LIBRI | 09/05/2018 | 08:00 La straordinaria vicenda di Giovanni Micheletto diventa un reading teatrale. Il sacilese (1889-1958), campione del pedale, imprenditore vinicolo di successo, attivo protagonista del Comitato di Liberazione nazionale e presidente dell’ospedale di Sacile, è portato sulle scene da Monica Beltrame e Claudio Moretti (autore anche della stesura) con l’accompagnamento musicale dal vivo del fisarmonicista Paolo Forte.
Il debutto del reading, intitolato “Giovanni Micheletto, il conte di Sacile” come il libro di Giacinto Bevilacqua dal quale è stato tratto (http://www.albaedizioni.it/portfolio/giovanni-micheletto-il-conte-di-sacile/), è fissato per sabato 12 maggio alle 20.45 all’auditorium Zotti di San Vito al Tagliamento (Pordenone). L’ingresso è libero.
L’iniziativa è del comitato tappa San Vito al Tagliamento e rientra nell’ambito delle iniziative collaterali in preparazione alla tappa San Vito al Tagliamento-Monte Zoncolan di sabato 19 maggio. Nato a Sacile nel 1889, Micheletto è stato uno dei più forti ciclisti europei di inizio secolo, in grado di conquistare il Giro di Lombardia nel 1910, il Giro d’Italia nel 1912 (con la squadra dell’Atala assieme a Carlo Galetti, Eberardo Pavesi e Luigi Ganna che non portò a termine la corsa), la Parigi-Menin (primo italiano a vincere una corsa in linea all’estero) e la prima tappa del Tour de France nel 1913. P ersonaggio stravagante, di genitori commercianti, si ritirò per noia a soli 24 anni. Durante la sua carriera ciclistica si distinse per gli atteggiamenti insoliti per un pedalatore: visitava i musei, parlava il francese, suonava il violino e, soprattutto, in corsa si soffiava il naso con il fazzoletto. Da qui il soprannome di “Conte di Sacile”.
Dopo aver portato alla massima espansione la sua azienda di produzione e di commercio di vini e liquori, durante la seconda guerra mondiale, coerentemente con i suoi ideali di giustizia e di onestà, fu tra i protagonisti della Resistenza a Sacile, militando nel Comitato di Liberazione nazionale e scampando più volte all’arresto. Nel secondo dopoguerra fu nominato presidente dell’ospedale di Sacile, guidando lo sviluppo del nosocomio cittadino anche con robuste donazioni personali. Per sua espressa volontà, alla sua morte non venne pubblicata alcuna epigrafe e la lapide sulla sua tomba non riporta fotografie né titoli.
Tuttavia ai suoi funerali partecipò una folla immisurabile di autorità politiche e sportive ma, soprattutto, di semplici cittadini omaggianti il generoso benefattore. Sono intitolati a Giovanni Micheletto il palazzetto dello sport di Sacile (Pordenone) e il museo del ciclismo Alto Livenza di Portobuffolè (Treviso).
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