ATLETI IN FUGA, FERMIAMO L'EMORRAGIA

POLITICA | 06/12/2018 | 18:26

 


Enzo Ghigo, Presidente della Lega del Ciclismo Professionistico, scende in campo in prima persona per cercare di aiutare il movimento del ciclismo italiano, di fermare l’emorragia di ciclisti italiani che si accasano all'estero e di aprire nuove prospettive per le squadre di casa nostra.


«Abbiamo avviato - assieme alle FCI, una serie di incontri a livello governativo, per riaprire le tematiche di revisione della Legge 91 del 1981 sul professionismo sportivo che stanno pesantemente penalizzando a livello competitivo il nostro sport e che erano state oggetto di un progetto di analisi organico, concluso e consegnato al Coni da un’apposita commissione in cui erano rappresentati tutti gli sport nel 2014, ma da allora mai più preso in considerazione.

Conosciamo bene la criticità della situazione del nostro movimento, soprattutto sul fronte dei team professionistici. Siamo passati, in pochissimi anni da essere nazione leader mondiale, con il maggior numero di squadre, anche di qualità, alla perdita totale delle squadre Word Tour e alla sopravvivenza sempre più impegnativa e precaria, visto anche il peso delle riforme internazionali dell’UCI, delle squadre di categoria Professional. In Italia, al di là delle problematiche legate alla crisi economica, c’è una pressione fiscale e previdenziale che sfavorisce i nostri team rispetto a molte realtà mondiali con cui devono competere a livello sportivo.

I nostri atleti devono, quasi sempre, emigrare all’estero se vogliono trovare un contratto e una collocazione sportiva di alto livello e questa è una situazione simile a quella che vivono tanti giovani brillanti ricercatori che dopo un lungo e costoso percorso di formazione sono costretti a trovare in Università straniere le possibilità che in Italia mancano. E’ la famosa dinamica dei “cervelli in fuga”.

Anche nel ciclismo viviamo qualcosa di simile, un fenomeno che potremmo chiamare “atleti in fuga”: abbiamo uno dei movimenti giovanili più vivaci, con un’attività che tutti ci invidiano e che a costo di grandi sacrifici, costi, investimenti la Federazione Ciclistica e le società sportive riescono ancora a tenere in piedi. Nel momento in cui ci sarebbe da mettere a frutto tutto ciò rischiamo di perdere il patrimonio sportivo, tanto faticosamente costruito, perché non siamo in grado di garantire uno sbocco in Italia per i tanti talenti che esprimiamo.

In quest’ottica ho incontrato ieri a Roma il Sottosegretario della Presidenza del Consiglio On. Guido Guidesi, trovando un interlocutore molto preparato e attento alle tematiche sportive che richiedono una modernizzazione delle normative. Accesso previdenziale per tutti gli sportivi, indipendentemente dallo status di professionismo o meno prescelto dalle Federazioni, defiscalizzazione contributiva per i giovani atleti, allargamento della base di praticanti tramite una miglior allocazione delle risorse, anche tramite politiche comuni con il Ministero della Salute, sono stati alcuni delle problematiche trattate alle quali il Governo si è impegnato a trovare una risposta in tempi ragionevolmente brevi».

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COMMENTI
legge 91/81
6 dicembre 2018 19:19 limatore
semplicemente il ciclismo Italiano non deve essee regolamentato dalla legge 91/81 non essendoci più squadre in grado di fare professionismo

Lavoro
6 dicembre 2018 21:05 bove
È il lavoro tutto che va detassato pesantemente.

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