I VOTI DI STAGI. FORMOLO, DUE BOTTE TERRIBILI. ORA POGACAR CORRE PIÙ SOLO

I VOTI DEL DIRETTORE | 08/09/2020 | 19:20
di Pier Augusto Stagi

Sam BENNETT. 10. Ha qualcosa in più: Morkov (10 e lode). Se il danese ti tira la volata, sei a metà dell’opera. Lui difatti ci mette l’altra metà e un colpetto di reni che fa secco questa volta Caleb Ewan, che resta con un palmo di naso sul copertoncino. Grande vittoria, la 5° stagionale, la 47° in carriera. Completa la sua personale collezione: dopo le tre tappe al Giro e le due alla Vuelta, ecco la gemma più preziosa che lo fa piangere di gioia, quella al Tour.


Caleb EWAN. 8. Si mimetizza nel gruppo e poi esce come un furetto, ma questa volta lo bastonano.


Peter SAGAN. 8. È pimpante, la gamba c’è e arriva a giocarsela con molta più determinazione e consapevolezza. L’impressione che dà è quella di una gamba in salute.

Elia VIVIANI. 7. Oggi si fa trovare pronto all’appuntamento con lo sprint e nel toboga finale non va in confusione. Elia ha colpo d’occhio, reattività, voglia di buttarsi dentro e lo fa alla perfezione, con una buonissima gamba. È lì, non molto distante. Questione di attimi, che si possono limare. Perfezionare.

Mads PEDERSEN. 6.5. Il campione del mondo ci prova, anche se forse perde in partenza qualche posizione di troppo.

Cees BOL. 5. Il ragazzo olandese oggi resta imbottigliato e non stappa.

Luka MEZGEC. 5,5. È sempre lì, un po’ troppo lontano dalla linea di sparo.

Alexander KRISTOFF. 5. Dopo aver tirato su il jolly di Nizza, solo due di picche.

Nicolò BONIFAZIO. 5. Non è nemmeno messo male, è lì dietro a Viviani e Sagan, poi perde ruote e prende aria.

Tadej POGACAR. 7. Il ragazzo vola, ma ogni tanto “vola” per terra. Non capita solo a lui, oggi sono in tanti, tantissimi a poggiare piede o sedere per terra. Non siamo più all’inizio del Tour, la classifica è già definita, ma il nervosismo è palpabile. Il “bimbo” di Gianetti e Saronni resta coinvolto con Davide Formolo, Guillaume Martin e Damiano Caruso. Sogna la maglia gialla, ma oggi ha qualche zona del corpo viola: voilà!

Bryan COQUARD. 7. Era tra i velocisti più attesi quest’oggi allo sprint, ma invece di ricevere l’aiuto dei suoi compagni di squadra si deve accontentare dell’assistenza del medico in corsa. Era l’uomo della volata (7°), ma prima vola: per terra.

Stefan KÜNG. 6. Lo svizzero della Groupama-FDJ prende e va con Michael Schär (CCC): la prima azione di questa tappa, dura pochino, ma è sufficiente per prendersi il numero rosso della combattività. Persino eccessivo.

Matteo TRENTIN. 6,5. Fatica un po’ a trovare il varco nelle volate finali, ma in quelle intermedie è un disTURBO per tutti. Ora è quarto (123) nella classifica per la maglia verde, alle spalle di Bennett (196 punti), Sagan (175) e Coquard (129).

Riccardo MAGRINI. 37. Sull’isola di Oléron, sede di partenza della tappa odierna, nel 1983 vinse un certo Magrini, oggi apprezzata voce tecnica di Eurosport. Riccardo può dire di aver vinto una tappa al Tour de France. Lui trentasette anni fa ha trovato “l’isola che non c’è”. E non è come dirlo.

Davide FORMOLO. 17. È una roccia, ma anche lui ogni tanto si spezza. Momento davvero brutto per il ragazzo della Uae Emirates: dopo aver perso un “padre”, un amico, un fratello maggiore come Mauro Battaglini, ora si trova anche con una spalla rotta: non bastava quel pugno nello stomaco che ha dovuto assorbire sabato scorso. Premio “malchance jaune”.

IL CICLISMO. 8. Cosa ci ha detto questa prima settimana di Tour de France? Che è un bel Tour, molto bello. Dell’agonismo che si respira ad ogni chilometro ve ne parlo non da oggi, ma da anni: è un altro mondo, con tutto il rispetto per le altre corse disseminate su tutto il globo terraqueo. Ma cosa accomuna Roglic a Wout Van Aert, Pogacar a Remco Evenepoel, Alaphilippe a Hirschi, senza dimenticare Van der Poel che non è al Tour ma c’entra di diritto anche lui, sono chi più chi meno una nuova generazione di ciclisti che osa, che sprezzanti di tutto e di tutti getta il cuore oltre l’ostacolo. Alla faccia delle radioline, della telemetria, dei modem che dovrebbero rendere lo spettacolo piatto e prevedibile. Bene, questo avviene solo sulla carta, perché la realtà mi sembra ad occhio nudo molto diversa. Molto più bella.

 

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