
Zitto zitto, Thomas Pesenti è sempre lì. Oggi è arrivato un podio Tricolore che ne conferma forza e brillantezza. Gli è mancato solo quel quid in più in volata per coronare il sogno di portarsi a casa la maglia Tricolore.
«Quando sei lì punti naturalmente al Tricolore, non posso essere del tutto soddisfatto ma la prestazione è stata ottima - ammette il corridore emiliano -. È brutto dirlo, ma in questa corsa ci si ricorda solo del primo. Dopo 230 km contano le gambe e sapevo che sui sampietrini si poteva fare la differenza, ma quando son partiti Covi e Conca ho visto che ne avevano di più. L’anno scorso ero rimasto fermo e son finito tagliato fuori, così quest’anno sapevo di dover restare nel vivo dell’azione, quando è scoppiata la bagarre ero lì e sono riuscito a rimanere agganciato ai vari gruppetti che si sono formati. È una corsa caotica, non sempre vince il più forte ma quello che gestisce e interpreta meglio la corsa, quindi complimenti a Conca».
Pesenti è l’emblema della passione e della testardaggine, perché da diversi anni ruota attorno al professionismo, prima con la Beltrami, poi con il JCL Team Ukyo e ora con il team development della Soudal-QuickStep. In un ciclismo che guarda solo ai giovanissimi, lui di anni ne ha 25, ma non vederlo presto tra i professionisti sarebbe l’ennesimo segnale che qualcosa non funziona, come ci ha insegnato oggi Conca.
«Speriamo che questo piazzamento mi aiuti a fare quell’ultimo passo che mi manca. Portare una maglia tricolore alla Soudal sarebbe stato fantastico. Ma bisogna crederci, continuare a lavorare, dimostrare con le prestazione quello che so fare. Quando lavori bene sono convinto che qualcosa di buono viene fuori» ha concluso Thomas.