La trasformazione di Filippo Fiorelli in calabrone è cominciata. Ancora qualche settimana di attesa e il 1° gennaio lo vedremo sfoggiare la maglia giallo-nera della Visma | Lease a Bike, che sancisce il suo passaggio nel WorldTour dopo 6 stagioni in maglia VF Group-Bardiani CSF-Faizanè. Il suo percorso è l’esempio perfetto di grinta e gavetta: a 20 anni è salito per la prima volta in bicicletta correndo le granfondo, a 30 è stato scelto dalla seconda squadra più forte del mondo. E per prepararsi al meglio al grande salto, non c’è niente di meglio del sole e del mare della sua Sicilia, che lo sta aiutando a caricare e ricaricare le batterie in vista del 2026. A metà novembre, quando c’è il sole, le temperature continuano a superare i 20°.
Filippo, perché non fare un bel ritiro di squadra in Sicilia?
«Eh sì, me lo dicono in tanti. Il problema qua sono gli hotel, che non sono attrezzati come in Spagna e non saprebbero come accogliere una squadra per diverse settimane. Qui non c’è proprio la concezione di poter fare una cosa del genere».
A traffico come siete presi?
«In realtà se si resta fuori dalle grandi città e si evita magari il periodo estivo del maggior turismo si pedala bene. Io vivo a Ficarazzi, poco fuori Palermo, e mi alleno andando verso Cefalù, sul lungomare e poi sulle salite dell’entroterra. Non c’è confusione e le strade sono in buono stato, si vede che la Regione aveva un po’ di soldi da parte per metterle a posto. Poi, chiaro, ci sono alcune strade secondarie di campagna messe male, ma non peggio di quanto ho visto in tante Regioni del centro Italia».
Quanto rimani lì?
«A fine mese vado su in Olanda che fanno una festa di squadra, cominceranno credo a consegnare il materiale e fare qualche test. Poi dall’8 al 20 dicembre andremo in ritiro nei dintorni di Oliva, in Spagna, e cominceremo a fare sul serio».
Un inverno decisamente diverso per te…
«È vero, c’è tanta attesa, ma la sto vivendo bene. Ho fatto 20 giorni senza bici, e all’inizio non mi mancava nemmeno, tanto che mi sono preoccupato (ride, ndr), però ora giorno dopo giorno sento la voglia crescere e non vedo l’ora di cominciare questa nuova avventura. Ma devo imparare l’inglese…».
Come sei preso?
«Appena ho firmato con la Visma ho cominciato a prendere lezioni per impararlo. A scuola non avevo appreso quasi nulla, ero negatissimo e nessuno mi diceva che sarebbe stato importante, e allora adesso devo darci dentro. Sento che sto migliorando e parlando coi miei compagni sono sicuro che farò in fretta a farmi capire».
Raccontaci come è nata questa trattativa con la Visma.
«Dopo il Giro d’Italia mi hanno cercato diversi team. Stavo per chiudere con un’ottima squadra WorldTour, poi il mio procuratore Paolo Alberati mi ha chiamato per dirmi “ti vuole la Visma”. E io gli ho risposto: “ma la squadra Devo?”, “no, no, la squadra di Vingegaard e Van Aert”. Abbiamo fatto un incontro e mi han detto che mi avrebbero fatto sapere entro 7 giorni. È stata la settimana più lunga della mia vita. Anche perché l’altra squadra mi aveva fatto una bella offerta e avrei firmato ad occhi chiusi. Ma la Visma è la Visma. Dopo incontri, test, esami e pratiche burocratiche ho firmato dopo un mese e mezzo e ad agosto era ufficiale».
Considerando il tuo percorso e la tua gavetta, quanto sei orgoglioso di quello che sei riuscito a fare?
«Tantissimo. Sono partito da una famiglia umilissima, che non sapeva nemmeno cosa fosse il ciclismo, non ho mai avuto una raccomandazione. Ed essere qui, a 30 anni, è qualcosa di cui vado molto fiero, non lo nego. C’è chi dirà “va a tirare per gli altri”… e quindi? Vado a tirare per gente che vince Giro, Tour, Sanremo e Roubaix. Correrò, numeri alla mano, nella seconda squadra più forte del mondo. E comunque mi hanno detto che avrò anche le mie opportunità…».
Arrivi in una squadra tecnologicamente avanzatissima. Per te cambia tutto.
«Esatto, quello è l’aspetto forse più motivante in assoluto. Sono davvero curioso di vedere e capire fino a che punto posso spingermi, quanto posso migliorare con materiali, nutrizione e allenamenti della squadra migliore del mondo. Da quando sono professionista sono sempre cresciuto come numeri e prestazioni, quindi non sono certo al top della maturazione fisica, a maggior ragione perché ho cominciato tardi. Ma non solo…».
Cos’altro?
«Un altro aspetto che mi galvanizza è il modo di correre della Visma, sempre davanti, qualsiasi sia la corsa. In questi anni era praticamente impossibile riuscire a prendere le salite o qualsiasi settore importante nelle prime posizioni del gruppo, e alla fine fai molta più fatica a concretizzare. Ammetto di avere grandi aspettative su questo».
Cos’è che ha convinto la Visma a sceglierti secondo te?
«Loro sono rimasti impressionati dalla mia abilità in bicicletta. Mi hanno citato la volata di Salerno al Giro del 2023, quando cadde Cavendish e io rimasi in piedi nonostante l’impatto con le barriere e alcuni spettatori, oppure la tappa di Tirana quest’anno, nella caduta in cui è rimasto coinvolto Landa io sono riuscito a passare a 50 km/h tra un muretto e un palo della luce, con 10 cm di margine sul manubrio da una parte e dall’altra. Concentrazione e ottima guida della bicicletta sono qualità che cercano per scortare i loro capitani, anche perché se non cadi e sei integro tutto l’anno sei un valore aggiunto per il team».
E poi ti difendi un po’ su tutti i terreni.
«Sì, un giorno mi sveglio velocista, un giorno scalatore (ride, ndr). La squadra mi ha accennato al fatto di pilotare Matthew Brennan, ma è ancora tutto da vedere, molto dipenderà anche dallo sviluppo che avrò in queste settimane di preparazione».
C’è qualche corsa che sogni di fare tra quelle che non hai potuto fare fino ad oggi?
«Mi piacerebbe provare a fare un po’ tutte quelle corse che non ho potuto fare fino ad ora. Se devo dirne una, però, dico la Parigi-Roubaix. Secondo me sarebbe molto adatta alla mie caratteristiche, potrei dare una mano a qualcuno nel finale, magari Van Aert o lo stesso Brennan. Ma voglio anche provare a fare una corsa come la Strade Bianche stando sempre davanti. Intanto però mi han detto che dovrei iniziare dal Tour Down Under in Australia, e anche quella sarebbe una novità».
La VF Group-Bardiani CSF-Faizanè ha perso un punto di riferimento col tuo addio. Come ti senti di salutarli?
«Sono stati i primi a credere in me, senza di loro non sarei qui, farmi passare professionista a 25 anni è stato coraggioso, non lo avrebbero fatto in tanti. Non sono magari riuscito a concretizzare quanto avrebbero voluto loro, ma posso assicurare di aver sempre dato il massimo e credo che i 400 punti UCI fatti quest’anno siano tornati utili. Sono contento di aver contribuito a finire nei primi 30, speriamo garantisca l’invito al Giro del prossimo anno».
Il ricordo più bello?
«I podi al Giro, il 3° posto a Sestola e il 3° a Roma, ma anche la vittoria al Sibiu. In generale, comunque, lascio con tanti bei ricordi».
Tra un anno cosa ti piacerebbe poterci raccontare?
«Di essere diventato il nuovo Van Aert (ride, ndr). A parte gli scherzi, spero di soddisfare le aspettative che la squadra ha su di me, magari aver aiutato qualche compagno a vincere una grande corsa e chissà… anche vincere qualcosa in prima persona, visto che mi manca da un po’. In generale, comunque, mi auguro di aver alzato il mio livello, verso limiti tutti da scoprire».
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