L'ABC DI COSTA. LA STATURA DEL GIGANTE BIONICO

GIRO D'ITALIA | 06/10/2020 | 15:37
di Angelo Costa

P come Pozzovivo. Nel senso di Domenico. Detto Mimmo, anche se non è il caso di insistere con i diminutivi: è già mignon di suo. Già dal fisico mostra una delle qualità principali: la concentrazione. E’ nato scalatore, arrampicandosi sulle spalle dei compagni per essere visibile nella foto di classe. Va in bici da sempre: di solito si dice fin da piccolo, ma lui è ancora così. E’ quel che si usa definire ciclista tascabile, anche se molte volte è lui a mettersi in tasca gli altri. Ha vinto meno di quel che meritava: trova spesso chi arriva più in alto di lui. Sempre protagonista al Giro, non è mai salito sul podio: uomo da classifica, non da alta classifica. Unico con due lauree nel cassetto, è amato da colleghi e tecnici perché sa tutto: una persona di statura. Fa anche di tutto: studia il meteo, suona il piano, ripara computer, si occupa di borsa, aggiusta la grondaia, cucina e sistema i letti. Come dice la pubblicità di un amaro della sua terra: cosa vuoi di più dalla vita? Un lucano. Da esperto di fondi e azioni, in carriera ha saputo investire bene su se stesso: purtroppo, ha trovato anche chi ha investito lui. Dal terribile incidente in allenamento di un anno fa, si è rialzato a suon di operazioni chirurgiche: ne ha subite più di quante ne servano ad una conduttrice tv per nascondere i segni dell’età. Ha affrontato gli interventi da sveglio, indicando ai medici dove e come lavorare, suggerendo agli assistenti quale disinfettante usare e ricordando a un’infermiera che aveva il brodo sui fornelli. Tornato alle corse, al Tour è stato buttato in terra da uno spettatore il primo giorno, ha retto dieci tappe prima di arrendersi, ha fatto un’altra convalescenza e ora si è ripresentato al Giro, per la gioia dei suoi meccanici: ogni mattina non montano solo la sua bici, ma anche lui. Messo così, a quasi 38 anni, è ancora davanti coi migliori, fatto che non è passato inosservato: gli scienziati del Cern in Svizzera stanno pensando di studiarlo come raro esempio di uomo bionico. Fatica inutile, perché il piccolo grande Pozzovivo porta già sulla maglia le insegne della sua forza: quella sigla NTT, a molti oscura, sta per Non Temo Tormenti.


T come traduzione. Nel senso di passaggio da una lingua all’altra. Grazie alla prima vittoria di uno straniero, sull’Etna la Rai si lancia in un’iniziativa inedita per la tv, la doppia traduzione in simultanea: il corridore viene tradotto in italiano sia da chi lo sta intervistando che da un’interprete, probabilmente piazzata in una cabina di un vicino centro congressi. In attesa di estendere l’esperimento anche ai corridori italiani (tripla traduzione, un complicatissimo salto mortale per la comprensione del telespettatore), la Rai ribadisce di essere la casa degli italiani: questo è il tinello.


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COMMENTI
Da ammirare
6 ottobre 2020 16:16 libero pensatore
Articolo simpatico sul piccolo grande Pozzovivo.

ricordo...
6 ottobre 2020 20:04 canepari
Nel 2004 ricordo grandi critiche per la condotta di gara del giovane U.23 Domenico Pozzovivo ai Mondiali di Verona. Un giornale di colore rosa sferzò aspramente la gara di Pozzovivo e della Nazionale, forse su imbeccata di un chiacchierato direttore sportivo (di cui volutamente non voglio fare il nome) in virtù di una antipatica e nota diatriba con il giovane scalatore lucano.
Domenico fu accusato di aver offerto del denaro al compagno di fuga e di aver buttato all’aria la gara degli azzurri” Il giornale titolò: “Pozzovivo perde il podio e la faccia”. Il podio andò, ma se non permettiamo ad un giovane di sbagliare come può crescere e diventare un giorno un buon professionista? In cinquant’anni al seguito delle corse, l’indimenticato Ruggero Radice non ha mai osato criticare un ragazzo per aver dimostrato coraggio e voglia di fare fatica anche se la sua condotta di corsa non era irreprensibile. La faccia, a mio modo di vedere, la perse qualcun’altro risparmiandosi un’occasione di stare zitto direttamente o per interposta persona.
Pozzovivo è diventato un buon professionista con una carriera apprezzabile e una specchiata integrità. E anche se qualcuno, perzialmente a ragione, sostenne allora che avrebbe potuto rivelarsi in futuro un “perdente nato”, il ragazzo di Lucania trovò, ed ha tuttora, un estimatore in più.


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