MONDIALI PISTA. RACHELE BARBIERI, IL TRIONFO DELLA VOLONTA'

PISTA | 11/10/2022 | 08:07
di Giorgia Monguzzi

Rachele Barbieri è stata l’autentica stella dei cam­pionati europei di Mo­naco: con due ori, un argento e un bronzo è stata l’atleta più medagliata dell’intera rassegna continentale, mettendosi alle spalle anche campioni e campionesse dell’atletica e della ginnastica artistica. La venticinquenne della Liv Racing Xstra e del gruppo sportivo Fiamme Oro ha portato alla spedizione azzurra due ti­toli europei - uno nell’omnium e uno nella madison in coppia con Silvia Za­nardi - e rappresenta l’ennesima conferma che il gruppo pista di Marco Vil­la continua a crescere e ambisce a risultati sempre più prestigiosi anche in vista di Parigi 2024.


È una stagione magica per Rachele Barbieri che, dopo due vittorie conquistate su strada e tantissimi piazzamenti, è stata impegnata nei campionati europei dal primo all’ultimo giorno, inizialmente per le gare in pista, poi per la prova in linea, dove ha fatto un lavoro incredibile per Elisa Bal­sa­mo. L’emozione è stata tanta, un turbinio incredibile ha letteralmente avvolto l’azzurra in un’avventura unica, la definitiva conferma della sua rinascita sportiva.


Una gioia incontenibile per la venticinquenne di  Serramazzoni che si è trovata travolta da risultati che sognava ma di certo non si aspettava.
«Il primo mondiale vinto nel 2017 era stato qualcosa di diverso, assolutamente bello, ma avevo paura di montarmi troppo la testa. A Monaco invece c’è sicuramente stata un po’ di fortuna, ma soprattutto tanti sacrifici. Mi sono presentata in pista molto serena, sapevo di avere una bella condizione e sapevo che mi avrebbe fatto solo male mettermi troppa pressione. Volevo divertirmi e fare bene, sfruttare ogni occasione e così è stato» ci ha raccontato Rachele che si è presentata alla rassegna europea con un picco di forma incredibile, dovuto anche alla doppia partecipazione a Giro e Tour.

Il segreto è stato proprio affrontare le gare con serenità, la convinzione di aver lavorato bene e di essere pronta a raccogliere ogni ri­sultato che sarebbe arrivato. Sicuramente la gara d’apertura con l’inseguimento a squadre è stato un bel modo per rompere il ghiaccio, ha dato a Rachele la conferma di aver fatto un buon lavoro. I quartetti avevano tutti gli occhi puntati addosso, per i ragazzi c’era bisogno di conferme dopo il titolo olimpico di Tokyo, per le ragazze un nuovo step sulla strada verso Parigi. Dopo una semifinale sul filo del rasoio contro la Francia, le azzurre hanno combattuto una finale appassionantissima con le tedesche (campionesse del mondo e olimpiche) arrivando a sfiorare l’oro.

«Il quartetto è stata sicuramente la ga­ra con più pressione - ha proseguito Rachele - siamo in quattro a correre e ci tenevo a fare bene anche in vista dei mondiali. Vincere la semifinale ci ha da­to una grande tranquillità perché sa­pevamo che in finale avremmo affrontato le più for­ti e non avevamo nulla da perdere. Quell’argento conquistato tutte insieme, mettendo grande pressione alla Germania, mi ha dato la spinta per tutte le gare che ho affrontato successivamente.»

Effettivamente, dopo l’argento nell’inseguimento a squadre, Rachele Bar­bieri non si è più fermata. Nell’om­nium ha regalato un autentico spettacolo vincendo ed emozionando il pubblico da casa e al velodromo che l’ha ac­colta con un boato. Prima della corsa a punti era terza, motivata più che mai a salvare la medaglia di bronzo poi - con un incredibile attacco in solitaria - l’azzurra ha preso il giro ritrovandosi da­vanti a tutte in classifica.

«È successo tutto molto in fretta. Il mio obiettivo era tenere d’occhio Lotte Kopecky perché era in quarta posizione, appena è scattata le sono andata dietro, poco dopo però si è rialzata e mi sono ritrovata a ruota la francese e la polacca,  prima e seconda in classifica, rischiava di essere tutto inutile. Ad un certo punto però, con la coda dell’occhio mi sono resa conto dell’attacco dell’inglese e così sono scattata, ho ri­schiato il tutto per tutto sapendo bene che avrei potuto perdere anche il bronzo, ma in qualche modo me lo sentivo, era l’attacco buono. In quel momento non ho capito più nulla perché tutto è stato velocissimo; dai box mi incitavano dicendo di non mollare, continuavo a pedalare e poi d’un tratto mi sono ritrovata dietro alla polacca, solo in quel momento ho capito: avevo guadagnato il giro. Nei giorni successivi ho rivisto tutta la gara in televisione e mi sono resa conto che vedere da fuori la gara era completamente diverso, è bellissimo. Mentre pedalavo vivevo un turbinio di emozioni, non mi accorgevo bene di quello che stesse accadendo, addirittura non mi ero proprio accorta di aver vinto, l’ho capito solo dal tifo e da Marco Villa che correndo per il ve­lodromo continuava a ripetermelo. Una volta terminata la gara ho girato in pista guardandomi intorno, ero ab­bastanza spaesata perché non sapevo se ero davanti oppure no, poi ho sentito il mio nome dagli spalti e dai box, in un attimo mi sono ritrovata travolta da un’emozione indescrivibile, ci ero riuscita» ci racconta Rachele con tanta emozione, nelle sue parole la gioia è tantissima, c’è la consapevolezza di aver portato a casa non una semplice medaglia ma di aver fatto una piccola impresa.
Se l’oro dell’omium l’aveva portata sul tetto d’Europa, nemmeno 24 ore dopo, Rachele si è ritrovata di nuovo campionessa continentale salendo sul gradino più alto del podio della Madison con Silvia Zanardi: le due azzurre hanno portato alla spedizione azzurra l’ennesima medaglia. Erano partite con l’idea di divertirsi e testare la coppia sbagliando il meno possibile - era la prima volta che correvano insieme in una manifestazione ufficiale -, ma poi pedalata dopo pedalata si è materializzata la vittoria.

Nemmeno il tempo di rifiatare e di prendere coscienza dei due titoli continentali ed ecco che Rachele era già in sella per la prova su strada. Nei 128 chilometri intorno a Monaco l’emozione era tanta, per lei si è trattato del primo europeo nella categoria Élite affrontato con un ruolo fondamentale nel treno della capitana Elisa Balsamo. Le ragazze del ct Sangalli hanno corso in modo esemplare prendendo di petto gli ultimi chilometri di gara. Un vero e proprio testa a testa tra Lorena Wiebes e la campionessa del mondo che, pilotata proprio da Rachele, si è ritrovata seconda per una questione di centimetri. Dopo il traguardo tutte le azzurre erano in trepidante attesa di sapere il risultato, insieme - davanti ad un telefonino che trasmetteva la corsa - guardavano e speravano. Un po’ di delusione per il secondo posto, poi un mezzo sorriso, gli abbracci i ringraziamenti da parte di Elisa Balsamo, argento, ma non era l’unica medaglia italiana.

«Eravamo tutti insieme sperando di aver vinto e un po’ ci è dispiaciuto arrivare così vicino - riprende Rachele - poi ad un certo punto Elisabetta Bor­gia mi si è avvicinata e mi ha dato una notizia pazzesca: ero bronzo. Non riuscivo a crederci perché lì per lì non avrei mai immaginato una cosa del ge­ne­re, io ho pensato semplicemente a lanciare Elisa per lo sprint e una volta lì ho provato ad impiegare tutte le energie che mi erano rimaste per fare un buon piazzamento, ero convintissima che Lisa Bren­nauer mi avesse superato».

Il bronzo su strada, totalmente inaspettato e bellissimo, è diventato così la quarta medaglia di un europeo di cui difficilmente Barbieri si dimenticherà. Se ora Rachele festeggia i successi eu­ropei e progetta i suoi impegni futuri, fino a l’anno scorso il rischio di dover lasciare tutto era uno spettro che si presentava minaccioso.

Per l’azzurra le ultime due stagioni so­no state difficilissime: il covid, alcuni problemi fisici, l’impossibilità di correre, la necessità di crearsi una squadra totalmente da sola per gareggiare nelle gare nazionali. Molti in quelle circostanze avrebbero smesso, magari appeso la bici al chiodo con la convinzione di cambiare strada, ma non Rachele che con la testa e con il cuore è andata avanti inseguendo il suo sogno.

Insieme a lei ci sono state tante persone che l’hanno affiancata dandole quel sostegno senza il quale molte cose non sarebbero state possibili: c’è papà Gian­paolo, il tifoso numero uno che ha sempre creduto nell’azzurra anche quando lei non ci credeva più; c’è Eli­sabetta Borgia, psicologa della squadra e della nazionale che le è stata accanto in ogni momento e per ogni decisione; c’è Stefano Nicoletti, suo preparatore atletico dal 2017. «Senza di loro non ce l’avrei mai fatta» ci dice Rachele con la voce carica di emozione, nelle sue parole c’è la consapevolezza che quei due anni difficili sono stati superati con tanto lavoro e con il cuore. La famiglia, gli amici e tanti piccoli sponsor con cui da sola ha costruito la Serramazzoni, unica atleta della squadra del suo paese, ma fondamentale per andare avanti.

«In quel periodo difficile molti mi hanno sostenuto continuando a farmi pedalare, il mio preparatore non mi ha mai stressata, ma insieme abbiamo continuato ad allenarci. Un grande grazie va a anche a delle piccole realtà che mi hanno permesso di costruire la squadra, sono sponsor che hanno creduto in me e nel mio sogno olimpico. Quando è arrivata la proposta della Liv Racing Xstra mi è dispiaciuto lasciare tutto, ma loro hanno capito e ogni giorno sono fieri di quello che sto facendo. Sono dell’idea che le cose non arrivano mai da sole, il mio lavoro è una grande percentuale, ma molto fanno anche le persone che mi stanno intorno».

Guardando ad un anno fa a Rachele sembra quasi impossibile ritrovarsi con quattro me­daglie eu­ropee al collo: la pi­sta con l’obiettivo di To­kyo 2020 è stato il ve­ro mo­tore che l’ha trascinata, pe­dalata dopo pedalata e sacrificio dopo sacrificio è ritornata tra le grandi e ora è una delle atlete più temute in volata.
Il 2022 è stato per lei l’anno della ri­nascita, tante corse nelle gambe e la ri­trovata consapevolezza nelle sue possibilità; ora ha un’intera squadra che in volata lavora per lei, ma l’azzurra preferisce volare basso senza mai considerarsi arrivata. «Negli ultimi mesi ho fatto grandi miglioramenti, ma penso che ci sia ancora tanto da lavorare, il mondo del ciclismo è in evoluzione, sia come gare che come metodologia di allenamento:, non bisogna mai abbassare la guarda. C’è molto da sistemare sia in strada che in pista, sento di do­ver lavorare con la resistenza, nelle volate, nella tecnica e nella tattica, ma soprattutto per riuscire a mantenere questo ritmo di gara. Nella tappa del Giro Donne con arrivo a Bergamo, per esempio, se avessi avuto quel qualcosa in più in salita sicuramente avrei avuto grandi possibilità di giocarmi la tappa, in quell’occasione mi sono proprio resa conto che ho tanto da lavorare sulla tenuta negli strappi brevi. In un ciclismo sempre più selettivo penso che migliorando nella resistenza avrei molte più occasione di vittoria» ci spiega Ra­chele con lo sguardo lucido che la contraddistingue, poi appena ritorna a parlare degli Europei ecco risalire quell’emozione e quel briciolo di incredulità con cui dovrà fare i con­ti ancora un po’.

Dopo gli ori europei, la sua Serramazzoni si è addobbata a festa e do­menica 28 agosto sono stati organizzati dei grandi festeggiamenti con tan­to di palco e banda al seguito, una celebrazione a cui hanno preso par­te tutti i cittadini e mol­te autorità, tra cui il presidente della regione Emilia Romagna Stefano Bonac­cini.L’azzur­ra è stata accolta co­me una vera e propria superstar, ha sfilato con le sue quattro scintillanti medaglie al collo, accompagnata dagli applausi della sua gente.

«All’inizio doveva es­sere solo una piccola fe­sticciola tra amici e in­vece tutto il pae­se è sceso in piazza per me, che emo­zione» ci di­ce scherzando Ra­chele che in­tan­to è già ri­­partita per i Si­mac La­dies Tour,  il penultimo appuntamento stagionale con la Li­ve Ra­cing Xstra. Poi sarà il tempo di ritornare in pista in tutti i sensi, l’obiettivo è guadagnarsi una convocazione per i mondiali.

«Con l’arrivo di Marco Villa come ct della pista femminile c’è stato un cambio veramente drastico. Ora, ri­spetto alla precedente gestione, c’è molto più dialogo, c’è la possibilità di accordarsi con gare ed allenamenti organizzandosi con la propria squadra. Siamo un gruppo veramente coeso e affiatato, spesso ci alleniamo con i ragazzi e questo ci permette di misurarci in nuove sfide, Marco è veramente eccezionale perché segue tutte con precisione e soprattutto è il nostro motivatore numero uno. Pre­tende tanto, ma ci restituisce tanto, con lui c’è un clima veramente sereno.»

Intanto la voce della dominatrice di Monaco 2022 ritorna carica di emozioni: dal tetto d’Europa riguarda la strada che ha fatto, le difficoltà e i sacrifici affrontati, ma anche le gioie e le soddisfazioni raccolte. Il futuro la aspetta con grandi traguardi e, come per magia, il sogno delle Olimpiadi di Parigi è sempre più vicino.

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