ADDIO A SERGIO ZAVOLI, IL GIORNALISTA COMPLETO

LUTTO | 05/08/2020 | 10:14
di Marco Pastonesi

Era una nuvola. Cloud, per dirla nell’era 2.0. Una nuvola di parole orali e scritte, radiofoniche e televisive, poetiche e cinematografiche. Una nuvola che ci ha accompagnato, dall’alto, guidandoci e proteggendoci, svelando e rivelando.


Stamattina, all’alba, nella sua casa di Trevignano sul Lago di Bracciano, in via Londra, fra pini e ulivi, è morto Sergio Zavoli. Sergio Wolmar Zavoli, all’anagrafe, con quello spirito bizzarro romagnolo illuminato dal secondo nome, nato a Ravenna il 21 settembre 1923. Una nuvola quasi secolare. Lo confidava, riconoscente: «Quante cose sono successe, quante persone ho conosciuto, quante situazioni ho vissuto. Io sono stato un uomo fortunato: ho fatto quello che volevo fare, quello che amavo fare. Ricordo padre David Maria Turoldo. Registravamo un programma prima che morisse sapendo di morire. Disse: ‘Ogni giorno che ci resta da vivere è un giorno nuovo mai vissuto da nessuno prima sulla Terra’».


Giornalista, dalla gavetta alla presidenza della Rai, come dire da chierichetto a papa, Zavoli ha attraversato non solo il Novecento (e un po’ del Duemila), ma anche tutti i mezzi, tutti gli strumenti, tutte le possibilità e tutti i ruoli della comunicazione. Con passione, con fiducia, con eleganza, con competenza, con autorevolezza. La sua prima avventura fu un giornale parlato, e già qui c’erano ricerca, sperimentazione, avanguardia: si chiamava “Publiphono” ed era finanziato da un bar, il Caffè Dovesi, che voleva reclamizzare la cioccopanna, una cioccolata in una tazza particolare. Era il 1946, a Rimini, bombardata: e Zavoli raccontava la partita di calcio al telefono, con gli altoparlanti in giro per la città. Nel Rimini, in porta, quello che sarebbe stato ribattezzato, per il coraggio nelle uscite, Kamikaze: Giorgio Ghezzi, poi Inter, Genoa e Milan. E in porta giocava anche il giovane Zavoli: «La porta – spiegava – mi sembrava la metafora del calcio, il luogo cruciale e il momento memorabile della partita, dove tutto prendeva o perdeva il suo senso, sciogliendo ogni dilemma».

Parlava come un libro stampato, Zavoli. La sua vita professionale è stata piena, ricca, completa. Cominciò in Rai, alla radio, nel 1947. Nel 1962 passò alla tv, sempre Rai, e ideò il “Processo alla tappa”, un programma che seguiva il Giro d’Italia, ribelle e garbato, rivoluzionario e sentimentale, scandaloso (come quando Felice Gimondi si fece scappare l’espressione «è successo un gran casino») e romantico. Le lezioni più convincenti, sosteneva Zavoli, le doveva proprio al ciclismo, e in particolare ai gregari: «I gregari mi parlavano della vita in generale, i campioni della loro vita in particolare». Una bella differenza. Fu così che lanciò umili pedalatori come «Italo Mazzacurati, bolognese, lo spirito allegro del gruppo, che con un’invenzione scompaginava la carovana. La sua specialità era navigare in fondo al plotone e imprigionare qualche capitano rimasto attardato. La chiamava: la ragnatela». Fu così che immortalò modesti fuggitivi come «Lucillo Lievore, vicentino, che un giorno guadagnò 17 minuti sul gruppo. Sarà stato per il distacco, immenso, o per il paesaggio, fatto di calanchi e terra simile alla pomice, che quella fuga solitaria divenne epica, anzi, metafisica. Lievore temeva che il gruppo lo riprendesse. Ma la cosa straordinaria era che davanti a lui c’era un altro corridore, Pietro Scandelli, lombardo, Lievore lo sapeva, io no. E alla fine tutto questo mi sembrò un’altra metafora della vita: si può lottare anche per arrivare secondi, o terzi, o ultimi, o fuori tempo massimo. Perché il mondo è fatto di gente che sputa sangue pur di farcela».

Fu così che Zavoli avvicinò e si avvicinò agli eroi della strada. Anche a Marco Pantani. Lo intervistò due volte: la prima volta Pantani non si era piaciuto, chiese una seconda possibilità, e la seconda fu quella buona. Zavoli, alla morte del corridore, avrebbe scritto: «E’ possibile che nessuno si fosse accorto, diciamo così, che quel ragazzo inebriava anche le montagne? E che, dopo essersi tutti inebriati, toccasse solo a lui saldare quel conto? Certo la morte scioglie ogni dilemma. Ma altro che Pirata: ha pagato tutto e più di tutti. Non capita spesso nei nostri mari».

 

 

Copyright © TBW
COMMENTI
Il nostro sport,
5 agosto 2020 13:08 canepari
ma direi tutto lo Sport, ma direi TUTTA ITALIA oggi è più orfana. Ma soprattutto il Giro ha perso un tifoso. Quante volte l’abbiamo sentito ripetere: “Quando viene maggio, qualcosa di ineluttabile, per la puntualità e l’urgenza mi riporta sulla via Emilia, dopo il ponte di Tiberio in attesa del Giro d’Italia.” Maggio è arrivato e sulla Via Emilia non è passato quel nonsocchè di ineluttabile. E’ arrivata invece la “vecchia Signora” che ineluttabile lo è davvero e lo sarà sempre. Grazie Direttore per tutto quello che ci hai insegnato....

Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Ha vinto un pugliese, Francesco Dell’Olio, al nono successo stagionale, uno dei favoriti di una gara di prestigio con un campo partenti di eccellenza. La 77^ Coppa Dino Diddi dedicata quest’anno a Loretto Petrucci primo vincitore della corsa nel 1948...


In Toscana dopo la vittoria del costaricano Castro Castro a Cerreto Guidi, è arrivata anche quella messicana ottenuta alla maniera forte da Said Jose Leon De Diaz Cisneos, portacolori juniores della A.R. Monex Pro Cycling Team. Si è imposto con...


C’è confusione attorno alla Vuelta di Spagna: i manifestanti pro Palestina stanno mettendo in crisi gli organizzatori della corsa. Ieri sera a creare scompiglio è stato un articolo apparso sul quotidiano francese L’Equipe, dove si ipotizzava una possibile chiusura anticipata...


E’ morto Toni Bailetti. Aveva già vissuto due volte, la terza non ce l’ha fatta. E’ successo oggi verso le 15. Avrebbe compiuto 88 anni il 29 settembre. Olimpionico a Roma nel 1960, Toni (nessuno, tranne all’anagrafe, l’ha mai chiamato...


La seconda settimana della Vuelta di Spagna si è conclusa con la vittoria di Mads Pedersen che ha tagliato per primo il traguardo della quindicesima tappa con arrivo a Monforte de Lemos. Il danese, che indossa la maglia verde della...


La quindicesima tappa non ha creato problemi agli uomini di classifica e Jonas Vingegaard passerà il giorno di riposo con un vantaggio di 48 secondi su Joao Almeida e 2’38” su Tom Pidcock. Il danese ha trascorso una tappa tranquilla...


Il ciclismo italiano piange un altro dei suoi uomini d'oro: ci ha lasciato Antonio "Toni" Bailetti, campione olimpico ai Giochi di Roma 1960 nella 100 km a squadre affrontata con Ottavio Cogliati, Giacomo Fornoni e Livio Trapè. Era nato a Bosco...


Mads PEDERSEN. 10 e lode. Strepitoso, fenomenale, imperiale. Scegliete voi l’aggettivo più adeguato, ma questa vittoria ribadisce il livello raggiunto da questo atleta, che da giorni lottava come pochi per inseguire la vittoria e alla fine l’ha ottenuta con una...


Una delle eccellenze del Made in Italy nel mondo ha fatto ritorno a Expo Osaka 2025 all’interno del Padiglione Italia dove si è svolto un forum dedicato ai temi della Bike Economy, dell’impatto dei grandi eventi sul territorio, dell’innovazione, del...


Una vittoria di forza, per certi versi d'astuzia. Mads Pedersen batte un colpo e vince nella quindicesima tappa della Vuelta a Espana 2025, la A Viega / Veigadeo - Monforte de Lemos di 167, 8 km. Il danese ha anticipato...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024