VIVE LA FRANCE, OUI LA FRANCE!

TUTTOBICI | 27/04/2017 | 07:45
E un giorno di marzo mi è rovinata addosso la Mila­no-Sanremo. Rovinata ad­dos­so in tanti sensi, lineari o contorti. Rovinata addosso perché ho dovuto constatare che era in rovina, davvero, nel sen­so di interessi abbandonati, me­morie trascurate, spazi ridotti sui giornali e alla televisione (e il passato per quanto glorioso considerato come un rudere). Rovinata addosso perché quasi quasi non mi ero accorto che era il suo giorno, e me ne sono un bel po’ vergognato, e la vergogna ha terremotato me e anche quello che la corsa ha significato per me in tanti anni di un giornalismo ciclistico che ogni tan­to mi fa pensare che mi sto aggirando fra le sue (appunto) macerie. Rovinata addosso perché non ho potuto fare a meno di notare che sulla strada dei corridori c’era poca gente, e abbastanza indifferente allo spettacolo che pure esisteva. Rovinata addosso perché ho fatto troppo in fretta a lasciarmela dietro, come appunto mi accade con un panorama brutto, un quadro-crosta, un detrito.

Sapendola senza gusto ho evitato di rimasticarla in qualche modo e mi sono concesso subito l’appetito per le altre grandi corse della primavera, intanto che mi apprestavo a festeggiare un altro mio anno superato di pé-pé-hache (pi-pi-acca nell’alfabeto francese), lettere iniziali di passe pas l’hiver, non passa l’inverno, definizione usata ironicamente e crudelmente dai giovani transalpini nei riguardi di noi vecchi quando arranchiamo nei freddi della stagione e della vita. Fe­steg­giando(mi) in francese ho pensato a come e quanto il mio giornalismo è stato influenzato da quella lingua, quei giornalisti, quelle ga­re, quel ciclismo. Cerco di spiegarlo qui, sperando che interessi a qualcuno.

Sono nato allo sport quando il francese era la lingua più parlata o comunque più usata nel mondo sportivo e magari non solo in quello, e ho seguito specialmente due sport molto in francese, il ciclismo e lo sci: il se­condo ha ceduto all’anglofonia per primo, nel ciclismo pink jersey al posto di maglia rosa è recente, e ancora non si osa parlare troppo di yellow jersey. Andavo il più possibile a Parigi per intervistare i giornalisti favolosi de l’Equipe ed anche per vedere les filles nues al Concert Mayol, il teatrino-localaccio che ha cresciuto ai misteri femminili anche tanta stampa italiana della bicicletta, tanti réputés techniciens come ci autodefinivamo prendendoci persino un poco sul serio. Una volta al peccaminoso Concert Mayol - dove nell’intervallo les danseuses nues giravano col piattino per un obolo dicendo à votre bon coeur, merci - ho beccato tutta la Nazionale italiana di ba­sket, gioco che allora si chiamava an­cora pallacanestro, intanto che loro, gli azzurri, beccavano me.
Da allora, seconda metà de­gli anni cinquanta, mi sembra di essere sempre stato in love con la Francia: mia prima Olimpiade, quella invernale del 1960 a Squaw Valley, Cali­for­nia, Usa, e uomo dei Giochi il di­sce­sista francese Jean Vuarnet, pri­mi sci in metallo, e lui poi citì della Nazionale italiana di Thoeni e Gros. Stesso anno, mio primo Tour de France e vittoria di Ga­sto­ne Nencini. Stesso favolosissimo 1960 con i Giochi di Roma, un solo oro per la Francia e all’ultima gara, quella di equitazione, e io triste. Mia prima tragedia vissuta da vicino la morte di Tom Simpson, ciclista inglese amico mio, sul Mont Ventoux nel Tour del 1967, per sole e alcol e doping. Lo sport francese vinceva poco nel mondo però conoscevo a Parigi, quattro anni prima che venisse a giocare a calcio in Italia, un certo Michel Pla­tini, del quale rimanevo e (spero) rimango amico. In testa ma più ancora in cuore le canzoni francesi più di quelle italiane, la Piaf più di ogni altra creatura canterina al mon­do.

E l’altra sera a Torino con Gianni Mura a parlare di sport al Circolo della Stam­pa, lui che non mi invidiava le mie persin troppe Olimpiadi e io che gli invidiavo i suoi mai troppi Tour de France. Perché se devo pensare, ancora adesso, con le tecnologie che ci danno tutto lo sport, anche dal didentro (Gio­van­ni Mosca il grande umorista me lo aveva profetizzato a Bordeaux, una sera di Tour: “Presto lo striptease non ci basterà e ci faranno vedere le ballerine in pancreas”), con non solo la non necessità di andare sul posto a vedere lo sport, ma addirittura con la necessità di stare davanti al video per non perderci qualcosa di quello che tutti vedono, ancora adesso se devo pensare ad un terreno ideale per quello che chiamavamo reportage - andare, vedere, raccontare – pen­so al Tour de France. In un paese a cui Dio in fase di creazione ha dato mari fiumi monti splendidi, terra opima di cibi e vini sontuosi, canzoni mirabili, senso profondo dell’amore, della poesia, della cu­ci­na, della libertà, della ragione, dell’eguaglianza, e quando si è ac­corto di avere esagerato ha cercato di rimediare all’ingiustizia verso il resto del mondo. E allora - lo dico ai tanti miei amici transalpini - ci ha messo dentro i francesi, che so­no bravi ma lo sanno e ce lo fanno troppo sapere e rompono. Anche e magari specialmente nel ciclismo, dove non vincono il Tour dal 1985 di Hinault, ma se ne fregano e lo amano e lo omaggiano sempre più.

Gian Paolo Ormezzano, da tuttoBICI di aprile
Copyright © TBW
COMMENTI
Giusto!
27 aprile 2017 15:37 runner
Concordo con Ormezzano. Anche il ciclismo (come tutto il resto peraltro)ha calato le braghe agli anglofoni, con la solita scusa che l'inglese è la lingua più parlata...
Anche se, come ha scritto pure Ormezzano stesso e come tanti si ricordano ancora, non è sempre stato così. E soprattutto nel ciclismo dove la lingua ufficiale è sempre stato il francese.
Ma tant'è, il mondo cambia.
Una cosa, però, dobbiamo continuare a riconoscere nei confronti dei francesi e dire loro un sincero "Chapeau" (al di là del loro un po' eccessivo sciovinismo): la loro enorme passione per il ciclismo e il loro tifo sincero anche per i corridori non francesi.
Dalle tante tappe seguite al Tour in passato, ricordo bene la stima che avevano per Pantani e, più recentemente, per Nibali.
Senza contare i milioni di francesi che ogni anno si riversano sulle strade per veder transitare il Tour....
In questo dobbiamo solo imparare.

Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Filippo GANNA. 10 e lode. Parte forte, per concludere fortissimo. Gli ultimi quattro chilometri a oltre 63 chilometri orari (62, 970, per la precisione gli ultimi 4.200 metri), per una media finale che è di gran lunga superiore ai 56...


La città e il traguardo di Valladolid portano bene a Filippo Ganna. Esattamente come due anni fa, infatti, il campione italiano contro il tempo della Ineos-Grenadiers si è imposto nella cronometro con partenza e arrivo nella località castigliana...


Ci aveva detto che non era al massimo della condizione e che c'era il rischio saltasse il GP de Québec, ma a Michael Woods le cose sono andate ancora peggio. L'atleta canadese, infatti, a causa di un'ernia saltata fuori nelle...


L'Union Cycliste Internationale annuncia che il corridore italiano Giovanni Carboni è stato provvisoriamente sospeso in conformità con le regole antidoping dell'UCI, a causa di anomalie inspiegabili nel suo passaporto biologico dell'atleta nel 2024. L'UCI non commenterà ulteriormente mentre il procedimento...


Il Tour de l’Ardèche ha ripreso la sua marcia e, dopo l’annullamento della tappa di ieri deciso dal Prefetto, oggi ha proposto una frazione di 119 chilometri scattata da Avignone e terminata a Pernes-les-Fontaines con la vittoria di Mischa Bredewold....


Uno, due e tre. È un Isaac del Toro scatenato, quasi impossibile da domare. Il messicano cala il tris nel giro di quattro giorni stravincendo il Gp di Peccioli - Coppa Sabatini, un successo che si aggiungere al GP Industria...


Cesare Chesini brinda al successo nella seconda tappa del Turul Romaniei (Giro di Romania), la Pitești-Pasul Dichiu di 172 chilometri. Il veronese della MBHBank Ballan CSB Colpack si è imposto in volata sull'austriaco Hofbauer con il quale è stato autore...


Il magnifico scenario offerto da La Spensierata Cantina Vinicola in Franciacorta a Monterotondo di Passirano ha accolto ospiti, autorità, media e amici che hanno presenziato alla conferenza stampa di presentazione ufficiale di La Dario Acquaroli, la gara MTB internazionale che...


Con il Grand Prix Cycliste de Québec 2025 comincia il grande weekend di ciclismo in terra canadese. Corridori e squadre sono arrivati in città martedì sera e in questi giorni, oltre a smaltire il jet lag, ne hanno approfittato per...


Christian Scaroni (XDS Astana), sesto nell’appuntamento toscano, consolida la sua leadership in vetta alla classifica della Coppa Italia delle Regioni: grazie ai 18 punti conquistati sale a quota 118 nella graduatoria individuale, allungando ulteriormente su Giulio Ciccone (Lidl-Trek). Continua la crescita di Davide Piganzoli (Polti...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024