
La Reggia di Caserta non come punto di arrivo, ma di partenza. Una delle mete più amate e visitate d’Italia non come traguardo, ma come base. Un patrimonio dell’Unesco come pronti-via verso altri patrimoni storici e naturali.
Diciassette giri “In bici nei dintorni della Reggia di Caserta”: Carlo Scatozza ha scritto un libro (Wood & Stein Editore, 126 pagine, 11 euro), che è un po’ guida cicloturistica, un po’ anche storica e un po’ anche gastronomica. Soltanto in bici oppure in treno e in autobus più la bici. Da un minimo di 10 km per la pedalata nel parco della Reggia di Caserta fino a un massimo di 144 per quella lungo la Ciclovia del Volturno. Con una mountain bike o una gravel come per lo Stradino del re oppure con una bici da città o da cicloturismo come per il Santuario di San Michele. In ogni stagione dell’anno come per il Grande giro dell’acquedotto carolino oppure, per evitare il traffico, indicati solo la domenica come nel caso del Real Sito della Lanciolla. Aperti a tutti come l’itinerario che raggiunge i Campi Flegrei oppure adatti soltanto ai più allenati come per Trebula Balinensis attraverso le vigne di Casavecchia e Pallagrello.
Per ciascuno dei diciassette percorsi, l’autore raddoppia: le indicazioni stradali per non perdersi strada facendo e quelle per gustare oli extravergini e vini doc, ricotte nostrane e caciocavalli artigianali, taralli e ammugliatielli (involtini di frattaglie e interiora di agnello). E un’eccezione: per Fausto Coppi. Scatozza non resiste alla tentazione (e fa bene) e cita una storia, quella che coinvolge la sua famiglia. La nonna di Scatozza aveva fatto da assistente ai medici durante la Seconda guerra mondiale e si era impratichita con siringhe e pronto intervento. “Coppi non granché soddisfatto della dieta militare, viste le esigenze da atleta che stava riprendendo, richiedeva di fargli iniezioni endovena di comuni vitamine e prendeva qualche frutto al ritorno dei suoi giri”. Per quelle iniezioni si prestava volentieri la nonna, allora giovane sposa appassionata di ciclismo, “e per lei fu un grande onore conoscerlo”. Tutto questo succedeva a Ercole, frazione di Caserta. E “Coppi fu riconoscente”, “infatti dopo qualche anno, al suo ritorno in gara al Giro della Campania a Caserta, volle salutare al traguardo alcune persone di Ercole che conosceva, facendoli entrare in area riservata, fra questi mia nonna”.
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