
Appuntamento con la storia: il campionato del mondo di ciclismo sbarca in Africa e quella di Kigali 2025 (dal 21 al 28 settembre) è una “prima assoluta” per il Continente, non a caso proposta nella Paese delle Cento Colline, che più di tutte catalizza passione attorno allo sport delle due ruote.
Aldo Peinetti, giornalista professionista e responsabile della redazione sportiva del settimanale locale torinese L’eco del Chisone, ha intercettato l’African Cycling quasi per caso, calandosi all’interno della macchina organizzativa del Tour du Rwanda grazie a contatti nati in occasione del doppio appuntamento del Tour de l’Avenir 2024 nelle valli del torinese.
A febbraio, in concomitanza con la principale corsa ciclistica africana, il sito/blog www.raggidafrica.it ha iniziato a popolarsi di contenuti, puntualmente riverberati anche da tuttobiciweb.
«Sarà il Mondiale di Tadej (Pogacar) e Remco (Evenepoel), di Pauline (Ferrand Prevot) e della nostra Elisa Longo Borghini. Eppure, accanto ai nomi dei campioni che campeggiano in modo cubitale sulla “locandina” della manifestazione c’è un’intera galassia continentale che converge su Kigali con ambizioni particolari. Il Rwanda non proporrà facili esotismi agli spettatori televisivi, o solo la visione di luoghi dal grande fascino paesaggistico: ha voluto fortemente questa rassegna iridata per mostrarsi al mondo, intercettando un duplice volano del ciclismo in termini di sviluppo economico e proiezione verso il futuro (ancor più importante in un Paese che balzò alla notorietà internazionale a causa del Genocidio patito nel 1994). La panoramica di fatti e vicende umane che verrà arricchita in presa diretta durante i Campionati non può essere onnicomprensiva. Ad esempio, in questi mesi, ha permesso di raccontare la storia di Adrien Niyonshuti, che oggi vive a Lucca ed è stato olimpionico a Londra. Il primo corridore professionista nella storia del Rwanda ed oggi tecnico del Benin grazie al ciclismo ha ritrovato speranza, dopo l’uccisione di suoi sei fratelli durante il Genocidio contro i tutsi».
E Peinetti poi aggiunge: «Una curiosità riguarda il tracciato, che proporrà tratti in pavè ed un muro fiammingo tra viali di palme e piante di banane - spiega dedicandosi alla propria disciplina sportiva d’elezione il curatore di www.raggidafrica.it, pronto a consegnarsi all’evento, come già avvenuto con il Tour du Rwanda, senza troppo delineare la rotta di viaggio -;: sarà un evento fabntastico, sono stimati per la prova professionistica 2 milioni di spettatori a bordo strada. Questo Mondiale offrirà da parte africana tante sfumature d’adesione, logiche ambizioni di questa o quella tra le oltre sessanta federazioni del Continente, primo tra tutti il Paese ospitante, riconoscendo al ciclismo eritreo il ruolo di leader indiscusso al maschile. Ci sarà pure l’uomo faro per tutta l’Africa, Biniam Girmay, malgrado il tracciato sia tutto fuorchè per velocisti».
E tra le donne?
«Al femminile, dopo aver fatto notizia per aver vestito la maglia gialla al Tour de France Femmes, Kimberley Le Court porterà le lillipuziane Mauritius nel ristretto novero delle favorite. Oltre i responsi sportivi, questo evento iridato rappresenta un vero punto di svolta, promuovendo la mobilità a due ruote – e la pratica giovanile - laddove possedere una bici è spesso condizione non scontata, per effettuare spostamenti quotidiani verso scuola o nella vita lavorativa. Kigali 2025 nasce per creare un’eredità permanente e diffusa ad ogni stato africano, favorendo un’accelerazione del processo di globalizzazione intrapreso dall’Unione Ciclistica Internazionale. Premessa di tutto, anche in salsa equatoriale: l’inestimabile potenza del linguaggio universale della pedalata». Stasera si parte, l'avventura comincia!
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.