PROFESSIONISTI | 28/05/2017 | 07:01 E’ il francese Thibaut Pinot che stappa la bottiglia magnum del vincitore di tappa di Prosecco Astoria ad Asiago. E’ la sua prima vittoria alla corsa rosa. Precede nell’ordine Zakarin e Nibali nel gruppetto all’attacco con Pozzovivo e Quintana, sempre in rosa, di Tom Dumoulin che ha perso 15” difendendosi egregiamente. L’impressione confermata è quella di un grande livellamento delle forze in campo che potrebbe ripercuotersi su alcuni dei protagonisti nella prova contro il tempo che, comunque, favorisce l’attitudine allo sforzo solitario di Tom Dumoulin, pronosticatissimo sia per il successo di tappa, sia per il rosa finale con le altre posizioni del podio in discussione. Finale da vivere con passione, con i primi sei della generale racchiusi in 1’30”. (Clicca qui per scoprire le quote proposte dagli esperti di UNIBET).
E’ il cronometro che connota l’ultima tappa del Giro d’Italia n. 100 con il ritrovo e la partenza nell’autodromo di Monza, a sua volta situato all’interno dell’area dell’estesissimo Parco di Monza, realizzato all’inizio del 1800 con progetto del famoso architetto Luigi Canonica, fra i maggiori parchi d’Europa. Sorge in prossimità della splendida Villa Reale, imponente e, nel medesimo tempo, armoniosa realizzazione della fine del 1700 dell’architetto Giuseppe Piermarini al quale fu commissionata da Maria Teresa d’Austria, recentemente riportata all’originale splendore. L’arrivo è nella prestigiosa cornice di Piazza Duomo a Milano.
E’ da qui che, per similitudine con i bolidi di F1, apriranno il gas gli specialisti del passo per un percorso tutto piatto, anzi con leggera tendenza a scendere, di km. 29,300. Nella seconda parte l’itinerario originariamente previsto con il passaggio della corsa dal rondò di Piazzale Loreto, a Milano, dove il Giro d’Italia ha letteralmente mosso le prime pedalate giusto il 23 maggio del 1909, è stato mutato, in sordina, poco prima del via del GiroCento e il nuovo non prevede questo “storico” ricorso. Peccato, con un sentimento di rincrescimento per un fatto che, comunque, non muta né la natura tecnica, né la distanza della prova di oggi. Contingenti ragioni di viabilità o ragioni di visibilità di recenti realizzazioni architettoniche hanno probabilmente prevalso sulla storia, magari minore ma storia, che quest’edizione storica (e abbondiamo volutamente con tale aggettivo) avrebbe meritato, nella sua città, in ricordo dell’atto di nascita ufficiale del Giro d’Italia. Questi, però, sono i tempi, “o tempora, o mores”, per dirla con i romani, quelli di Cicerone.
Sempre nella storia, anche se in tempi più recenti, si colloca a Monza l’autodromo del 1922 che è la sede di risonanza mondiale del G.P. d’Italia di Formula 1 con 79 edizioni qui corse delle 87 disputate. Tanti avvenimenti motoristici, sia delle quattro, sia delle due ruote, si sono svolti in questo tempio della velocità evocando i nomi di grandi figure degli sport motoristici.
La città di Monza, capoluogo della relativamente recente provincia di Monza-Brianza, è la terza città per numero di abitanti della Lombardia. Di peculiare importanza è pure la sua storia con Teodolinda, regina longobarda, del periodo fra il 500 e il 600 e la famosa Corona Ferrea che incoronava i re d’Italia fino all’inizio del 19^ secolo con la tradizione che contempla che nella sua struttura sia inserito un chiodo utilizzato nella crocefissione di Gesù. Il patrono della città, polo di riferimento della Brianza con una diversificata economia in vari settori, è San Gerardo.
Il Giro d’Italia, nel 1949, aveva posto proprio nell’autodromo il traguardo finale con Fausto Coppi in rosa e la vittoria di Giovanni Corrieri, fido scudiero siculo-tosco di Gino Bartali, scomparso a 97 anni nello scorso gennaio, a vincere la volata.
Il ciclismo è sempre stato in auge a Monza, in varie forme, con monzesi di nascita o d’adozione. Campeggia il nome di Fiorenzo Magni, uno dei grandi del ciclismo, toscano d’origine di straordinaria forza e coraggio, nello sport e nella vita, che è diventato orgogliosamente monzese d’adozione valorizzando e personificando le doti attribuibili ai cittadini di Monza e dintorni. Fu poi dirigente di grande valore e che ha realizzato il Museo del Ciclismo del Ghisallo con notevolissimi e cospicui apporti personali. Pure Gianni Bugno è orgogliosamente monzese d’adozione e per questi due grandi nomi riteniamo superfluo aggiungere ogni altro riferimento o notazione.
Monzese purosangue, invece, era Giorgio Albani, corridore d’alto profilo, poi direttore sportivo e quindi vice direttore di corsa delle gare rosa per moltissimi anni. Era persona di concreto valore, legato da fraterna amicizia a Fiorenzo Magni, a Ernesto Colnago della vicina Cambiago, così come Luigi Sardi, “il maresciallo”, d.s. del Pedale Monzese, della Philco e collaboratore delle corse Gazzetta, Salvatore Crippa, professionista di vaglia, Mario Fossati, felicissima penna che ha raccontato splendide pagine di ciclismo, e molti altri che sono ricordati nel libro “Pedali tra i cordoli” di Stefano Arosio. E’ un giornalista del Cittadino di Monza che attraverso il “fil rouge” della storia del Pedale Monzese, ancora oggi, fra mille difficoltà, con maglia “pulita”, senza sponsor, ora presieduto da Federico Gerosa – anch’egli speaker per molti anni nelle gare rosa – rappresenta un’articolata narrazione su vari versanti del ciclismo e del motorismo. Vice presidente del Pedale Monzese è ora Roberto Albani, il figlio di Giorgio che fu per decenni il presidente del sodalizio.
Il percorso della cronometro prevede la percorrenza di un intero giro del circuito, l’uscita dal parco di Via Cavriga, Corso Milano, il quartiere di San Rocco, la via Borgazzi e l’entrata in provincia di Milano, a Sesto San Giovanni, popoloso centro che ricorda la figura del grande pistard Ferdinando Terruzzi (1924-2014), titolare di una straordinaria carriera di seigiornista globe-trotter sulle piste di tutti i continenti.
Dopo Viale Italia, si trova Sesto Marelli che ricorda una delle numerosissime industrie che hanno caratterizzato fino a qualche tempo fa l’estesa attività industriale di Sesto e la località de La Bicocca, luogo di battaglie medievali e poi d’insediamenti industriali. La cronometro lascia la prevista e originaria direttrice del Viale Monza che termina al rondò di Loreto. Si prosegue nell’ambito comunale di Milano, per Piazza Carbonari, la lunga Via Melchiorre Gioia, e riprendere il percorso annunciato in precedenza per Porta Venezia e l’omonimo Corso dove sono terminate varie edizioni del Giro, Piazza San Babila, Corso Matteotti e quindi Piazza Duomo.
E’ nella Piazza simbolo della città meneghina, interessata per la prima volta da un arrivo di tappa della corsa rosa nel 1972, era l’ultima, da Arco a Milano, vinta da Enrico Paolini con Merckx in rosa, che è posto il traguardo finale del Giro100. Podio, premi, telecamere, obiettivi, riconoscimenti, baci e strette di mano per il vincitore di tappa e delle altre numerose classifiche e applausi per tutti, da tutti, come prevede il copione con milanesi d’origine e d’acquisizione a stringersi attorno al Giro e ai suoi protagonisti.
Dopo i suoi primi e felici cento anni di storia intessuta di storie d’ogni tipo, il Giro d’Italia si prepara a ripartire per un altro secolo, e più, con personaggi, storie e passioni dove i corridori sono e saranno sempre i primattori. Magari – è augurabile - con qualche successo in più per gli italiani, rispetto all’unico di quest’anno, per ravvivare e rinnovare una passione popolare che è sempre la cornice da cui trae alimento lo sport della bicicletta, anche in tempi di mondializzazione del ciclismo. Auguri a tutti!
Giuseppe Figini
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