
Un tipo tosto: maglia nera, calzoncini corti neri, calze nere, scarpe bianche, muscoli tonici (se non trofici) non solo nelle gambe ma anche nelle braccia, l’espressione dura, lo sguardo truce, i capelli imbrillantinati con la riga a sinistra, i baffi alla moda da corridore eroico. Sì, un tipo tosto: in posa davanti all’obiettivo del fotografo, la mano sinistra appoggiata sul fianco, la destra che impugna il manubrio al centro, la bici accanto, una bici da pista, senza freni, a scatto fisso, telaio nero e tubolari bianchi.
Nome e cognome, Giuseppe Rossi. Era un pioniere del ciclismo. La foto risale alla fine dell’Ottocento. Nato a Carpaneto Piacentino nel 1881, famiglia benestante, la passione per la velocità, tant’è che Rossi prima si cimentò nel ciclismo, poi nell’automobilismo, infine nell’aviazione. Poco si sa della passione a pedali e al volante, molto di più su quella per gli idrovolanti e i velivoli, dove fu progettista, pilota, collaudatore e imprenditore, nonché primatista italiano in voli di durata con passeggero e voli di durata in circuito chiuso.
Massimo Mondini – per l’associazione Forum Clodii di Bracciano – ha scritto “L’hangar Rossi”, un libriccino di 48 pagine ricco di illustrazioni tra foto e documenti, lettere e cartoline, in cui recupera la storia di Rossi. Un personaggio così importante avrebbe dovuto meritare una letteratura scritta sulle sue azioni, anche di guerra, e sulle sue intuizioni, anche industriali. Invece Mondini ha dovuto lottare per scavare e ritrovare poche gemme storiche. Fra queste, il capannone costruito sulla riva del Lago di Bracciano nei primi anni Venti, un padiglione a navata centrale senza pilastri, all’avanguardia a quei tempi, oggi ancora esistente, ma abbandonato e in rovina.
Bracciano era la capitale del volo in Italia, l’aeroporto di Roma, con l’idroscalo degli inglesi (l’Imperial Airways, sulla rotta che portava da Southampton all’India o al Sudafrica) e l’area di Vigna di Valle (dove oggi sorge il Musam, Museo storico aeronautica militare). L’hangar Rossi fu la culla dei grandi idrovolanti CAB 1 e CAB 1 bis, trasformati da militari a commerciali, con trasporto passeggeri (24 più quattro di equipaggio). La Seconda guerra mondiale costrinse la ditta di Rossi alla chiusura. Lui rimase a Bracciano, dove morì nel 1957. Ma quella fotografia di lui con la bicicletta, in un bianco e nero sbiaditi dal tempo ma ancora ricchi di energia, ce lo restituisce giovane, forte, deciso, velocista pronto a scattare e sprintare. Un tipo tosto.
“L’hangar Rossi” verrà presentato dall’autore domenica 5 ottobre alle 11 nella Chiesa di Santa Maria del Riposo a Bracciano, ingresso libero, nell’ambito della Festa del Turismo Lento, un progetto dell’associazione Ti con Zero ETS / Cammino dei Vulcani, con la collaborazione del Museo civico e della Biblioteca civica e il patrocinio del Comune di Bracciano, Parco regionale naturale Bracciano-Martignano, Parco regionale naturale Marturanum, Parco regionale naturale di Veio, Consorzio del lago di Bracciano, e il contributo di tante associazioni del territorio. Il programma completo si può consultare sul link https://www.camminodeivulcani.it/index.php/2025/09/22/festa-del-turismo-lento-calendario/
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