CORONAVIRUS. SILVIO GARATTINI: «PRENDERE MISURE RESTRITTIVE NON È SEMPRE UN BENE»

APPROFONDIMENTI | 23/02/2020 | 12:19
di Pier Augusto Stagi
C'è ben poco da ridere o sorridere, però forse è anche il caso di ragionare e provare ad aiutare i nostri politici, che in uno stato di fobia generale poco possono fare se non adottare misure coercitive per mettersi al riparo da ogni polemica. Ognuno ha la propria ricetta, e in questo caso però le ricette e di ricette può parlare solo chi ha competenza per farlo. Il resto meglio lasciarlo perdere. Proviamo a non farci prendere dal panico e vediamo di usare un po' di razionalità per comprendere perlomeno quello che ci sta succedendo attorno, con un un briciolo di lucidità e relativa serenità senza farsi prendere dal panico. Questa intervista concessa dal professor Silvio Garattini al Corriere dello Sport Stadio in edicola questa mattina, ve la riproponiamo perché penso possa aiutare tutti a comprendere meglio la situazione.  p.a.s
 
Professor Garattini, lo spettacolo andrà avanti. La ritiene una decisione corretta? 
«In questo momento non ci sono ragioni tali per sospendere le gare di calcio o di altri sport, almeno quelle che non si disputano nelle aree coinvolte. Credo che il governo abbia tenuto conto del fatto che il rischio contagio al momento sembra basso, anche se la situazione andrà monitorata ora per ora. Prendere delle misure restrittive non sempre è un bene. Si può creare una psicosi tra la popolazione. In generale, vale una regola: se una persona ha la febbre deve avvisare il suo medico, senza recarsi al pronto soccorso o andarsene in giro. Bisogna assolutamente evitare la psicosi collettiva». 
 
Cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime ore? 
«Esiste una responsabilità individuale, a quella dobbiamo appellarci. Chi ha avuto contatti con persone provenienti dalla Cina, cinesi o amici turisti, deve confrontarsi con il proprio medico o chiamare il numero di pubblica utilità 1500. Ricordiamo, però, che al momento ci sono 50 casi su oltre 60 milioni di abitanti. È un numero per fortuna ancora basso». 
 
Esiste un limite numerico che, una volta superato, farebbe scattare l’allarme? 
«Direi di no. In generale all’aumento dei casi corrispondono prescrizioni sempre più restrittive. L’obiettivo è far vivere alle persone una vita più normale possibile. In Cina sono morte 2.360 persone su 77.662 contagi. Come vede sono molti di più i guariti». 

Che consigli state dando alle persone? 
«Seguire le regole igieniche: lavarsi le mani con continuità, non toccarsi il naso e la bocca con le mani, non stare troppo tempo nei locali affollati e, in generale, nei luoghi dove gira molta gente». 


Lo stadio è tra questi… 
«Sì, ma nella maggior parte delle città italiane non c’è nemmeno un caso di coronavirus. Chiudere stadi e palazzetti è una decisione drastica che va presa quando c’è una reale emergenza». 


Il direttore dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom, ha detto che nell’80% dei casi il contagio è lieve. 
«Il coronavirus ha una contagiosità relativamente bassa rispetto ad altri virus e si calcola una mortalità del 2%. Pensi, l’influenza fa 6000 morti all’anno in Italia. E nel nostro Paese muoiono in 10 mila per infezioni che sono resistenti agli antibiotici. Questo virus ha una sintomatologia simile a quella dell’influenza: raffreddore, febbre e bronchite che può esitare in una polmonite. Al momento non ci sono farmaci efficaci. Si spera che tra non molti mesi ci possa essere un vaccino». 

Come si guarisce? 
«In molti casi l’organismo vince da solo. Le sue difese impediscono al virus di moltiplicarsi».

(Corriere dello Sport)
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