ancora competitivi ad alti livelli. Lavorando bene e sorretto dalla salute si può fare. In parte credo di averla già vinta in Qatar battendo un ragazzo che ha 15 anni meno di me. Il discorso vale anche per altre discipline. Prendete Maldini nel calcio, non avrà mica bisogno di giocare ancora?”. In cima a tutto, anche perchè arriva prima degli altri appuntamenti c’è la Sanremo. “E’ il grande obiettivo mio e della squadra da centrare anche con altri atleti. Adesso, dopo questo breve stop, Milano-Torino, Lucca e Tirreno-Adriatico serviranno per a preparare al meglio la Sanremo”. Tutti i pretendenti al successo si sono fatti trovare pronti e hanno rotto già il ghiaccio. “I primi approcci sono sempre anomali. C’è chi parte prima, chi dopo. Ci conosciamo da una vita e non vedo miglioramenti o cali di nessuno. Lo spessore è sempre quello, come gli avversari da battere. L’obiettivo era quello di essere competitivo da subito e ci sono riuscito. Anche la squadra si sta muovendo bene e ad alti livelli, manca solo da sistemare qualche piccolo meccanismo e poi ci prenderemo delle belle soddisfazioni”. Meccanismi relativi al “treno” ovviamente, tutto nuovo. E guarda caso la sede operativa del team a S.Donà è nello stabilimento Liquigas riattato adiacente alla ferrovia. “Chiaro, non è facilissimo, mancano ancore quegli equilibri necessari per potersi imporre in certe strategie di gara. L’anno scorso quello di Petacchi era il più forte e monopolizzava il settore. Io sfortunatamente avevo pochi elementi in grado di poter gestire gli ultimi km. Quest’anno invece con elementi di ottimo valore è tutto in regola per poter sfidare chiunque: da Petacchi a Freire, alla Telekom e tutte le squadre che hanno un valido velocista su cui puntare”. L’ultimo uomo del “treno” Liquigas è Zanotti, poi in fila vengono Backstedt, Andriotto, Milesi, Gerosa e Ljungqvist, ma potrebbe inserirsi il neoprof padovano Marco Righetto o qualcun’altro come il veneziano Miorin. Amadio e Zanatta stanno ancora lavorando per mettere a punto i sincronismi. Il Tour, Armstrong ha appena sciolto le riserve. Ci sarà ancora per puntare al settebello. “La sua realtà è talmente distante da tutto il ciclismo e da noi che è difficile solo da immaginare. Di fronte all’esperienza di vita che ha vissuto bisognerebbe solo inchinarsi. E’ un uomo che ha energia e capacità straordinarie. Ha dimostrato di essere il più forte e non ha dovuto dare il meglio di se stesso per competere con gli avversari. Questo dimostra la sua superiorità, sia fisica che mentale. Credo che se lui decide di vincere il settimo Tour lo fa, punto e basta. L’anno scorso non ho visto nessuno in grado di poterlo solo impensierire. Gli è bastato gestirsi. La sua supremazia era devastante, lo dimostrano i tempi incredibili fatti registrare nella cronoscalata del Tourmalet e nell’ultima crono: 10 km a tutta ha dato un minuto al secondo e poi si è rialzato. Basso? E’ giusto che ognuno viva con le proprie convinzioni. Ivan è un giovane emergente, soprattutto è italiano. Armstrong in cuor suo non lo considera un rivale. Potenzialmente l’unico potrebbe essere Ullrich, ma è molto più fragile psicologicamente. Armstrong ha dalla sua ha una squadra immensa, compagni di squadra al suo servizio che già da soli possono vincere Giro o Tour, ed una capacità economica che gli permettono di fare e disfare tutto ciò che vuole”. Veniamo al Giro, quali le tappe segnate in rosso, per intenderci quelle da vincere. “Mah, devo ancora studiarlo bene. Diciamo che quest’anno può diventare molto divertente vedere questa sfida Cunego-Basso, un duello tra ragazzi. Ma attenzione, perchè ho l’impressione che Simoni stia lavorando bene per essere li pronto a vincere. Senza dubbio farà un ottimo Giro. Come Garzelli. Il Giro è uno degli appuntamenti a cui puntiamo. Lo scorso anno ha finito in crescendo: nella tappa del Mortirolo è andato molto forte. Ha quindi tutte e possibilità per ambire al successo finale, poi a vincere è uno solo, ma gli altri non possono mica abdicare ancor prima di partire. Di speranze e voglia di fare ce n’è tanta vedremo”. Per la classifica ok, ma voi velocisti? “Penso ci sia spazio per tutti, spero di essere all’altezza della situazione e portare la mia esperienza a questo gruppo che ha una bella struttura ed è mosso da persone giovani con idee molto chiare, entusiaste e che credono nel ciclismo. Da parte nostra c’è solo l’obbligo di essere all’altezza del loro impegno e delle loro aspettative”. Mario, al momento il Tour non è nei progetti, semmai ci sarà la Vuelta prima del mondiale di Madrid. Ti convocasse Ballerini (o chi per lui) saresti disposto a ricambiare il favore di Zolder? “Fine settembre è parecchio lontano. Ma non avrei nessun problema a sdebitarmi con lui come con i compagni di quell’eccezionale giorno e di tutti quelli che in carriera mi hanno dato sempre una mano. In fin dei conti lo sport è messaggio non solo di disciplina, ma anche di valori e personalità”. Massimo Bolognini
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