L'ORA DEL PASTO. CORINNA PEDALA, OSSERVA, DISEGNA, RACCONTA...

LIBRI | 15/09/2025 | 08:23
di Marco Pastonesi

Una bicicletta, con tre marce e buoni freni, in prestito. Un album da disegno e una penna in una piccola borsa ad armacollo. Pronti, via.


E’ il 1984. Corinna Sargood si trova in Puglia, nella penisola salentina, in una masseria. E da lì, su quella bici, comincia a pedalare, scoprire ed esplorare cave e muri a secco, pagghiari (case estive) e liame (tetti, terrazze), apiari e aie, cisterne e palmenti, palazzi e ville, e poi, con quella carta e penna, a disegnarli.


Nasce così un libriccino, intitolato “Rustic Structures – Relics and Remains – An Illustrated Notebook from Apulia”, che in italiano è diventato il chilometrico “Un tour in bicicletta di una famosa disegnatrice inglese alla scoperta del Salento – Resti e vestigia della civiltà contadina” (64 pagine, 10 euro), tradotto da Aldo Magagnino e pubblicato da Congedo Editore nel 2015 (e una copia è miracolosamente apparsa in un book crossing a Procida).

Sargood, pittrice e illustratrice, amica e collaboratrice della scrittrice e giornalista Angela Carter, descrive luoghi e spazi a parole e a disegni. “Ho pedalato attraverso boschi di pini dalla deliziosa fragranza, sobbalzando sugli aghi secchi, con la luce del sole che filtra, a chiazze, un verde trasparente”, “Il materiale fondamentale, il tufo, costituisce la loro stessa disciplina”, “Ho vagabondato nella macchia – campi sassosi sulla sommità del dirupo – in un caldo giorno d’autunno. Il timo e il rosmarino selvatici sono in fiore”, “In alcuni luoghi il fuoco ha percorso il terreno, bruciando rapidamente solo l’erba sottile e secca. Qualcuno ha battuto sulle fiamme con un ramo di lentisco e ora sui campi è rimasta una patina nera”.

E’ un viaggio romantico, una mappa sentimentale, una pedalata sorpresa, stupita, curiosa e anche ingenua, spesso allegra, a volte anche nostalgica. “Ho registrato ciò che resta di una civiltà rustica nei limiti concessi da un giro in bicicletta. Mentre con gioia ne disegnavo le strutture, era come se una melodia mi portasse indietro nel tempo, nella Magna Grecia”. Ma se il tempo è tiranno, ancora più tiranno è l’uomo, che tende più facilmente a distruggere che non a custodire. L’artista inglese lancia l’allarme: “Le autorità della Regione Puglia hanno appena scelto (1984) questi luoghi, metà selvaggi, metà coltivati, come sito di una centrale nucleare, incuranti del passato e del presente e imponendo agli abitanti un nuovo incubo”. Tranquilla, Corinna: almeno questo, non è accaduto.


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