POGACAR. «STO VIVENDO UN SOGNO CICLISTICO»

PROFESSIONISTI | 25/04/2021 | 18:56
di Francesca Monzone

La Liegi-Bastogne-Liegi resta in Slovenia. Questa volta l’inno nazionale ha suonato per Tadej Pogacar che lungo la Mosa si è vendicato per quella Freccia Vallone che non aveva corso, a causa di due positivi in squadra.


«Sono sbalordito anch'io. Sono senza parole. Ho vinto il Tour de France, ho vinto altre corse di alto livello e ora ho conquistato la Liegi-Bastogne-Liegi: sto vivendo un sogno ciclistico. Se c’è qualche corsa che mi piacerebbe vincere? Il Giro di Slovenia».


Pogacar è il fenomeno puro, capace di vincere in tutti i settori del ciclismo su strada. Con il successo alla Liegi ormai è chiara a tutti la sua versatilità. Ha vinto il Tour de France lo scorso anno, conquistando la maglia gialla in una cronometro dove ha polverizzato ogni avversario. A La Planche des Belles Filles aveva superato Primoz Roglic e ieri è stato il turno di Julian Alaphilippe, la sua preda nello sprint di una Liegi-Bastogne-Liegi dove solo 5 erano arrivati a giocarsela.

«Anche gli altri quattro erano possibili vincitori in uno sprint. Erano tutti grandi nomi. Sapevo che Julian Alaphilippe sarebbe stato veloce ed è per questo che mi sono posizionato alla sua ruota. Alla fine è stata la scelta migliore, quando ho preso la velocità giusta ero ben coperto dal vento e questo è stato perfetto per sorpassarlo. Oggi sono stato fortunato. Inoltre, non è stato così semplice dopo una gara così lunga e difficile».
Pogacar, è il ragazzo che la notte prima di un grande appuntamento in gara, dorme tranquillo. Ma questa volta la sua carica alla Doyenne non era legata alla voglia di vincere e basta. Con le Ardenne c’era un conto in sospeso, che si era aperto con quella Freccia Vallone che non aveva potuto fare.

«Siamo rimasti molto delusi per non aver potuto partecipare alla Freccia Vallone, ma non potevamo fare altro. Abbiamo quindi fatto una piccola gara tra di noi. Mi è piaciuto. Proprio come oggi».

Lo sloveno non temeva un nuovo test positivo ed era certo di poter essere alla via della Doyenne. «Sapevamo di essere tutti negativi al test. Abbiamo persino effettuato un nuovo test per la Freccia Vallone, ma la decisione di non prendere parte alla corsa era già stata presa. Non eravamo molto contenti di questo, ma d'altra parte ci ha permesso di essere molto forti come squadra in questa gara. Quindi è giusto che le cose siano andate in questo modo».

Al Giro dei Paesi Baschi la vittoria è andata a Roglic e la UAE Emirates è stata criticata, per via della rivalità tra i due sloveni. «Abbiamo sentito alcune brutte parole su di noi. Ma in questo sport va così: a volte si vince, a volte si perde. Oggi abbiamo dimostrato di essere i più forti. Questa fantastica vittoria è un sollievo. Sono molto orgoglioso e felice».

Pogacar è il fenomeno che brilla nel ciclismo, come lui stesso ha detto sta vivendo un sogno. Allegro e spigliato e con le idee chiare e non gli piace guardare al passato in particolare a quella Liegi vinta da Roglic lo scorso anno e dove lui era arrivato terzo. Guarda al futuro, perché ad attenderlo c’è tutto un mondo da scoprire. «Non mi piace parlare dell'anno scorso. Quello è il passato. Avevo fatto un bel terzo posto, oggi invece è arrivata la vittoria. È la mia prima vittoria in una gara di un giorno, e che bella. Tornerò qui, ma forse non vincerò mai più questa corsa».

Per Pogacar ieri sera è calato il sipario su una primavera in cui ha contato 21 giorni di gare e ha vinto ben sei volte. Nessuno ha fatto di meglio. «La condizione era molto buona, ma ora voglio godermi un periodo il riposo. Poi mi preparerò per il Tour con uno stage in altitudine».

Al Tour de France ci sarà un nuovo confronto con il suo connazionale Roglic, ma scherzando Pogacar pensa alla corsa di casa che non ha mai vinto. il Tour di Slovenia dove è arrivato quinto nel 2017 e quarto nel 2018 e 2019.

«Spero di arrivare al Tour con la stessa condizione dello scorso anno, ma prima c'è il Giro di Slovenia a giugno che finalmente vorrei vincere. Ho già partecipato tre volte, ma non sono mai arrivato sul podio. È ora che le cose cambino».

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