
Mauro Gianetti è l’espressione della felicità. Il CEO della Uae Emirates è abituato ai successi dei suoi ragazzi, ma, certo, quando Tadej Pogacar vince il quinto Lombardia di fila davanti a una folla imponente, che lo incita sul passo di Ganda come se fosse il dio del ciclismo e allora anche Gianetti si emoziona.
«Beh, evidentemente una stagione così la puoi forse sognare, o neanche osi sognarla – spiega Gianetti al traguardo - Però siamo qui, abbiamo 93 vittorie con il Tour de France, il Fiandre, la Liegi, il Lombardia, 21 corridori che hanno vinto una gara. È un’annata veramente da incorniciare soprattutto vedendo ogni giorno il sorriso sulle labbra dei corridori e dello staff per il piacere di lavorare assieme e partire ogni gara con l'ambizione, il desiderio di poter vincere senza l'oppressione di doverlo fare».
Ogni corsa una prova di forza ìe di dominio che non ha pari nel ciclismo di oggi. Pedine che si incastrano, con Majka e Vine sul Passo di Ganda, prima dell’attacco di Pogacar. «Ogni anno questo gruppo è migliorato sempre di più. Se guardiamo indietro, gli ultimi tre anni sono stati straordinari. Il segreto è proprio la voglia di lavorare assieme. Abbiamo talenti straordinari, e abbiamo la fortuna di averli con noi. Ma soprattutto c’è uno staff di altissimo livello che con gli anni sono riuscito a far crescere, dove ogni singolo membro dello staff sa che sta portando qualcosa di speciale alla squadra perché è speciale, e un insieme di 150 persone speciali fa qualcosa di straordinario».
Un gruppo che ogni stagione lancia talenti incredibili, come è avvenuto con Isaac Del Toro. Il metodo di scouting è vincente sin dalle categorie giovanili, lo stiamo vedendo adesso anche con il messicano. Come si lavora da questo punto di vista nella Uae? «Partiamo anche da più lontano – continua Gianetti - All'inizio bisogna essere bravi a convincere gli sponsor a investire in un progetto, poi questo progetto cresce via via. Una parte del progetto è proprio quella di non comprare atleti blasonati e voler partire subito dall'alto, ma partire investendo su giovani ragazzi talentuosi e portarli avanti con determinazione e soprattutto con professionalità e in un buon ambiente, senza stress: lasciarli migliorare con la loro crescita naturale, lavorando seriamente».
Oggi la squadra ha salutato Rafal Majka, che tante volte in questi anni ha scortato Pogacar nei suoi trionfi. «E’ stato bello vedere questo saluto a Majka. Mi ricordo che anch'io smisi al Lombardia, ma non avevo la sua gamba, ho fatto più fatica di lui a finire quell'anno la gara. È stata una bella emozione anche perché è stato un ragazzo veramente straordinario per noi, non solo un corridore ma un compagno di squadra ideale, un maestro, un fratello maggiore che ha sempre avuto la parola di supporto per chiunque fosse in difficoltà. Ma è stato qualcuno capace anche di calmare chi magari voleva alzare un po' troppo la cresta, quindi ci mancherà, ci mancherà moltissimo uno come Rafal».
Pogacar ha appena concluso la sua miglior stagione di sempre, così come la squadra, e Del Toro nel 2026 sarà chiamato a ripetersi. «Sì, Isaac è qualcosa di straordinario, sta crescendo bene, ammira soprattutto Tadej, ha voglia di copiarlo e di andare avanti – conclude Mauro Gianetti - Sta migliorando, a vista d'occhio, secondo in un Giro d'Italia che praticamente aveva vinto, già 15 vittorie in totale, ma soprattutto una solidità anche lui da inizio a fine stagione. Quindi abbiamo veramente il piacere di avere con noi un altro straordinario atleta. Non so dove potrà arrivare, non gli mettiamo nessun limite, nessun traguardo».
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