
Come sempre, come avviene regolarmente con il Giro, anche alla fine del grande viaggio al seguito del Tour cala un velo di tristezza. Penso di interpretare anche il vostro pensiero, per noi che amiamo profondamente questo sport, ad ogni fine di viaggio, come in una bella vacanza, un velo di tristezza nel nostro cuore si annida.
È stato un bel Tour, molto bello, molto combattuto, molto duro e selettivo, disegnato per esaltare le doti del grande sfidante Jonas Vingegaard, per mettere un po’ di pepe in più, ma lo sloveno si è dimostrato non solo più forte, ma anche più pronto, più lucido, arrivo a dire nel finale anche più paziente. Insomma, più tutto.
Un Tour che poteva essere anche più bello se solo Jonas si fosse esaltato sulle Alpi, tradizionale terreno di caccia per il danese, ma così non è stato, non certo per colpa di qualcuno, ma solo per una condotta tattica scellerata nella tappa del Col de la Loze e per le gambe di cui il danese pensava di poter disporre nell’ultima settimana e che invece sono miseramente mancate.
Hanno criticato Tadej perché vinceva troppo, poi perché si è messo a controllare, poi perché non sorrideva, poi perché ha detto sono infreddolito e stanchino: ecco la differenza con il Giro. Un anno fa è venuto alla corsa rosa e l’ha vinta giocando e poi è andato sereno al Tour. Quest’anno, dopo un Tour massacrante, anche lo sloveno ha mostrato un limite e ora è più no che sì la sua partecipazione alla Vuelta. In questo sta tutta la differenza tra Giro e Tour: nel livello di competizione, di avversari, di medie al limite ogni giorno, alla faccia degli oltre 50 mila metri di dislivello. Ma passiamo alle pagelle finali delle squadre.
ALPECIN- DECEUNICK. 10. Erano venuti qui per dare battaglia e vincere tappe, vestire maglie gialle e, nonostante siano stati costretti a rinunciare quasi subito a Jasper Philipsen e poi a Mathieu Van der Poel (fin quando è stato in gara, semplicemente delizioso), si sono portati a casa tre tappe (Philipsen, MVdp e Groves) e cinque maglie gialle (4 con Mathieu e la prima con Jasper). Potevano fare qualcosa di più? Credo di no. Loro, a loro modo, hanno vinto il Tour.
INTERMARCHÈ-WANTY. 4. Tre piazzamenti in tutto il Tour con il solo Girmay. Troppo poco per un team che ci aveva abituato a ben altre prestazioni. Non a caso sono ultimi nella classifica a squadre.
UNO X MOBILITY. 9. Un 6° posto finale con Johannessen, undici piazzamenti nei dieci, una presenza sempre nel vivo della corsa, che li porta a vincere anche una tappa con Abrahansen. Un Tour da grande squadra.
TEAM TOTALENERGIES. 6. Alla fine, proprio alla fine, la bella storia di Jegat che acciuffa la 10a posizione nella classifica generale. Troppo poco per un team che ha grandi potenzialità e uno sponsor di livello assoluto. Quattro piazzamenti in tre settimane di corsa. Minimo sindacale.
TUDOR PROCYCLING TEAM. 6. Si danno da fare, lottano ogni giorno, si fanno vedere, sfiorano vittorie che mancano anche per poco. Raccolgono 12 piazzamenti, ma alla fine la classifica non riescono a farla e tappe non riescono a vincerne (Trentin ci ha provato anche oggi) e resta l’amarezza di aver fatto tanto e aver raccolto troppo poco.
GROUPAMA FDJ. 5,5. Un po’ Gregoire, un po’ Madouas, mai visto Guillaume Martin che arriva ad oltre un’ora. Nove piazzamenti nei dieci: la squadra aveva ben altri obiettivi.
TEAM VISMA LEASE A BIKE. 7. A livello di piazzamenti raccolti è la numero uno, visto che ne raccolgono 27. Vincono anche la classifica a squadre precedendo la Uae di oltre venti minuti, ma raccolgono solo due vittorie, una con il re del Giro Simon Yates e una, l'ultima, grazie al capolavoro di Van Aert sulla Butte de Montmartre. Il belga è riuscito a fare quello che il suo capitano Vingegaard non è mai riuscito a fare: staccare Pogacar. Vorrebbero spaccare il mondo, lo gridano, lo ripetono: lungo la valle verso Courchevel risuona ancora l’eco.
INEOS GRENADIERS. 6,5. Sette piazzamenti, due vittorie con un super Arensman, che arriva 12° nella generale e forse era proprio lui che meritava di chiudere le sue fatiche nella top ten. Erano venuti qui per fare classifica con Carlos Rodriguez: lasciamo perdere.
UAE TEAM EMIRATES XRG. 10. Erano venuti qui per vincere il Tour e lo vincono. Basterebbe questo, ma ci aggiungono una maglia a pois sempre con Pogacar, più cinque tappe (4 con Tadej e una con Wellens). In totale ventidue piazzamenti e un secondo posto nella classifica dei team. Se ci fosse stato Almeida, stratosferico nella prima settimana, i giochi forse sarebbero stati più facili. Wellens si fa in due, Adam Yates vale la metà.
TEAM PICNIC POSTNL. 10. Per me questo team rinnovato pieno zeppo di giovani è la grande sorpresa. Tredici piazzamenti nei dieci: bravissimi tutti, con un Onley da seguire e coccolare come pochi. Portatelo al Giro, please.
DECATHLON AG2R LA MONDIALE. 6,5. Quinto posto finale con l’austriaco Felix Gall, l’incassatore più bravo di tutti. Provano a correre da squadra, ma c’è da crescere ancora parecchio. Il budget è da grande squadra, ma occorrono corridori.
ARKEA B&B HOTELS. 8. Partono con la certezza di non avere un futuro, per via degli sponsor che se ne vogliono andare. Loro si mettono a pedalare come se non ci fosse un domani, difatti non c’è, e arrivano a Parigi con Vauquelin al 7° posto, una serie di piazzamenti (9) che li pone come uno dei team più attivi e convincenti: forse un futuro se lo meriterebbero anche.
XDS ASTANA. 5,5. Fanno qualcosa i nostri Davide Ballerini (ottimo secondo oggi, piazzamento al quale si unisce il nono posto di Teunissen) e Simone Velasco, per il resto tanto mulinare controvento.
LOTTO. 4. Vengono soprattutto per raccogliere qualcosa, almeno una tappa. Fanno sei piazzamenti nei dieci.
SOUDAL QUICK-STEP. 8. Devono rinunciare al loro big, Remco Evenepoel che è costretto al ritiro quando era 3° nella generale. Però fanno la loro più che buona figura. Sempre proattivi, nel vivo di ogni azione, portano a casa la bellezza di quattro tappe con Merlier (2), Evenepoel e Valentin Paret-Peintre. Hanno perso il Tour? Si, ma se tutte le sconfitte sono così…
LIDL TREK. 8. La delusione è per la generale, per via di uno Skjelmose non responsive. Nove piazzamenti, due vittorie di tappa con Milan che porta sul podio di Parigi la maglia verde. Il Milan di Allegri è tornato a vincere, il Milan della Lidl-Trek è felice.
BAHRAIN VICTORIOUS. 5. Di Buitrago non parliamo, per il resto 7 piazzamenti, qualche giorno in maglia a pois con Lenny Martinez e alla fine un bottino magro magro, che il terzo posto di Mohoric a Parigi non riesce proprio a salvare.
ISRAEL PREMIER TECH. 4. Quattro i piazzamenti arricchiti da una povertà di iniziativa.
RED BULL BORA HANSGROHE. 7. Alla fine salgono sul podio con Lipowitz e il vecchio Roglic si piazza all’8° posto. Per un team così ambizioso, così strutturato è chiaro che non è il massimo, ma solo un punto di partenza.
MOVISTAR TEAM. 5. Cinque piazzamenti cinque, con un Enric Mas che è simbolo di una semi disfatta.
TEAM JAYCO ALULA. 6. Potrebbero anche godere di una top ten, che inspiegabilmente si fanno scippare al penultimo atto. Sei piazzamenti, una bella vittoria di tappa nel tappone alpino con O’Connor che alla fine commette un’ingenuità della quale non posso che tenere conto.
EF EDUCATION EASYPOST. 7. Otto piazzamenti, una vittoria e due giorni in giallo con Ben Healy, con un 9° posto finale che poteva essere anche meglio se solo questo ragazzo imparasse a gestire un po’ meglio le proprie energie (a proposito: è lui il supercombattivo della corsa). Comprendo lo staff tecnico americano e il bravissimo Charlie Wegelius: non deve essere facile domare l’estro dell’irlandese.
COFIDIS. 4. Due piazzamenti: 7° posto con Coquard nell’8° tappa, 10° con Teuns sotto la pioggia di Parigi, poi più nulla. Urge fare qualche riflessione.