CUNEGO, IL LUNGO ADDIO

PROFESSIONISTI | 22/03/2018 | 07:15
Piccolo principe, per semplificare lo abbiamo chiamato così, come un poetico eroe delle favole. Damiano Cunego piccolo lo era davvero quando vinse il Giro d’Italia lasciando tutti senza parole, a ventitrè anni, età in cui il Giro lo vinci soltanto se sei Coppi, Bartali, Binda, Merckx, Saronni, e appunto Cunego. E principe lo è stato sul serio, senza mai alzare la voce, senza mai pretendere il rango che spettava di diritto a un collezionista di corse. Tre volte il Lombardia, un Tour (nel 2006) corso da miglior giovane, e poi l’Amstel, l’argento ai Mondiali del 2008. Ma quasi all’improvviso le luci si sono abbassate, vincere è diventato meno facile, e i confini del mondo si sono allargati così tanto che è sembrato impossibile riuscire a rincorrere tutto quanto. Oggi Cunego sarà al via della Coppi e Bartali, corsa che ha vinto due volte (nel 2006 e nel 2009). E una tappa dell’edizione 2013 rimane la sua ultima vittoria in Italia. E’ una delle ultime volte che lo vediamo corridore: sarà ancora al Tour of the Alps, al Giro del Giappone e al Giro di Svizzera prima di chiudere la sua carriera al campionato italiano, a fine giugno.
 «Sì, è vero, è una specie di conto alla rovescia. Ma io faccio le solite cose: mi alleno, corro. Magari ogni tanto dedico un po’ di tempo per prepararmi al dopo».

Ha deciso cosa farà da grande?
«Sto lavorando a diverse cose, anche interessanti. Sono proiettato a fare il coach, l’allenatore. Ma anche a sfruttare la mia esperienza e la mia immagine per la squadra, la Nippo Vini Fantini. Intanto ho cominciato a studiare, sono iscritto a Scienze Motorie».

Che cosa le mancherà della vita di prima?
«Corro in bicicletta dal ’96, sono professionista dal 2002, questo stile di vita è un’abitudine. Magari sarà dura, o forse no, magari scoprirò che mi piace fare altro. Forse mi mancheranno piccoli riti come attaccare il numero sulla schiena. Ma c’è un tempo per tutto, bisogna essere bravi a capire quando è ora di smettere».

Che cosa non le mancherà?
«Allenarmi o correre quando c’è brutto tempo».

Bugno disse: ero stanco di essere un vecchio corridore, non vedevo l’ora di essere un giovane uomo. Condivide?
«Non del tutto, a me non pesava essere corridore. A volte l’esperienza gioca anche a tuo favore, anche se qualche volta ti senti inadeguato. Non conosco quello che mi aspetta, ma voglio essere pronto».

Il giorno che sceglierebbe di rivivere?
«Nello sport una delle tappe del mio Giro, diciamo quella di Falzes».

E fuori dallo sport?
«Sono abbastanza fortunato, ho avuto tante giornate belle. Quando è nata Ludovica ero lì, quando è nato Cristian ero a San Sebastian, l’ho visto che aveva due giorni. Ma quelli sono stati i miei giorni speciali».

Quanto è grande la delusione di non poter chiudere al Giro?
«Tanto. Per me, per la squadra, anche per la gente».

Le piace di più questo ciclismo o quello dei suoi inizi?
«Ora è tutto molto globalizzato, e l’Italia non riesce a reggere il passo. Magari è solo un ciclo, poi torneremo. Il livello è alto, non è un brutto ciclismo. A me però piaceva di più quello di prima, forse perché ero protagonista».

Quante volte abbiamo detto: Cunego poteva fare di più.
«Non sono d’accordo. Io sono contento».

Che voto darebbe alla sua carriera?
«Io mi darei dieci, non so se si può. Rimpianti non ne ho, si chiude una fase e se ne apre un’altra».

Alessandra Giardini, da Stadio
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COMMENTI
22 marzo 2018 09:42 daniz2015
Ma perchè invece di Cunego, al Giro hanno invitato la squadra israeliana ?

la Partenza
22 marzo 2018 11:00 9colli
"" Purtroppo "" il Giro parte da Israele e quindi l'unica squadra di quel Paese è stata invitata ( come da Prassi) che poi sia giusto o meno Far partire il Giro D'Italia da Israele NON mi compete ma quanto meno mi sembra "" Pericolosino ""

Dignitoso
22 marzo 2018 11:39 runner
Apprezzo la serenità e la dignità di Cunego. E anche il suo comportamento in carriere quasi sempre corretto (anche se non fu molto elegante il gesto di stizza sul traguardo del Mondiale di Varese, alle spalle di Ballan...).
Purtroppo una carriera a due volti, che lascia un po' perplessi. I primi anni strabilianti e poi un calo inesorabile.
In ogni caso un palmares più che onorevole.

22 marzo 2018 16:46 daniz2015
9colli,

Se il Giro non avessero invitato la squadra israeliana, allora sarebbe saltata la partenza da Gerusalemme ?

Grande CUNEGO.
22 marzo 2018 21:10 SERMONETAN
Auguri PRINCIPE,per il tuo futuro,ricordo come fosse ieri il tuo primo raduno a Terracina con la Saeco nn avevi ancora la bici ufficiale e usavi una bici Fontana,e sulla salita in finale con pendenze del 17xcento,fatta tipo gara sei arrivato 1 secondo Di Luca,eri sbarbatello.ma si vedeva che avevi gran motore.

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