L'UFFICIALE GIUDIZIARIO È ALLA PORTA

TUTTOBICI | 23/10/2019 | 07:59
di Pier Augusto Stagi

L’UFFICIALE GIUDIZIARIO. Della Francia pigliatutto ho già parlato anche qui su tuttobiciweb: non è bello che ciò accada, ma è anche vero che ad un certo punto è opportuno, per non dire necessario, domandarsi il perché tutto questo accade.
A livello politico contiamo poco più di nulla e contrastare una corazzata di nome Aso e un presidente Uci di nome Lappartient non è cosa di poco conto. Sono chiaramente in vantaggio. L’Aso macina fatturato e utili, organizza in ogni angolo del mondo con soddisfazione propria e altrui, poi già che c’è dà una mano al movimento interno, recuperando sponsor e facendo sistema. Non porta via nulla ai team manager transalpini, anzi, li mette nelle condizioni di allestire squadre con sponsor e risorse che l’Aso intercetta e poi smista alla bisogna. Da noi succede esattamente il contrario, con visione a dir poco miope, se non con nessuna visione.
L’Uci sarà anche cattivona, ma pretende da noi qualità, investimenti e un prodotto televisivo degno di questo nome da vendere nel mondo. Agli organizzatori chiede eventi, non più solo e soltanto corse fine a se stesse. Vuole che queste manifestazioni siano supportate da strategie di comunicazione, che il prodotto da distribuire all’estero e in streaming abbia certi requisiti per intercettare pubblico sul globo terraqueo. E i nostri organizzatori, che in questi anni grazie alla Lega e alla Ferderciclismo hanno stretto un patto con la PMG che produce e rivende le corse all’estero, che fanno? Pensano di tornare tra le mura di casa. Ragionano in chiave nazionale. Siamo un Paese che batte in ritirata e si abbatte. Che non capisce che le corse di un certo livello devono avere un determinato standard qualitativo e distributivo. Siamo nazionalisti e per questo chiediamo ospitalità a mamma Rai, in nome di un solo credo: guardo a casa mia. Senza neanche renderci conto che in casa abbiamo già l’ufficiale giudiziario. E non è venuto per complimentarsi.

OPPORTUNITÀ MANCATE. I Mondiali sono tornati nel Regno Unito 37 anni dopo Goodwood ’82, il secolo scorso. Sulle strade inglesi si erano già tenute le sfide iridate del 1922 a Liverpool (solo per dilettanti) e di Leicester nel 1970. Non è più una novità, lo sanno anche i muri: il Regno Unito crede nella bicicletta. Per questa ultima rassegna iridata - fonte Sole 24 Ore - il governo ha investito qualcosa come 24 milioni di sterline e stimato che i Mondiali lasceranno in eredità agli sportivi britannici ben 27 strutture destinate alle attività ciclistiche. Per la Federciclismo inglese, questo è un ulteriore investimento che potrebbe portare alla bicicletta altri 5 milioni di praticanti e secondo la British Cycling garantirebbe benefici economici di almeno 640 milioni di sterline.
Per la 92esima edizione degli Uci Road World Championships l’audience globale è stata stimata attorno ai 250 milioni di telespettatori, mentre gli organizzatori dello Yorkshire - nonostante il tempo pessimo - hanno contato sulle strade non meno di 2 milioni e mezzo di appassionati.
Dal bilancio dell’Unione Ciclistica Internazionale, le entrate generate dalla rassegna iridata ammontano a 16,7 milioni di euro. Al netto dei costi organizzativi la rassegna iridata ha inciso positivamente sul risultato operativo per 8,6 milioni di euro. Lo scorso anno 600mila visitatori sono giunti nel Tirolo austriaco per vivere la sfida iridata generando un impatto economico pari a 39, 8 milioni di euro, mentre i costi sono stati superiori ai 13 milioni.
Varese, come ben sapete, non è stato un affare. Firenze men che meno. Vicenza sperava di poter emulare le due Verona, ma nemmeno è arrivata a giocarsela, visto che le è stata preferita Aigle-Martigny in Svizzera. Per molti il ciclismo è un’opportunità di crescita e di guadagno. Per noi solo un’opportunità, mancata.

CONTI E TONTI. Dai numeri belli ai numeri, perché in ogni caso sulle strade dello Yorkshire qualcuno i numeri li ha dati per davvero, e questi sono gli organizzatori con l’avallo colpevole dell’Uci. Non tanto per la pioggia, perché questa ci sta ed è stato un valore aggiunto che ha dato sostanza ed epica, ma l’organizzazione sì, quella ha fatto davvero acqua da tutte le parti. Molta approssimazione, poca cura e attenzione, e quel tratto in linea che si poteva tranquillamente evitare, facendo qualche giro in più del circuito. Che in Gran Bretagna sappiano far di conto lo sappiamo, e che all’Uci i conti devono tornare anche, ma non ci facciano tonti.


Editoriale da tuttoBICI di ottobre


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COMMENTI
Finalmente
23 ottobre 2019 08:38 frect
Complimenti direttore finalmente sento un giudizio non di parte, la sua e' esattamente la fotografia del nostro movimento dove purtroppo RCS che dovrebbe aiutare il movimento, pensa solamente ai suoi interessi.

Le ultime due gestioni UCI sono e sono state Fallimentari
23 ottobre 2019 08:52 59LUIGIB
Le ultime due gestioni UCI sono e sono state Fallimentari e destabilizzanti, si sono portate corse in angoli del mondo sperduti ma questo sarebbe anche una buona notizia non fosse che li, mi riferisco ad Asia e paesi Arabi in particolare del ciclismo non importa nulla a nessuno spettatori lungo le strade non pervenuti percorsi senza senso noiosi e senza contenuti tecnici o spettacolari ricordiamo i mondiali di Doha e cosi via,regolamenti che uccidono le squadre piu piccole a vantaggio delle corazzate, ultimo mondiale in GB a mio parere disastroso dal punto di vista organizzativo percorso che si alluvionava in una regione soggetta a fortissime piogge da sempre trasmissioni TV non mandate in onda per non farci vedere le strade allagate e non perchè l'aereo non poteva volare i soldi servono ma spesso hanno avvelenato questo come altri sport vedi i casi doping in USA e non solo, non perseguiti per farne propaganda politica, la SKY che minaccia l'UCI di richieste di risarcimenti milionarie per lo stesso caso per cui Petacchi e Ulissi sono stati fermati Fromme no!!!! lei è proprio sicuro che sia oro tutto quello che luccica?

92 minuti di applausi
24 ottobre 2019 08:00 AleC
Come si dice in questi casi, "sottoscrivo anche le virgole".
Però non piangiamoci solo addosso, abbiamo un Giro che ogni anno che passa sale di livello e crea un prodotto più "sexy", abbiamo una Strade Bianche che per albo d'oro è una "sesta monumento", laTirreno in salute, abbiamo un finale di stagione che ruota sempre di più intorno al Lombardia.
C'è un po' il problema delle corse in mezzo, un TOTA che può fare di più, Laigueglia e compagnia sempre più schiacciati dalla concorrenza.

Da noi il vero problema è che si organizzano ottime corse...per gli altri, mentre noi italiani manco le conosciamo. E quindi poi mancano gli sponsor italiani che creino WT o anche solo Professional solide (la Androni fa miracoli, ma non basta lei a salvare il movimento).
RCS dovrebbe tornare a parlare di più di ciclismo sulla Gazza (che macina ancora un gran numero di lettori), la RAI oltre a trasmettere tante corse dovrebbe parlarne di più nei TG, tra i giornali nazionali ci sono poche isole felici su questo fronte.
Sul fronte internet quest'anno segnalo la nascita di GCN Italia con i bravissimi Alan Marangoni e Giorgio Brambilla. Seguiteli!! (senza lasciare TBW!)

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