In una data non casuale Fabio Felline ha annunciato la scelta serena di chiudere il capitolo di una carriera iniziata nel 2010 e riapertasi in questa stagione, sotto le insegne di quella Mbh Bank Ballan CSB Colpack che lo aveva lanciato tra i professionisti. «Il 1° novembre, di solito, era il giorno della mia Fellinata, la festa di arrivederci alla stagione successiva. Ma il 2026 non avrà una stagione da corridore. Come molti sanno, avevo già detto addio alle corse l’anno scorso. Poi la nostalgia, quella che solo chi ha vissuto certe emozioni può capire, mi ha spinto a tornare».
Il 35enne di Torino correda il messaggio social con una serie di immagini, a partire dalla vittoria del Memorial Pantani 2020. «Allora non lo sapevo, ma stavo scrivendo le ultime pagine di un capitolo bellissimo della mia vita - ricorda Felline, che dal 2010 (Footon Servetto) e per un decennio ha conquistato 14 corse: al primo anno di professionismo arrivarono due vittorie di tappa(più classifica generale) al Circuit de Lorraine Professionel, mentre il 2012 corrisponde all’affermazione nel Memorial Pantani e al Giro dell’Appennino. Nel 2015 arrivarono Gp de Fourmies e la conquista di due frazioni, rispettivamente a Giro dei Paesi Baschi e Criterium International, quindi il 2016 vide l’allora portacolori della Trek Segafredo vestire la maglia di leader della classifica a punti al termine della Vuelta. Evoca emozione forte quella notte sul palco a Madrid al fianco di Quintana, Froome e Valverde. Nel 2017 per Felline si aggiungeranno Trofeo Laigueglia e tappa del Giro di Romandia, ma c’era ancora spazio per un secondo sigillo sul traguardo di Cesenatico. La scelta di appendere la bici al chiodo il 35enne torinese la spiega così: «Quest’anno la squadra ha gettato le basi per crescere ancora, e poter contribuire a questo progetto — accanto a ragazzi giovani, pieni di entusiasmo e sogni — è stato un privilegio. Ho provato a trasmettere loro qualcosa del mio ciclismo, e nel farlo, mi hanno insegnato anche loro qualcosa di prezioso. Ma lungo il percorso qualcosa in questo progetto è cambiato. E così, con serenità e gratitudine verso il ciclismo, oggi metto la parola “fine” al capitolo del Fabio corridore».
E nel suo messaggio aggiunge: «Ho vissuto il ciclismo nella sua pienezza, in ogni sfumatura: dal ragazzo che aspettava i vestiti della prima squadra in un parcheggio, al professionista che si è trovato a correre fianco a fianco con i campioni che fino a poco prima guardava in TV… e addirittura a batterli, che soddisfazione!». Punti esclamativi giustificati, segno di una passione per la bici che prenderà adesso nuove forme.
«In questi anni ho vinto 14 volte, sono salito sul podio una trentina, e ho centrato la top 10 un centinaio di volte. Ma i veri numeri che porto con me sono altri: le persone incontrate, le sfide condivise, le amicizie nate sulla strada. E la consapevolezza che questo sport è, sì, una scuola di vita. Il ciclismo mi ha dato veramente tanto. E anche se da oggi non sarò più un corridore, so che il mondo della bici farà sempre parte di me — in altre forme, con nuovi progetti, ma con la stessa passione di sempre. La storia continua, diversamente».

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