
Non aggiungerò un solo aggettivo a quanto tutti hanno visto con i propri occhi: il ciclismo di oggi non ha più bisogno di cantori, perchè una volta senza immagini gli scrittori potevano inventarsi qualunque cosa, anche foche e cammelli sul Pordoi, ma oggi la gente vede tutto e di più, inutile andarle a dire la rava e la fava.
Però una cosa la voglio e la devo aggiungere, una sola: oltre a tutto il resto, mi pare che Teddy il rwandese abbia seppellito un altro dogma delle sacre cicloscritture. Mi riferisco alla martellante teoria rimbalzata dalla cronometro, stravinta in modo brutale da Evenepoel. Sì, il famoso assioma “La Cronometro Non Mente”. Da qui, le deduzioni a catena: ormai Teddy porta al Mondiale quello che resta, ha finito la stagione chiaramente in riserva, i segnali della crono sono chiari e attendibili, d'altra parte non dimentichiamo neppure com'era uscito dal Tour...
Nel registrare quest'altro capolavoro giottiano in un curriculum sontuoso, che sempre di più abbina nei modi (non nel numero!) Teddy al solo Eddy, vorrei dire questo: c'è una novità. La Cronometro Non Mente, va bene: però mi pare sia confermato che nessuno è perfetto, nemmeno la Cronometro. Cento chilometri di fuga su un percorso devastante non ci hanno confermato che Pogacar era stanco, tirato, in riserva. Ci hanno consegnato il Pogacar più grande di sempre. Delle due, l'una: o dire che La Cronometro Non Mente è una simpatica fesseria, oppure in quella crono ha mentito Teddy. Ha corso un Teddy certo inferiore a Remco nella specialità (da sempre), ma prima di tutto un Teddy che oltre quel traguardo ne vedeva già un altro, come poi s'è visto.
Tutto questo per dire cosa? Che magari, in sede di valutazione, la grande esaltazione di vedere Teddy tramortito deve essere un po' placata, perchè toglie lucidità e misura. Non ci sono più certezze: La Crono, almeno Quella Crono, può mentire. Basta un cannibale qualunque per svergognarla.