Vingegaard sì o no? Evenepoel sì o no? L'attesa per il prossimo Giro 2026 ruota attorno a questi due fuoriclasse, e l'ex ct Davide Cassani è entrato nel dettaglio. «Il primo arrivo in salita sul Blockhaus farà male: verrà scalato dal versante più impegnativo e di solito la prima salita di un grande giro fa sempre la differenza. E poi c'è la crono di 40 km che non è cosa da poco e potrebbe anche quella essere determinante».
Una prova che strizza l'occhio a Remco Evenepoel, campione olimpico e tre volte iridato della specialità e che tutti vorrebbero vedere alla corsa rosa.
«Sì, qui potrebbe guadagnare abbastanza nei confronti di tutti gli altri, ma bisognerà capire quale sarà il suo programma, perché se punterà alle classiche e vorrà correre il Tour non potrà fare il Giro».
L'ultima settimana sarà molto dura e potrebbe vedere favorito Jonas Vingegaard. Altro campione che tutti gli italiani vorrebbero vedere sulle nostre strade.
«Se io fossi Vingegaard farei Giro e Tour, perché lui non ha l'assillo delle classiche. Secondo me un Giro del genere sarebbe l'ideale per Jonas, perché intanto il Giro lo può vincere e poi per un corridore come il danese fare due grandi corse a tappe, incentrando la stagione su queste, è assolutamente nelle sue corde».
Passando a Pogacar, Davide Cassani ha stilato un profilo attento del campione sloveno, spiegando che al momento è troppo forte e che nessuno è in grado ancora di raggiungere il suo livello.
«Penso che per almeno altri due anni, se non ci saranno inconvenienti, il suo livello sarà questo. Ha 27 anni, fino a 29 o 30 secondo me sarà a questo standard, quindi sarà un problema per gli altri. Batterlo è veramente complicato, soprattutto in una grande corsa d'attacco».
Pogacar è forte e le corse, quando c’è lui potrebbero annoiare, ma Cassani non è della stessa opinione.
«Sapete benissimo che Tadej può partire e staccare tutti, però io, anche quando guardo il tennis, non mi annoio a vedere Sinner quando vince, così come non mi annoio se vedo Van der Poel in un ciclocross che so benissimo che vincerà ancor prima della partenza. Io sono comunque affascinato dalle grandi imprese di un corridore: forse perché lo sono stato, anzi proprio perché sono stato un mediocre corridore, quindi sinceramente vedere quello che fa uno come Pogacar non mi annoia, ma mi dà la possibilità di capire fino a che punto può arrivare un atleta».
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