
Patrick Lefevere è tornato a parlare di Remco Evenepoel, il grande campione belga che proprio Lefevere aveva voluto nel suo branco di lupi. L’ex Ceo della Soudal-Quick Step non è rammaricato e non prova rancore e pensa che per Evenepoel il passaggio alla Red Bull- Bora Hansgrohe sia una buona occasione.
«Anche con me come amministratore delegato, Remco non sarebbe rimasto - ha detto Lefevere sulla sua rubrica Column -: ovviamente non posso fingere che non sia successo nulla su Remco questa settimana, ma ripeto, non posso dire molto contrattualmente. Quando ho venduto le mie azioni all'interno della squadra, ho anche firmato un accordo di non divulgazione. Questo significa che non posso lavorare per un'altra squadra entro un certo periodo e quanto accade all'interno della squadra deve mantenere il segreto».
Esiste un accordo sulla segretezza, ma allo stesso tempo Lefevere non si è mai tirato indietro quando si trattava di dare la sua opinione sulla squadra e su Evenepoel. «Questo non vuol dire che non posso esprimermi sul trasferimento di Remco. In sintesi: nessun rancore. Ecco come va la vita. Il ragazzo ha 25 anni e se riesce a guadagnare qualche milione in più da qualche altra parte, deve farlo».
Lefevere ha sempre avuto un legame molto forte con Evenepoel e questo rapporto ha sicuramente avuto un peso nel corso degli anni, convincendo il campione belga a rimanere con il branco di lupi. Adesso però la situazione è diversa e proprio Lefevere è certo che la scelta del suo pupillo sia stata giusta.
«Remco non sarebbe rimasto neanche per me. Se guardiamo ai budget, non possiamo più competere con UAE e Red Bull. Ovviamente ero a conoscenza di quello che stava per succedere. La notizia non mi ha sorpreso. È come in una relazione: quando è finita, è finita. C'è sempre stato interesse per Remco, ma siamo sempre riusciti a rassicurarlo e a farlo rimanere. È stato quando ha vinto la Vuelta di Spagna e poi il campionato del mondo a Wollongong che hanno iniziato a fargli la corte».
Patrick Lefevere è orgoglioso di quanto è riuscito a fare con la sua squadra nel corso degli anni, nonostante i fondi fossero limitati.
«Non siamo mai stati il top in termini di budget. Ma lavorando sodo, per anni abbiamo fatto miracoli con i soldi che avevamo. Jurgen Foré è convinto che possiamo tornare a quello che eravamo. Spesso ci è stato rimproverato di non essere una squadra per i grandi giri, ma abbiamo vinto un certo numero di gare in ogni grande giro e abbiamo combattuto per le classifiche. Con Remco abbiamo ottenuto la vittoria alla Vuelta e il podio al Tour. Enric Mas ha indossato la maglia bianca al Giro come Bob Jungels. Mentre Alaphilippe ha messo la maglia gialla al Tour».
Il dirigente fiammingo ha poi voluto ricordare la loro natura come team specializzato nelle Classiche e che forse devono tornare a questa idea di squadra per ricominciare ad avere risultati importanti. «Abbiamo vinto molte Classiche senza dover fare contratti straordinari ai corridori. Molti sono arrivati dal nostro team di sviluppo e siamo orgogliosi di quello che abbiamo costruito insieme. Voglio essere realista e penso che probabilmente non saremo i più bravi a far crescere qualcuno che sarà sul podio finale del Tour de France. Vorrei sbagliarmi, ma temo che sarà così».