L'ORA DEL PASTO. LOMBROSO E I BENI DEL BICICLO

LIBRI | 05/01/2024 | 08:06
di Marco Pastonesi

Attenzione ai maschi, attenzione ai maschi fra i 15 e i 25 anni, ai maschi sfaccendati fra i 15 e i 25 anni, attenzione ai maschi agili e sfaccendati fra i 15 e i 25 anni, attenzione ai maschi agili e sfaccendati fra i 15 e i 25 anni soprattutto quando cercano di superare gli altri senza avere veri meriti, attenzione ai maschi agili e sfaccendati fra i 15 e i 25 anni soprattutto quando cercano di superare gli altri senza avere veri meriti e provano a farlo in bicicletta. Ecco i più inclini a diventare criminali.


Marco Ezechia detto Cesare Lombroso. Medico, antropologo, filosofo, criminologo. Le sue teorie sulla criminalità, superate, che però nell’Ottocento sembravano insuperabili, si basavano sulla nascita, sulla ereditarietà, addirittura sui tratti somatici delle persone. La bicicletta ne moltiplicava le potenzialità fino a causare furti, truffe, lesioni e delitti. “Ciò può spiegarsi per molti modi – scriveva Lombroso -: per la enorme diffusione di questo meccanismo, non solo come mezzo di trasporto e di sollazzo, ma anche come amminicolo di guadagno nei record e nelle rivendite; come occasione di maggiori rapporti ed attriti fra gli uomini, il che ho dimostrato nel mio ‘Uomo delinquente’ accrescere sempre il delitto…”.


“Il ciclismo nel delitto” di Lombroso era stato ripubblicato da Ciclobby di Milano con Franco Sciardelli editore nel 1988 e una copia del libriccino, tirato in 130 esemplari numerati e impreziosito dalle incisioni originali di Alberto Manfredi, è stato donato dall’avvocato Carmine Castellano, già valoroso patron del Giro d’Italia, alla Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza. Un’occasione per leggere le parole di Lombroso e non limitarsi a ribadire, ma solo per sentito dire, dei suoi moniti contro il “biciclo, sia come causa che come stromento del crimine”.

La parte più interessante del breve trattato lombrosiano non si riferisce però ai capi di accusa contro la bicicletta, ma ai suoi vantaggi, “quelli del benessere e della civiltà”, perché “diminuì l’isolamento dei piccoli centri, mise la campagna a pochi minuti di distanza dalle abitazioni e dalle capitali, fu alleato nelle votazioni ai partiti politici più evoluti e che perciò sanno servirsi dei mezzi più moderni di lotta”.

Lombroso – ed è la parte meno diffusa, meno raccontata - sottolinea quanto il biciclo avesse giovato al “benessere degli infelici: in Inghilterra, per esempio, una delle più belle applicazioni del biciclo a scopo di igiene e carità insieme è il tandem costrutto pei ciechi del Reale Collegio di Upper Norwod che permette a dodici ciechi uniti insieme, e guidati da uno che ci vede, di godere l’aria aperta ed il moto” e “i Boeri se ne servono pel trasporto dei feriti”. E ancora: “Il tandem usato dallo Stato dell’Ohio specialmente ad Alaeton per trasportare criminali; i due sedili estremi sono occupati da policemens, mentre l’arrestato è nel mezzo, coi piedi e mani legati così da impedirne la fuga e i movimenti”.

Più ne scrive, Lombroso, più si appassiona al “nuovo meccanismo” che “entra nei congegni della vita umana”: “il biciclo promette di migliorare sostanzialmente la nostra razza”, “ha poi raddoppiato le gioie più oneste e le fonti del benessere”, “e siccome l’uomo è tanto più buono quanto più è sano, così indirettamente ha poi diminuito alcune delle sorgenti della criminalità e della pazzia”. Lo può testimoniare anche lui: “nelle strade più battute dal ciclista, molte osterie si sono cambiate in rivendite di acque gazose e sciroppi e caffè” e “ho veduto forme gravissime di nevrastenie e melanconie mitigarsi sotto questo meraviglioso strumento”.

Insomma, se c’è un sostenitore della bici, quello è proprio Lombroso. Che conclude: “Per uno o due mali che il biciclo ci provoca, saranno dieci i beni che ci recherà in dono”.

 

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COMMENTI
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6 gennaio 2024 00:02 Miguelon
Ma Lombroso ha proprio il cranio da ciclista!

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