
La famiglia del ciclismo romagnolo piange la perdita di una delle sue più autentiche e amate figure: Roberto Sancisi, figura emblematica negli anni Ottanta e Novanta come direttore di corsa, fondatore di società, organizzatore e per diverso tempo presidente del Comitato provinciale di Forlì, che allora incorporava anche il territorio riminese. E’ accaduto lunedì 24 ottobre a Rimini nel modo più tragico: uno scontro in auto contro una ruspa uscita dal cantiere della costruenda rotonda tra la Statale Adriatica e lo stradone di San Marino. Nato e vissuto a Santarcangelo di Romagna, a 78 anni lascia la moglie e due figli.
Forte lo sconcerto e il dolore di quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo apprezzandone le doti umane e sportive, che gli amici più stretti, vogliono oggi ricordare prendendo a prestito le parole che Silvano Antonelli gli ha dedicato nel libro “Ciclismo in Sicurezza”: «Nel corso degli anni mi è capitato di ricevere attestazioni di stima accompagnate da piccoli premi. Tra questi, quello a cui sono maggiormente affezionato è un quadro regalatomi l’8 luglio del 1990 dal presidente del Comitato Provinciale di Forlì, Roberto Sancisi, in occasione del 3° Trofeo Festa dello Sport di Poggio Berni. Non solo perché è stato il primo, ma soprattutto perché mi è stato donato da una persona umanamente e sportivamente splendida: sempre un passo indietro per dare visibilità agli altri, sempre un passo avanti agli altri per coinvolgerli a lavorare per il ciclismo. Una di quelle persone che non hanno certo fatto la storia del ciclismo, ma che sono una parte importante nella pratica di quei valori e di quelle sensibilità che mi hanno personalmente, anche affettivamente, legato allo sport della bici».
CHI E' ROBERTO SANCISI. Grazie ai ricordi dell’inseparabile amico Tonino Pasini, compagno di giochi, di lavoro, di ciclismo e di vita, di Roberto Sancisi possiamo ricostruire un breve tratto della sua biografia personale. Nasce il 23.4.44 a Montalbano di Santarcangelo di Romagna, piccola frazione attraversata dalla Provinciale 11, frequentatissima dai cicloamatori per la sua accettabile pendenza verso Borghi. Affascinato dal ciclismo gareggia fino alla categoria Allievi nella Gambettolese, poi nella Renato Serra di Cesena, per concludere qualche anno dopo da Dilettante nella Tosoni di Forlì. Mai vinto una corsa ed una sola volta 2° da Allievo in una gara nel cesenate.
I risultati sportivi non gli danno da mangiare, cosicché, tanto per rimanere a cavallo di una bici, scegli di diventare sostituto postino prendendo il posto del babbo e di quello che ancora prima era stato del nonno. Si, una volta usava così. Fino a quando non sono stati introdotto i bandi di concorso, dove Roberto, in questo caso vincendo, diventa nel 1972 postino effettivo, di ruolo come si direbbe oggi, fino a quando non è andato in pensione nel 1995.
Nei primi anni da postino la voglia di correre però non gli passa, e poiché il tempo per allenarsi era poco, molti ricordano ancora quel giovane ciclista che si allenava dopo il tramonto, più buio che quasi buio, aiutato da una lampada a pila fissata col nastro sul manubrio.
Gli anni passano, ma l’amore per il ciclismo quello mai! Ecco allora che Roberto a cavallo degli anni 70/80 decide di fondare la Sc AEO Lombardi-Santarcangelo, presieduta dal cognato Carlo Lombardi, sponsor e titolare del supermercato AEO che gestiva insieme ai fratelli e alla sorella Carla moglie di Roberto Sancisi.
Tutto “fatto in casa”, con serietà e semplicità, dove gareggeranno pure i figli Stefano e Roberto fino alla categoria Allievi. Una società in ogni caso a quel tempo molto apprezzata per la possibilità data a molti ciclisti locali di gareggiare senza allontanarsi dal territorio di origine, con anche discreto successo, fino a conseguire un apprezzabile numero di vittorie. Società poi andata disciolta con la scelta di lasciare spazio alla costituenda Sc Poggiobernese.
Siamo alla fine degli anni 80 quando Roberto Sancisi, vista la sua saggezza, serietà e capacità, viene individuato e alla fine quasi “prelevato” per essere eletto presidente del Comitato Provinciale FCI di Forlì, che allora comprendeva anche il territorio di Rimini, praticamente il presidente della Romagna. Mandato che conserverà per un doppio quadriennio fino al 1998, con l’unico cruccio di aver dovuto da subito abbandonare la tessera di direttore di corsa, allora incompatibile con l’incarico elettivo. Passione comunque mai sopita, vista le tante volte che con la sua vettura “tetto apribile” ha poi continuato a frequentare le gare, in particolare della Fiumicinese e del Pedale Riminese, con il compito di trasportare il direttore di corsa, e modesto com’era, anche quella del vice se capitava.
Quella di Roberto, diciamola così, è la vita di un uomo che ci sarebbe piaciuto averlo come fratello, perché la sua educazione, il suo garbo, il suo essere disponibile per gli altri, in fondo colmava anche quella parte di noi che non riusciva ad essere altrettanto brava.
Non lo dimenticheremo, e restiamo vicini ai figli Stefano e Roberta e alla moglie Carla, abbracciandoli forte forte.
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