STORIA | 14/05/2018 | 07:20 Dino Paul era venuto al mondo prematuro un giorno di giugno di 101 anni fa a ovest di Pittsbourgh: Steubenville, contea di Jefferson, Ohio. Suo padre, Gaetano Crocetti, aveva attraversato l’oceano partendo da Montesilvano, in provincia di Pescara. Anche sua madre, Angela Barra, aveva sangue cento per cento abruzzese, ma era nata in America. Fino all’età di cinque anni Dino Paul aveva parlato soltanto l’italiano, anzi il dialetto abruzzese. Lasciò la scuola a sedici perché in testa aveva soltanto lo spettacolo: era bello, e per conquistarsi un pubblico gli bastavano un cappello e un microfono. Per campare fece molti più mestieri: una volta il pugile, con il nome di Kid Crochett, un’altra il benzinaio, il sollevatore di pesi e anche il croupier. Per un periodo fece l’apprendista da un meccanico di biciclette. Qualche volta riusciva a esibirsi nei localacci di New York. Fu lì che incontrò un altro come lui: simpatico, sfacciato, talentuoso, figlio di immigrati. Italiani quelli di Dino, ebrei russi quelli del suo amico Joseph Levitch. Anche lui aveva fatto il giro dei mestieri: commesso, magazziniere in una fabbrica di cappelli, fattorino in un albergo, maschera in un teatro a Brooklyn. Poi qualcuno si accorse che era un imitatore nato. Dino e Joseph decisero di esibirsi assieme, ma furono costretti a scegliersi nomi americani se volevano sfondare. Joseph Levitch diventò Jerry Lewis, Dino Paul Crocetti lo conoscete come Dean Martin.
In coppia erano perfetti: Joseph era squinternato e irresistibile, Dino era affascinante e dunque altrettanto irresistibile. Film, recital, sketch, canzoni, erano diventati una coppia d’oro. Quando si separarono, dopo dieci anni, qualcuno pensò che la carriera di Dean fosse al capolinea. Invece doveva ancora arrivare il meglio. Nel 1954 fu pubblicata That’s amore, che fu una delle canzoni più ascoltate di tutto il Novecento. L’amore per Napoli gliel’aveva trasmesso suo padre Gaetano: per andare in America era partito da Pescara nel 1913 su un treno per Napoli. In tasca aveva 25 dollari e un biglietto per la nave Hamburg, diretta a Ellis Island. E per tutta la vita aveva raccontato a Dino che non avrebbe mai più visto niente di più dannatamente bello di quella città da cui aveva lasciato per sempre l’Italia. In Ohio imparò a fare il barbiere, e appena potè si comprò una bicicletta, qualche volta portava con lui anche Angela e Dino, ovviamente prima che diventasse Dean.
Dieci anni dopo That’s amore, nel 1964, uscì Everybody loves somebody sometime, tutti amano qualcuno prima o poi: fu l’unica canzone che in quell’anno riuscì a togliere il primo posto in classifica ai Beatles. Everybody loves somebody sometime è anche la frase scritta sulla tomba di Dean, nel cimitero di Westwood, California.
Dino Paul avrebbe l’età del Giro d’Italia. Oggi la corsa è ferma, e la sede scelta per il giorno di riposo è Montesilvano. Il quartier generale è nel palazzo dello sport, il PalaDeanMartin. Gli hanno dato il nome del loro figlio più illustre, che era nato a ovest di Pittsbourgh ma l’Italia l’ha cantata tutta la vita.
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