
Forse è il caso di sedersi a un tavolo e provare a mettere assieme dei pensieri, perché le parole oggi stanno a zero. Sia ben chiaro, Filippo Conca è il degno campione d’Italia, non ha rubato nulla. Quella maglia tricolore, benedetta e storica, che un significato per me per noi per voi ce l’ha ancora, se l’è sudata. Ci ha messo l’anima, ci ha messo tutto se stesso e se l’è portata a casa e la vestirà per un anno intero, non si sa in che corse, in quali occasioni, ma questo poco importa.
Forse è il caso di sedersi a un tavolo, con qualche sedia, per provare a guardarsi negli occhi, dal presidente federale Cordiano Dagnoni a quello di Lega Roberto Pella: basta superlativi e pacche sulle spalle, viva tutti e viva il ciclismo italiano, la misura è colma, il fondo è stato toccato. Si tocca il fondo in un “tricolore” che si corre in Friuli e si fa di tutto per fare un “assoluto” come se a correrlo fosse ancora Paolo Bettini mortificando così un Jonathan Milan (se fossi stato in lui e in Ganna me ne sarei stato a casa) che fa una corsa di livello assoluto, spalleggiato da due giganti di nome Jacopo Mosca e Simone Consonni, che fanno tutto il possibile per non far precipitare Jonny negli abissi.
Il Nostro dimostra solidità e condizione, ma su quegli strappi di San Floriano del Collio va in difficoltà, soffre troppo, il prezzo da pagare è alto anche per un gigante come lui, anche se poi il friulano della Lidl-Trek la sconfitta la contiene con orgoglio. Ma oggi non è Milan a perdere, non è Conca a vincere, è il ciclismo italiano che perde su tutta la linea, un ciclismo che forse dovrebbe riflettere, guardare in faccia la realtà, dopo aver subito una lezione così: messo alla frutta da una squadra “elite-under 23”, diciamo amatoriale nata da un blog, che impartisce a tutti una lezione di ciclismo senza se e senza ma.
Una maglia pulita, bianca e pura come la Swatt Club, formazione composta da atleti che il ciclismo ha accantonato, respinto e messo in soffitta e oggi se li è visti tutti lì a dettare legge. Una squadra fatta di isolati, che oggi ha mostrato in diretta la sua forza e la forza di un movimento che non c’è più. C’è qualcosa che non torna in questa domenica torrida d’inizio estate che per il nostro movimento sa di fine.