GATTI&MISFATTI. SCARPONI RESTA, SCARPONI È AL GIRO
GIRO D'ITALIA | 06/05/2017 | 19:04
di Cristiano Gatti -
Ci sono presenze da imbucati, per fortuna rapidamente spazzate via dall’antidoping, e ci sono assenze che altrettanto rapidamente diventano presenze inamovibili, per sempre. “Michele è qui”, “Michele nel nostro cuore”, “Michele Ajò”. Non c’è borgo o contrada del Giro che dalla prima ora non renda omaggio all’amico mancato, mai così amato, mai così acclamato.
Michele, se da qualche parte mi senti, posso garantirtelo: hai già vinto il Giro della popolarità, per distacco. Il vincitore finale, a Milano, non potrà contare tanti striscioni, tante foto, tanti cartelli, tanti muri dipinti. Nemmeno a parlarne. E anche se è vero che in questo strano mondo bisogna morire per diventare migliori, ti assicuro che nel tuo caso non vale. Sei davvero nel cuore degli italiani, nel modo più spontaneo e lieve. La tua morte non è finita subito nel dimenticatoio, come avviene solitamente con i ritmi tritatutto dei nostri tempi moderni, in cui stragi, calamità, delitti vengono superati e rimossi dalla sera alla mattina.
Scarponi resta, Scarponi è al Giro. Posso testimoniarlo, chilometro dopo chilometro. Succede un fenomeno veramente strano: dopo tanti anni, l’omaggio a Scarponi ha sostituito l’omaggio a Pantani. Non è una stupida misurazione da applausometro, non è un macabro derby tra caduti della bicicletta. Credo ci sia qualcosa di molto logico e umano, in questo rinnovamento nella memoria. Troppo fresca, troppo pesante, troppo tenera la tua assenza, caro Michele. La gente ha sensori misteriosi, ma in perfetta efficienza.
Non ho spiegazioni antropologiche da divulgare. Ma non credo di sbagliare pensando che il popolo senta vivissimo il vuoto di un figlio suo, molto suo. Scarponi, dicono tutti, non è una star dello sport che si è schiantata con una fuoriserie alle tre di notte, tornando dalla discoteca. Scarponi, continua a dirsi la gente semplice, è un atleta morto sul posto di lavoro, uscendo di casa per andare ad allenarsi, ore otto del mattino. Come tanti operai, tanti impiegati, tanti studenti. Come un italiano perbene, contento del suo lavoro, devoto al suo grande mondo piccolo.
Forse anch’io mi sto lasciando prendere dai sentimenti. Ma non è peccato. L’importante è andare avanti fino a Milano in questo modo, senza overdose di vuota retorica. Nella discrezione e nel riguardo, nel ricordo e nel rimpianto, solo nel nome di un affetto sobrio e sincero.
Michele, puoi metterti tranquillo. Goditi la santa pace in santa pace. Girando per l’Italia, si percepisce quanto siano importanti certe umane consolazioni: possiamo dirlo sul serio, la tua corsa non è finita, continua solo in modo diverso. Nel gruppo ti confondevi come uno dei tanti, era fatica individuarti. Ora sei uno dei pochi, ti si vede a colpo d’occhio. Meglio ancora, ti si sente. Maglia rosa dell’affetto popolare. Michele è qui. Michele per sempre.
Michele è presente nelle nostre menti e nei nostri cuori.
È presente anche realmente con la sua bici che l\'Astana porta sull\'ammiraglia. Applaudiamola al suo passaggio gridando il suo nome.
Se lo merita!!!!
Bel articolo.
6 maggio 2017 23:19noel
Sig. Gatti complimenti, condivido in pieno il suo pensiero. Michele sarà a lungo con noi !
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