STORIA | 04/04/2018 | 07:56 Ala destra. Di quelle con il numero 7 stampato sulla schiena, in testa e nelle gambe: fascia, dribbling, cross. Finché, messo alle strette dal papà, sgonfiò il pallone e gonfiò le gomme. Quelle di una bici da corsa, firmata Sanvido. E fu un’altra vita.
Ivan Piol – nome e cognome che suonano come una pedalata rotonda – ha una vita a due ruote. Cinquantasei anni, veneto di Vittorio, presidente del Pedale Feltrino (uno dei due soci presenti fin dalla fondazione nel 1988): “Papà ristoratore, mamma idem. Una sorella minore. Geometra, finché mi fu spiegato che a casa avrei portato da guadagnare o con lo sport o con il lavoro. Così niente università e feci anch’io il ristoratore”. Lo salvò – appunto - il ciclismo. “Ereditai passione ed eroi. Il papà era coppiano, poi gimondiano, poi saronniano. La prima corsa fu una folgorazione: Giro d’Italia 1982, tappa di Bassano del Grappa, Fuente in fuga sullo sterrato, Baronchelli, Gimondi e Merckx all’inseguimento, gruppo dei migliori ricongiunto in discesa, volata nel velodromo di cemento, primo Moser”. Ivan continuò con il ciclismo: “Da Saronni passai a Bugno, poi, conoscendoli da più vicino, cominciai a tenere a tutti i corridori, e anche a tutte le corse. Intanto i corridori abbiamo cominciato a crescerli in casa: adesso siamo a 240 tesserati, e due ragazze sono state convocate nella nazionale di mountain bike. Le corse le ho viste, frequentate, disputate, organizzate: e quando sembrava che la Granfondo Campagnolo smettesse di pedalare, abbiamo continuato come Granfondo Sportful. La prima edizione nel 1994 eravamo in 1200, la seconda nel 1995 in 2500, ma nevicava, oggi è considerata tra le più belle e le più dure del mondo”.
Piol e il Pedale Feltrino hanno custodito e gestito non solo quella, ma anche la 24 ore Castelli di Feltre, hanno collaborato cinque anni con la Granfondo Campagnolo di Roma, e lo fanno ancora con quelle della Rcs Sport e di Radio DeeJay… “E con Pinarello siamo stati in tutto il mondo, dalla Guadalupa al Madagascar, dovunque ci fosse la possibilità di pedalare”. Nella sua personale enciclopedia, “sempre da amatore puro”, Piol colleziona “quattro Giri delle Fiandre, una Liegi-Bastogne-Liegi, un’Amstel Gold Race, due Otztaler, innumerevoli Maratone delle Dolomiti…”. L’ultima granfondo delle Fiandre la scorsa settimana: “Non esiste corsa più affascinante, più appassionante, più educativa, più partecipata. Perché appartiene al popolo, alla terra, alla storia. Da noi, se manca il campione, la gente si allontana non solo dal ciclismo, ma da tutti gli sport. Al Fiandre la gente c’è e ci sarà sempre, perché ama la corsa. E che soddisfazione quelli che ti aiutano, a urli, parole, gesti”.
Sabato 7 aprile, alle 10.30, a Feltre, nel Teatro della Sene, Piol e il Pedale Feltrino organizzano una tavola rotonda sulla bike economy all’interno del festival “W la bici viva” curato dal Comune di Feltre e dall’associazione Ti con Zero. “Questa è una zona che sembra nata anche per il ciclismo – dice Piol –, fra Rolle e Manghen, Grappa e Croce d’Aune, e grazie anche alla Granfondo Sportful. La bicicletta porta non solo piacere e stima, ma anche commercio e turismo. Nel 1995 Feltre aveva 300 posti-letto, oggi, tra hotel restaurati e bed’n’breakfast aperti, un migliaio”.
Con lui ne parleranno Gianluca Santilli (membro della commissione per la bike economy e marketing dell'Unione ciclistica internazionale), Alessio Cremonese (amministratore delegato della Manifattura Valcismon), Luca Baraldi (amministratore unico di Segafredo Grandieventi), Fabio Celeghin (Ceo della Distribuzione moderna organizzata e sponsor del team Vini Fantini-Nippo), Mauro Benetton (imprenditore), Marzio Bruseghin (ex campione italiano di ciclismo, viticoltore e accompagnatore di cicloturisti) e Claudio Gregori (giornalista e scrittore).
Info: Assessorato all'Ambiente, città di Feltre tel. 0439 885222; www.visitfeltre.info; FB Visit Feltre; FB W la bici; FB Biblioteca della Bicicletta Lucos Cozza; Telegram Feltre cultura
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