DONNE | 25/01/2017 | 09:43 Nuove accuse di sessimo colpiscono la Federazione britannica, il suo ex presidente Brian Cookson, oggi numero uno dell'UCI, ed il Team Sky. E portano la firma "pesante" di Nicole Cooke, per lunghi anni numero uno del ciclismo femminile mondiale. Nella sua audizione davanti alla Commissione d'inchiesta del Parlamento britannico, Cooke ha parlato di sessismo sistematico, conflitti di interesse, mancanza di responsabilità, uso improprio di fondi pubblici, "gestione" di prove antidoping.
«Un sistema gestito da uomini per gli uomini e sistema un antidoping in cui le persone sbagliate combattono la guerra sbagliata, nel modo sbagliato, con gli strumenti sbagliati» ha detto Cooke, protagonista in nazionale dal 2002 al 2012, proprio durante la presidenza Cookson.
«British Cycling non ha fornito al team femminile lo stesso supporto riservato agli uomini. Per i Giochi di Pechino non sono riusciti a fornirmi un body per le crono ed Emma Pooely ha dovuto cucire un logo Sky su una vecchia tuta. E anche prima di Londra non siamo state assistite, non c'è stata programmazione dell'evento, sempre io ed Emma abbiamo dovuto pagarci voli e alloggio per la trasferta in Australia».
E ancora: «Dave Brailsford ha gestito il progetto con il CEO Ian Drake e il presidente Brian Cookson, ma la squadra femminile è sempre stata ai margini» sottolinea Cooke in una dichiarazione scritta.
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