CARO CRISTIANO, SU MARCO PANTANI TI SBAGLI

TUTTOBICI | 27/01/2024 | 09:40
di Pier Augusto Stagi

Non ho intenzione di ricorrere al politicamente corretto, anche perché cerco semplicemente di scrivere correttamente i pochi concetti che ho in mente di esporvi. Chiaro che ho ben presente di cosa siano l’inclusione e le pari opportunità, tuttoBICI da sempre non ha mandato alle stampe un solo numero senza almeno un articolo dedicato al ciclismo femminile e, se me lo concedete senza essere tacciati di presunzione, abbiamo anche il merito di essere stati i primi a dedicare alle ragazze delle copertine. Detto questo, non ricorrerò all’uso dello schwa, quell’elemento consonantico trascritto con Ə per non utilizzare il maschile o il femminile per aggettivi, sostantivi, pronomi senza inclusività nei confronti di chi non si riconosce in uno dei due generi.


Voglio piuttosto complimentarmi con gli amici di Rcs Sport, con Paolo Bellino e Mauro Vegni, forse ancor più con la signora Giusy Virelli, project manager del Giro Women, da anni figura di raccordo fondamentale dello staff del più grande player organizzativo italiano. Se gli uomini hanno dal 1965 la Cima Coppi, la vetta più alta del Giro dedicata al Campionissimo, da quest’anno le donne avranno la Cima Alfonsina Strada, a 100 anni da quel 1924 in cui questa ragazza emiliana-milanese (riposa a Cusano Milanino, a pochi metri da un altro grandissimo del ciclismo, il costruttore Ugo De Rosa) corse e concluse fuori tempo massimo il Giro maschile di quell’anno grazie all’invito dell’allora direttore della Gazzetta, Emilio Colombo (1921-1936).


La cima più alta del Giro Women sarà il Blockhaus. Sì, il Blockhaus di Eddy Merckx, che qui vinse nel 1967 la sua prima tappa al Giro. Sarà scalato due volte, in una tappa da 3600 metri di dislivello e questa sarà, appunto, la cima Alfonsina Strada. Da Brescia all’Aquila, dal 7 al 14 luglio, otto tappe, 856 chilometri e 11.950 metri di dislivello. Si parte con una cronometro non breve, 14 km, si arriverà in Abruzzo. La regione che ha ospitato la Grande Partenza del Giro 2023 con la crono sulla ciclabile Costa dei Trabocchi.
Un Giro a tinte rosa Gazzetta, un Giro Women in nome di Alfonsa Rosa Maria Morini in Strada e qui sta il punto. Il cognome passato alla storia, come normale, come da uso fino a poco tempo fa, è quello del marito. Ma a questo punto, senza ricorrere ad asterischi o cancelletti, “schwa” o altri elementi consonantici trascrivibili con Ə, inviterei tutti a ribattezzare la Cima Alfonsina con il cognome da signorina, quindi Morini. Dettagli? Quanto un elemento consonantico trascrivibile con la Ə.

CARO CRISTIANO TI SBAGLI. Così parlò Lance Armstrong, il dannato, il signore di tutti i dannati: «Sono errori miei. Sono qui per dire che mi dispiace. È tutta colpa mia. Ho trascorso il resto della mia vita cercando di riconquistare la fiducia delle persone». Così parlò Armstrong e così scrive in questo numero di tuttoBICI il nostro Cristiano Gatti, come avete letto ieri. Scrive di un Armstrong dannato ma capace di ammettere i propri errori, le proprie malefatte, rispetto ad altri, a Ullrich per esempio o al nostro Marco Pantani. «Non è andata così. Armstrong e Pantani hanno scelto due modi diversi, due modi opposti, di uscirne – scrive Cristiano -. Perchè Marco ha scelto il modo suo, fino al disastro totale? Non so dire, nessuno è giudice».

È chiaro che anche il sottoscritto non ha i requisiti e la statura per ergersi a giudice, ma molto sommessamente penso di poter dire che la storia di Armstrong non è assolutamente sovrapponibile a quella di Marco o di qualsiasi altro corridore beccato con le mani nella marmellata. L’ho scritto in più di un’occasione e colgo l’occasione per ripeterlo: se non ci fosse stata la magistratura ordinaria americana, il texano sarebbe non solo a capo del ciclismo, ma forse oggi l’avremmo o l’avremmo già avuto anche alla Casa Bianca. Marco Pantani ha sempre avuto un convincimento: che l’americano godesse di impunità incondizionata da parte delle autorità sportive del ciclismo. Di qualcosa che nessun corridore al mondo, dopato o no, poteva permettersi. Si era fatto persuaso ed è morto con questo convincimento: aveva ragione.

Armstrong ha avuto protezioni da parte dell’Uci e dell’Aso, gli organizzatori del ciclismo mondiale e del Tour. Fin quando ha corso, il texano ha fatto quello che ha voluto, poi si è trovato alle calcagna giornalisti investigatori come David Walsh, reporter irlandese del "Sunday Times" che ha scoperchiato il vaso di Pandora. Interrogatori, confessioni da parte di tutto lo staff e compagni di squadra dell’americano, poi il capitolo finale: l’intervista del 2013 rilasciata dal texano in diretta mondiale a Oprah Winfrey. In questi giorni Lance è tornato a parlare, dopo il docufilm su Jan Ullrich. «Con Pantani e Ullrich siamo stati i migliori di una generazione di merda». Per poi continuare: «Ullrich, io e Pantani siamo stati trattati diversamente». La verità è che l’unico ad essere stato trattato diversamente e aver trattato diversamente gli altri è solo lui, padre e padrone di un sistema basato sul malaffare.

L’aveva fatta franca, ma non aveva fatto i conti con la giustizia ordinaria americana, perché per quella sportiva mondiale era semplicemente un modello. Oggi assistiamo alla sua verità: tutti facevamo tutto. E così vuole prendersi la scena come esempio di leali scorrettezze. Io continuo a considerarlo il più grande inganno dello sport mondiale. Simbolo del malaffare e dell’arroganza. Oggi lui ammette ciò che non era più possibile negare, Pantani non ha potuto, perché è morto con quell’insana convinzione complottista che Armstrong praticasse lo stesso sport solo con altre regole: era così.

P.S. Certo che sapere mamma Tonina presente alla proiezione del docufilm dedicato a Jan Ullrich in quel di Berlino non è stato il massimo. Che almeno, da oggi, termino tutte le teorie sui complotti.

Editorale da tuttoBICI di gennaio

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COMMENTI
Non corretto
27 gennaio 2024 09:56 Cicorececconi
Pantani utilizzo' le regole che erano in voga in quegli anni. Era cosi https://sport.sky.it/ciclismo/2013/07/24/tour_de_france_1998_doping_ciclismo

Armstrong
27 gennaio 2024 10:36 Panassa
Brutto momento quello di armstrong per il ciclismo. Davvero brutto. Armstrong è uno che dalla vita non ha mai imparato niente. Ma proprio niente. E mai imparerà!!!

Come ho scritto ieri
27 gennaio 2024 15:03 Arrivo1991
Bisognerebbe dire grazie a chi prima tratto' Marco da eroe, salvo poi dargli addosso. E i nomi,soprattutto della stampa, sono proprio noti ( basta cercare in rete i firmatari di certi articoli ). Pantani era parte del sistema, di quel sistema. Inutile negarlo. Fece ne' piu' ne' meno quello che facevano gli altri. Pago' a caro prezzo una fragilita' che molti non avevano capito

Periodo pessimo per il ciclismo
27 gennaio 2024 18:21 59LUIGIB
Quegli sciagurati anni furono pessimi per il movimento ciclistico che a causa di dirigenti"Distratti" venne adittato come un mondo tossico, poi ci sono stati corridori che oltre a godere di particolari protezioni usavano anche in gara veri e propri metodi Mafiosi basti ricordare gli episodi in cui Armstrong fece la"guerra al poveroSimeoni colpevole a suo dire di aver pubblicamente raccontato dell frequentazioni da parte i Armstron di alcuni Alchimisti e strgoni che allora andavano per la maggiore. Speriamo che finalmente certi metodi siano combattuti e qui personaggi cacciati con ignominia per il bene del ciclismo e dello sport.

Periodo pessimo per tutto lo sport
28 gennaio 2024 19:10 marco1970
Finì il ciclismo nell'occhio del ciclone perchè in quello sport qualche controllo si faceva,e se si cerca qualcosa si trova.Gli altri sport,presuntamente puliti erano tali perchè non si cercava?

X59LUIGIB e considerazioni un pò fuori dal coro
28 gennaio 2024 21:49 italia
“Speriamo che finalmente certi metodi siano combattuti e quei personaggi cacciati con ignonomia per il bene del ciclismo e dello sport”.
Esprimo una semplice constatazione: ci sono sport in Italia che per mezzo secolo non hanno ottenuto un successo, nè vinto la vice coppetta vicaria della sotto parrocchia e poi all’improvviso …..spuntano dei campioni e supercampioni osannati dai mass media in maniera pervasiva: mi sorge un lievissimo, leggerissimo sospetto.
OhLUIGIB ti faccio una domanda semplice, elementare, lapalissiana, essenziale; metti caso, ma per pura speculazione esegetica esente da qualsiasi risvolto concreto e nessun riferimento a chicchesia, che questi scienziati o i loro discepoli o successori ( e non stregoni terminologia usata nel ciclismo) rivolgessero le loro pratiche, i loro servigi ad altri SPORT facendoli vincere strabilianti medaglie, tornei, gare e i mass media attribuissero valore quasi come nel calcio; i dirigenti, gli sportivi di questi sport avessero contezza che qualcosa non quadra, c’è qualcosa di insolito, secondo la tua opinione:

A) si terrebbero il successo, il trionfo, la popolarità, sponsor che si accalcano ….. fregandosi del come si sono ottenuti i successi
o
B) come nel ciclismo “i metodi siano combattuti e quei personaggi cacciati con ignonomia per il bene del ciclismo e dello sport” con la conseguenza di non vincere un tubo, la ricerca dello sponsor sempre piu problematica per ottenere qualche notizia sul ciclismo si deve vedere la trasmissione “Chi l’ha visto?” e si attuerebbero controlli antidoping dove devi informare l’autorità anche se vai a comprare dei calzetti per sostituirli con quelli bucati ! E poi facendo i controlli così stretti prima o poi trovi qualcuno che ha preso un oscuro integratore che è una delle mille sostanze doping e subito i telegiornali ne diano clamorosa notizia!

Concludendo penso che la lotta al doping deve essere combattuta in maniera identica, con le stesse norme da tutti gli sport per evitare la distinzione tra FESSI E BIRBI che non è soltanto teorica legata ai principi di valenza culturale, sociale ma bensì pratica .. perché in questo mondo chi è fesso non ha una aspettativa di agiata. bella vita (guardate il ciclismo come è stato ridotto dalla fessagine dei propri dirigenti ….)
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