
Sesta tappa del Giro d'Italia Women, la Bellaria / Igea Marina – Terre Roveresche di 145 km. Una frazioen lunga e mossa, adattissima alle fughe, la carovana pedalerà tra Emilia Romagna e Marche e ci sarà anche uno sconfinamento nella Repubblica di San Marino dopo una trentina di chilometri con tanto di gpm di seconda categoria.
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Dopo un tratto di discesa inizierà una serie di strappi che animeranno la corsa fino al traguardo che è leggermente in salita: si toccano Mondaino, Monteciccardo e Beato Sante, si passa da Cartoceto, Saltara e altri strappi prima della salita finale che porta all’arrivo. Diversi saliscendi negli ultimi 3 km con anche pendenze fino al 7% e con pochi cambiamenti di direzione. Sulla carta è una giornata perfetta per le fughe, il gruppo potrebbe lasciar fare in vista delle due impegnative giornate finali, ma sarà realmente così?
TERRITORIO. L’adrenalinica cavalcata tra i colli dell’Emilia Romagna e delle Marche metterà a dura prova le atlete del Giro Women, che non potranno distrarsi neppure per un attimo. Ben diverso, per fortuna, potrà essere la giornata per chi la corsa la segue dall’esterno, che strada facendo avrà tante occasioni per sorprendersi.
L’antico borgo marinaro di Bellaria-Igea Marina, sede di partenza della tappa, pur profondamente cambiato conserva l’originario fascino nella Borgata Vecchia tra le cui vie sono stati in tempi recenti dipinti colorati murales e installate opere scultoree che ne fanno una vera e propria “galleria d’arte a cielo aperto”. Per sgranchirsi le gambe si va al Parco del Gelso uno dei parchi urbani più grandi della Costa adriatica. Oppure si approfitta dei Sentieri dell’Uso, una pista ciclo-pedonale di 10 km lungo il fiume Uso, che raggiunge San Mauro Pascoli, dove si rispolverano ricordi scolastici visitando la casa natale del grande poeta oggi trasformata in museo.
Poco più in là, il borgo medievale di Santarcangelo di Romagna affascina per le atmosfere d’antan che avvolgono chi si inoltra tra vicoli e piazzetta del centro storico. Il viaggio nel Medioevo continua a San Marino con le sue torri che appaiono da lontano offrendo un colpo d’occhio con pochi uguali. La Prima Torre (Guaita) e la Seconda (Cesta) sono visitabili, mentre la Terza Torre (Montale) non è aperta al pubblico. Il museo delle armi antiche, allestito nella Seconda Torre presenta oltre mille esemplari di armi storiche da quelle bianche a quelle da fuoco e si aggiungono alcune curiosità tra cui il fantasioso pugnale-pistola (forse il pezzo più ardito) risalente al 1730, le spade a due mani e i fucili con doppi grilletti e canne
La Rocca Malatestiana di Montefiore Conca, anch’essa visibile da molto lontano, è il faro che porta alla scoperta di un borgo fortificato di rara bellezza dove è piacevole passeggiare sposando la storia del paese con il magnifico colpo d’occhio che va dalle colline circostanti fino alle spiagge dell’Adriatico. Poco prima di salutare le terre della Romagna si sosta a Mondaino, un altro caposaldo fortificato dei Malatesta, ma che lascia il segno anche con la singolare Piazza Maggiore dalla forma semicircolare definita dal porticato neoclassico, che proprio per il suo aspetto è definita affettuosamente dagli abitanti “Piazza padella”
Ormai nelle Marche, ecco Mondavio, uno dei “Borghi più belli d’Italia” con la splendida Rocca che nel ‘400 rivoluzionò i concetti dell’arte militare e al cui interno si ammirano arredi originali e ben due musei dedicati alle arti militaresche
Gran finale nelle “Terre Roveresche”, territori della provincia di Pesaro dove la tradizione sopravvive e viene valorizzata come patrimonio fondamentale da chi la vive. Gli antichi castelli svettano dalla cima delle colline che disegnano il profilo sinuoso del tipico panorama marchigiano, nascondendo tra le viuzze strette gioielli unici di grande valore storico e artistico.
La linea del traguardo di giornata è posta sulla cima del colle di Orciano di Pesaro, su cui svettano le sagome della Torre civica e della Torre Malatestiana (1348). Da vedere anche il Museo della Corda e del Mattone, dedicato alla lavorazione della canapa grezza per la produzione di cordame e dei manufatti prodotti con la terra, il fuoco e l’acqua nell’antica fornace di laterizi.
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