Olimpiadi: la politica non può nascondersi dietro allo sport
| 05/08/2008 | 13:16 La notizia in sè... non fa notizia. Si legge sulle agenzie: «Il gesto dell'atleta tedesca Imke Duplitzer, che ha annunciato di non prendere parte alla cerimonia inaugurale dei giochi per protesta contro il mancato rispetto dei diritti umani in Cina, sia da stimolo per tutti gli atleti, compresi quelli italiani". Lo dichiara in una nota il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri. "Si tratta di un gesto simbolico -spiega Gasparri- che dovrebbe invitare tutti a riflettere su quei principi fondamentali, pace, liberta' e democrazia, che non possono essere messi in secondo piano. Anche con queste manifestazioni di dissenso, come gia' avvenuto in passato, si puo' esprimere sostegno e solidarieta' alle popolazioni che vedono soffocata la propria libertà».
Tutto giusto, per carità. E le parole di Gasparri ci servono solo da pretesto. Ma la politica, di qualunque colore essa sia, non può pensare di affidare allo sport messaggi che lei stessa non è capace ddi dare. Nessun paese occidentale, orientale, del nord o del sud del mondo si è CHIARAMENTE schierato contro la Cina, tutti andranno a Pechino con le loro nazionali (come è giusto che sia) e quasi tutti saranno rappresentati alla cerimonia inaugurale. Perché tutti sono più o meno in farri con il colosso cinese. E chiedere allo sport e ai singoli atleti di manifestare per il Tibet è un modo troppo comodo di lavarsi la coscienza. Perché dei diritti umani - in Cina come altrove - bisogna ricordarsi ogni giorno, ogni ora e non solo alla vigilia delle Olimpiadi. Se poi ci sarà qualche forma di protesta, personale o di squadra, ben venga, ma i politici di tutto il mondo siano consapevoli che a generarla è stato qualcosa di più profondo del loro falso e finto impegno.
Paolo Broggi
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