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GIRO D'ITALIA | 20/05/2018 | 07:15
Sventola e garrisce al vento la bandiera inglese, la “union jack”, in cima allo Zoncolan grazie alla vittoria di tappa di Chris Froome che ha preceduto di poco il connazionale Simon Yates, sempre in rosa, con il nostro bravissimo Pozzovivo sul podio di giornata, terzo, così come nella classifica generale dove è salito di una posizione.

E’ tornato il Froome “frullatore” che conquista così la sua prima vittoria al Giro d’Italia, iscrivendosi nel club ristretto e qualificato dei vincitori di tappa in tutti e tre i grandi giri. Sulle rampe verticali della salita friulana, dopo il lavoro preparatorio della squadra e di Poels in particolare, Froome, a 5 km. dal traguardo, quando era in compagnia di Yates, Pozzovivo, Lopez, Dumoulin, Reichenbach, Pinot , propone la sua accelerazione e, alle sue spalle, si pongono, con distacchi contenuti, Yates, Pozzovivo e via via gli altri.

Froome resiste al ritorno del connazionale in rosa e vince, visibilmente, soddisfatto, a braccia alzate, il duello con Yates. Al contrario di qualche altro “big” del passato ha lasciato un segno importante e spettacolare della sua partecipazione alla corsa rosa, sentita e non subita.

L’asprezza della salita, come nel passato, non ha causato distacchi rilevanti fra i pretendenti al podio finale salvo, in negativo, per Aru e pure Formolo, in netto e pesante ritardo.

Non ci sono stati sommovimenti nella generale se non il salto in avanti nella posizione di Froome, dalla 12^ alla 5^, a 3’10” da Yates.
Per le maglie tutte confermate ad eccezione della bianca dei giovani che passa al colombiano Lopez con il precedente detentore, l’ecuadoriano Carapaz, arrivato in pesante ritardo.
Pure oggi non mancano salite e l’arrivo di Sappada, località recentemente passata dal Veneto al Friuli-V.G. dopo un referendum, ricorda qualcosa in fatto di cambiamenti – e che cambiamento - in classifica nella corsa rosa. La fuga animata da rappresentanti di squadre oramai di prammatica, oggi come ieri, è da mettere in preventivo. Occhi aperti per tutti.

I fine settimana la corsa rosa li trascorre quasi tutti in montagna. E’ così anche per questa domenica che prevede una frazione relativamente breve ma con un’altimetria assai segmentata, anche se non nei numeri e nella misura di quella di ieri con l’arrivo allo Zoncolan.

Si riparte dal Friuli-Venezia Giulia, da Tolmezzo, centro di riferimento della zona della Carnia, in provincia di Udine,  per arrivare nel Veneto, a Sappada, provincia di Belluno.
E’ la prima volta che Tolmezzo, da sempre considerata capoluogo della Carnia, nella media valle del fiume Tagliamento, ospita la partenza di una tappa del Giro d’Italia proponendosi con la sua storia, le sue atmosfere antiche, i suoi commerci, le sue attività manifatturiere, polo scolastico e di servizi. Gli edifici di rilievo che la connotano propongono nel tempo le sue atmosfere peculiari. Come tutte le zone della regione colpite dal terremoto del 1976, ha saputo riprendersi con laboriosa tenacia e proverbiale capacità+, in tempi rapidi, dai gravi danni subiti. E’ connotata dalla caratteristica sagoma piramidale del Monte Amariana con vetta a m. 1906.
Il Duomo della metà del 1700, il museo carnico delle arti e delle tradizioni popolari, istituito nel 1921 da Michele Gortani e ospitato nel settecentesco palazzo Campeis, il palazzo Linussio, con altri edifici, caratterizzano la città. L’industria del legno, della carta, attività artigianali varie, soprattutto ferro battuto e tessitura a mano, sono voci importanti dell’economia locale. Vanta sempre uno stretto rapporto con la realtà del corpo degli Alpini.

E’ nato qui nel 1968 Maurizio Ganz, attaccante prolifico di molte squadre di calcio.
L’itinerario prevede il passaggio, come il giorno prima, da Villa Santina, poi, in leggera salita, Ampezzo, lungo un verde altopiano con caratteristiche abitazioni carniche con balconi di legno per poi raggiungere Forni di Sotto e, subito dopo, ovviamente più su, come fa facilmente intuire la sua denominazione, Forni di Sopra. Il primo ha mutato la sua struttura originale, con molte abitazioni di legno, a causa di un disastroso incendio che ha lasciato intatte solamente le fontane ottocentesche e, adesso, si propongono quali mete turistiche, estive e invernali, nell’’ambientazione montana suggestiva delle Dolomiti friulane per poi salire fino ai m. 1391 del Passo della Mauria, GPM di 3^ categoria. E’ un nome di lunga frequentazione da parte del Giro d’Italia e anche una storica via di comunicazione.

PIEVE DI CADORE. Si è ora nel Veneto, provincia di Belluno, nella splendida zona del Cadore, con la Magnifica Comunità omonima costituita da ventidue comuni, ricca di bellezze naturali, storiche, culturali e di vive tradizioni. Si scende per Lorenzago di Cadore, nel cui territorio nasce il fiume Tagliamento e dove si parla un dialetto con influenze ladine, come del resto in Cadore, frequentata meta di villeggiatura con varie personalità legate alle bellezze del luogo. Dopo Pelos di Cadore, frazione di Vigo di Cadore, si passa Lozzo di Cadore nel cui territorio c’è l’altopiano di Pian dei Buoi che consente la vista su ampi scorci di montagne e valli, e quindi Pieve di Cadore, riconosciuto capoluogo del Cadore, alla destra del fiume Piave e il lago artificiale formato dallo sbarramento del fiume, contornata da montagne con caratteristici profili. Ha qui sede la Magnifica Comunità del Cadore, nella centrale e caratteristica piazza Tiziano con un monumento dedicato al pittore, in un edificio cinquecentesco con torre che ospita pure un Museo archeologico paleoveneto. Nelle vicinanze c’è la casa natale, restaurata, di Tiziano e, nei pressi, la chiesa di S. Maria nascente che conserva un suo dipinto. La struttura e gli edifici decorati rivelano una certa agiatezza che derivava dal commercio dei legnami e da stretti, proficui, rapporti con la Serenissima. Di notevole interesse è il Museo dell’occhiale, in una moderna struttura, attiva realtà economica prevalente nel Cadore, con l’evoluzione storica e tecnologica degli occhiali nella zona e degli accessori collegati.
Nativi di Pieve di Cadore sono il grande e poliedrico pittore Tiziano Vecellio (1488/1490-Venezia 1576), don Luigi Ciotti, sacerdote molto attivo e conosciuto per il suo impegno anche nel sociale e Kristian Ghedina (1969), plurititolato sciatore con la famiglia di Cortina d’Ampezzo.
Il Giro d’Italia ha proposto tappe a Pieve di Cadore nel 1940 con la vittoria di Mario Vicini, 1947 Gino Bartali e nel 1979 Roberto Ceruti.

CORTINA D'AMPEZZO. Si prosegue nella breve pianura del fondovalle per Valle di Cadore, alle pendici del gruppo dell’Antelao che con la sua cima a m.3264, è la seconda vetta delle Dolomiti, dopo la Marmolada, per incontrare Vodo di Cadore, località turistica nella valle del Boite che propone spettacolari visioni dell’Antelao e del monte Pelmo. E’ qui nato (1854-1934) Giampietro Talamini, fondatore del più diffuso quotidiano del Triveneto, il Gazzettino. Segue, sempre nella valle del torrente Boite, San Vito di Cadore, fra grandi abetaie e monti sempre spettacolari, frequentata villeggiatura, con un piccolissimo, caratteristico, lago vicino al Boite.
Si percorre una strada che tende a salire costantemente, senza strappi però, in costanza di unici paesaggi, porta a Cortina d’Ampezzo, la “Regina delle Dolomiti” per definizione. E’ situata in una verde conca dello stupendo scenario dolomitico con i gruppi delle Tofane, Pomagagnon, Cristallo, Sorapiss, Cinque Torri, Croda da Lago e altri. E’ titolare di una storia di peculiare ospitalità, di respiro internazionale, già dalla metà del 1800, confermata e riproposta negli anni.

Il corso Italia è l’elegante vetrina di Cortina che ha nella settecentesca parrocchiale dei santi Filippo e Giacomo con il campanile, un conosciutissimo simbolo identificativo  incastonato nell’unico paesaggio naturale. La Casa delle Regole unisce un ricco museo geologico all’importante pinacoteca ”Mario Rimoldi” con dipinti di “grandi firme” dell’arte moderna. Lo stadio olimpico del Ghiaccio ricorda la storica Olimpiade invernale del 1956 qui organizzata. Sono innumerevoli le proposte d’attività e di mete che il territorio di Cortina d’Ampezzo offre in profusione, in svariati settori dello sci, e non solo, nel suo estesissimo territorio, con efficienti impianti. Gli “Scoiattoli di Cortina” sono un gruppo d’arrampicatori, fondato nel 1939, che raduna esperti appassionati della montagna che promuovono l’alpinismo, il soccorso alpino volontario e molto altro. Vivacissimo è pure il risvolto culturale, armonizzato con quelle delle sue tradizioni, favorito pure dalla presenza e dall’impegno in materia di molti  dei suoi affezionati ospiti.

Diversi sono i siti che ricordano luoghi, fortificazioni e ricordi bellici del primo conflitto mondiale che hanno interessato la zona, al centro d’importanti vie di comunicazione.
Oltre a Kristian Ghedina e altri specialisti degli sport della neve e del ghiaccio, Cortina d’Ampezzo ricorda Lino Lacedelli (1925-2009), alpinista che con Achille Compagnoni, furono i primi a salire il K2, la seconda vetta al mondo per altezza, nel 1954.
Il Giro d’Italia ha posto qua un traguardo di tappa nel 1939 con successo del toscano Secondo Magni (nessuna parentela con Fiorenzo Magni), Fausto Coppi 1948, Luison Bobet 1951, Angelo Conterno 1955, Giuseppe Perletto 1977 con arrivo in località Col Drusciè e, infine, nel 2012, lo spagnolo Joaquim Rodriguez.

AURONZO. Immediatamente segue il Passo Tre Croci, GPM 2^ cat., m. 1805, km. 8 d’ascesa con pendenza media del 7,2% e la massima del 12% verso la parte terminale che collega la conca di Cortina con la val d’Ansiei, fra il Cristallo a nord e il Sorapiss a sud. La discesa conduce al bivio per Auronzo e poi a Palùs San Marco, fra fittissimi boschi di faggi e conifere, un altopiano che consente la pratica di varie attività sportive e poi ancora in discesa verso Auronzo di Cadore. E’ un rinomato centro di villeggiatura sia per la stagione estiva, sia per quella invernale. La diga costruita lungo il torrente Ansiei che nasce dal lago d’Antorno, piccolissimo specchio d’acqua ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, comprese nell’esteso territorio comunale di Auronzo, alimenta il lago di Misurina e forma poi il lago di Santa Caterina, noto anche come lago di Auronzo poiché bagna l’abitato omonimo, lungo circa poco più di due chilometri, dove si sono svolte anche gare di motonautica e canottaggio.

SAPPADA. Subito dopo l’abitato si prospetta la salita del passo di Sant’Antonio, GPM 2^ cat., m. 1470, già affrontata nell’edizione 2011 del Giro d’Italia, ma dal versante opposto e che, da questa parte, ha pendenze maggiori,  è anche indicato come Passo del Zovo o di Monte Zovo. La pendenza dei km. 8.300 in ascesa è con la media del 7,5% e la massima del 15% lungo una strada fra boschi e prati.
Si passa e si scende nella val Comelico per Danta di Cadore, in costanza di paesaggio naturale integro, fino al ponte del torrente Digon che segna l’inizio di un’altra salita – inedita per la corsa rosa – di Costalissoio (Bosco dei Giavi), altra 2^ cat., a m. 1470, distinta da numeri significativi che indicano: km. 3,800 di lunghezza, dislivello m. 338, pendenza media 8,8% e massima al 14%. E’ località situata nel comune di S. Stefano di Cadore che è considerato il principale centro del Comelico, zona di tranquilla villeggiatura estiva e invernale. Si scende a San Pietro di Cadore, comune formato dalle frazioni di Costalta, Presenaio, San Pietro (residenza municipale) e Valle, con lo splendido palazzo Poli-De Poi della seconda metà degli anni 1600 e attuale sede del municipio, poi palazzo Cesco, villa settecentesca e altre caratteristiche, tipiche, costruzioni. E’ nato qui nel 1950, sciatore del fondo, vincitore di diverse e prestigiose medaglie alle Olimpiadi e ai Mondiali, il popolare “Grillo” per il suo fisico minuto. La località di Costalta è ricordata anche per passeggiate di Papa Giovanni Paolo II^ sui pendii del paese durante i suoi soggiorni in Cadore, a Lorenzago.

Il finale sale verso il traguardo di Sappada, paese che si estende in direzione est-ovest lungo tutta la valle dove scorre il Piave – un nome ricorrente e celebrato in quest’edizione del Giro a cento anni dalla vittoria nel primo conflitto mondiale. Le sue sorgenti sono nel territorio di Sappada, a quota m. 1830, alle falde del Monte Peralba, la cui cima svetta a m. 2694, al confine fra le province di Belluno e Udine e quella austriaca della Carinzia. Il piacevole e caratteristico paese sorge in un ambiente ancora incontaminato con praterie che si alternano a foreste di abeti e larici popolate da fauna varia alpina. E’ frequentata località di villeggiatura e centro attrezzato per la pratica degli sport invernali. Pregevole e peculiare è il suo patrimonio abitativo con case in stile rustico, molte delle quali completamente in legno, realizzate con la tecnica a travi sovrapposte definita “blockhaus”, soprattutto nelle otto borgate che formano Sappada Vecchia, con caratteristici balconi che d’estate sono sempre fioriti in modo variopinto. Molteplici sono i motivi paesaggistici, panoramici offerti dai luoghi e dalle montagne circostanti con varie cascatelle e laghetti alpini, di costumi e tradizioni sappadine mantenute vive, d’interesse della zona che è un’isola linguistica germanofona. Il museo etnografico Giuseppe Fontana conserva diverse testimonianze d’ambiente e cultura sappadine. E’ un comune sparso con la sede in borgata Bach ed è formato, in totale, da quindici borgate.

Legano il loro nome anche a Sappada i fondisti Silvio Fauner (1968) e Pietro Piller Cottrer (1974), entrambi protagonisti e vincenti in olimpiadi e mondiali.

Il Giro d’Italia è arrivato qui nel 1987, era la 15^ tappa Lido di Jesolo-Sappada di km. 224, vinta dall’olandese Johan Van der Velde davanti a Rominger e Giupponi, a 46”.
Indossò la maglia rosa l’irlandese Stephen Roche togliendola al suo capitano designato, Roberto Visentini, compagno di squadra della Carrera e vinse poi il Giro nel suo anno magico dove conquistò pure il Tour de France e il campionato del mondo. Una vicenda che ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro con Roche partito ripetutamente all’attacco e Visentini, spalleggiato dai compagni, che riuscì per un paio di volte a rintuzzare gli attacchi dell’irlandese ma che nel finale andò in crisi e giunse al traguardo  con un ritardo di 6’50”. Una vicenda, a suo modo “storica”, con le inevitabili code polemiche a parole forti che ancora oggi suscita discussioni e opposte opinioni.

Giuseppe Figini
(dal Tv Roadbiook del Giro d'Italia)

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