
Christian SCARONI. 10. Si prende quello che Lorenzo gli lascia, e fa bene. Sono entrambi giganti oggi i due ragazzi della XDS Astana. Tappa tutta all’attacco, in una frazione che esalta chi osa, chi ha coraggio, chi ha fame di vittoria.
E l’Italia del pedale vuole tornare a festeggiare. Christian divora la strada e va a cogliere la quarta vittoria stagionale, la sesta in carriera. Salto di qualità, che lo porta in una nuova dimensione. Dopo aver rischiato di lasciare il ciclismo, per una gestione a dir poco scellerata da parte dell’Uci della questione Russia-Ucraina, Christian ritrova il sorriso. Soprattutto, lui che faceva parte della Gazprom di Renat Kamidulin, e si è trovato come i suoi compagni all’improvviso senza squadra, trova chi investe su di lui. Cara grazia che c’è chi ha occhi e valuta questo ragazzo una pietra preziosa da sgrezzare: gli Astana lo valorizzano, lui porta valore.
Lorenzo FORTUNATO. 10 e lode. Generoso e solare. La lode è per la generosità e la lealtà nei confronti di Scaroni. Non sarà un fuoriclasse, ma sta diventando un corridore di livello assoluto. Lo dimostra oggi, con una condotta di gara di rara intelligenza tattica. Fa incetta di punti per la classifica azzurra degli scalatori, e alla fine si pone una pedalata dietro al suo amico, che ne aveva bisogno. Ora nella classifica dei grimpeur ha 319 punti, contro i 125 di Scaroni. Non è fatta, ma è molto vicino.
Giulio PELLIZZARI. 10. È il corridore della speranza italiana nei Grandi Giri: su questo, mi sembra che non ci siano dubbi. Ha doti fisiche e testa. Lucidità e follia. Ha tutto per inserirsi nel contesto di questa “nouvelle vague” di giovani fenomeni, che non hanno paura di perdere, che non hanno timore ad esporsi e prendersi responsabilità. Non conta le pedalate, ma da oggi conterà sempre di più, anche all’interno della Red Bull.
Richard CARAPAZ. 9. Nella caduta di Roglic finisce anche lui, ma non riporta alcun danno. Anzi, l’ecuadoriano ha voglia di far saltare il banco e mette tutti alla frusta come è solito fare. Guadagna su tutti i diretti avversari, risale la classifica come una “locomotora del Carchi”. Quando scatta è uno spettacolo: si butta tutto alla sua destra per non dare punti di appoggio e va. Li lascia tutti lì, e c’è da credere che non abbia dato tutto: è solo all’inizio.
Derek GEE. 8. Il canadese è pazzesco: inizio del Giro al rallentatore, adesso è in corsia di sorpasso. Corridore di talento assoluto.
Jefferson CEPEDA. 6,5. Il 29enne ecuadoriano ha la possibilità di portare a casa un grande risultato, ma le sue velleità restano tali.
Michael STORER. 7. È probabile che abbia sentito aria di casa, in quel Trentino che l’ha premiato con la maglia del Tota. Lotta e risale in classifica. L’australiano recupera cinque posizioni: canguro.
Simon YATES. 6,5. Prova a fare la differenza e qualcosa porta a casa. Non è molto, ma per oggi va bene così.
Egan BERNAL. 6,5. Finisce gambe per aria in un tratto di strada asciutto e bello dritto. Il problema è dato da una mantellina che gli entra nei raggi e lo butta in terra. Il colombiano fa tutto con calma: guarda la bicicletta, sistema la catena e riparte con la stessa Pinarello. Nel finale soffre, ma resiste.
Damiano CARUSO. 7. Doveva scortare Tiberi, alla fine si trova a dover fare lui la classifica, come spesso gli è capitato in carriera. Usato sicuro.
Isaac DEL TORO. 5,5. Per la resistenza e la gestione dello stato di crisi meriterebbe un 8, ma è anche vero che perde terreno prezioso, anche se il Giro non è ancora perso.
Antonio TIBERI. 5. È probabile che qualcosa non vada, che non sia al top, ma quella di oggi è una brutta battuta d’arresto.
Davide PIGANZOLI. 5,5. Sempre lontano dal vivo della corsa, recupera posizioni nella generale, ma da un ragazzo del suo talento vorremmo vedere qualcosa di più e forse di diverso.
Juan AYUSO. 4. Va in ebollizione e salta letteralmente per aria. Era il vero rivale di Roglic: fanno quasi la stessa fine. Modi diversi di cadere: dal piedistallo.
Primoz ROGLIC. 17. Piove sul bagnato. Già era ammaccato e dolorante, pieno di dubbi e fantasmi. Una caduta lo taglia nuovamente fuori e a questo punto, vista la condizione non ottimale, si ferma.