
E ci frega di brutto, al primo squillo del telefono, noi che volevamo uscirgli di ruota sulla destra per batterlo allo sprint e rimembrare soavi dell'epopea sua e dei radiosi 80 anni da compiere il 17 giugno, Eddy Merckx. «Complimenti a voi, guarda che il De Bruyne che il Napoli ha preso è uno grandissimo, scrivilo forte». Ohibò, e l'incipit che ci annichiliva, noi che volevamo parlargli invece delle sue imprese di sempre e di ieri l' altro, da noi a stento coniugate come l'amore perduto al presente, diventava pure una squisita ironia, in un blend cui mancava solo il gin toni on the rocks fra calcio e ciclismo di estrazione fiamminga.
«De Bruyne, ho detto, e non Mertens, che sarà pure stato Dries un bravo finisseur sulla fascia, ma mi ricorda troppo quel Maertens Freddy ciclista che a Barcellona mi fece perdere il Mondiale del '73, vabbè che vinse Felice Gimondi, un galantuomo almeno, e non un cinico come era Freddy...».
E se vogliamo chiuderla qui, questa inattesa apoteosi del calcio belga indovato in Naples 2025, «ma cosa mi dici, Eddy, di quel Romelu Lukaku, belga di football anche lui?». «Bah - ed intuiamo l'alzata di spalla di chi ha conosciuto così Roger De Vlaeminck come Marcel Van der Slagmolen - è un finalizzatore necessario e talora insufficiente, come era per me Guido Reybrouck, quando dovevo tirargli la volata. Ed allora, poichè non ne ero sicuro, la volata di testa me la continuavo a fare io...».
Eddy Merckx, il più grande campione del ciclismo di sempre - «ma lascia stare, c'è stato Coppi prima di me, ora c'è Pogacar, lascia stare, il tempo non è ieri, come volete voi scrittori, bienvenu il ricordo a chi ne ha corsa per domani» -, è però da noi forte di un patrimonio senza eguali. Chiedimi chi era Merckx, chiedimi chi erano i Beatles, e sia, ed è un libro mica male, ma a Napoli Eddy Merckx è stato - e lo rammenta per voi oggi - infinitamente felice, Eddy Merckx, 12 giugno 1968, vinceva a Napoli, qui dove voi imperate e leggete, ed avete imparato a leggere, velodromo dell' Arenaccia, scriveva Riccardo Cassero il suo primo Giro d' Italia. Primo di 5 Giri.
Non staremo qui, cercateli, a trovare i Gandi Giri, le Classiche, i Mondiali, incredibile Heerlen '67, il record dell' ora, la malinconia, il capolavoro del Tour '69, se volete i dettagli e il diario, chiedeteli pure. Ma noi siamo dove lui recordman di vittorie in assoluto ha scelto di essere quel giorno - mercoledì' 12 giugno 1968 -, «sai era il Giro delle Tre Cime di Lavaredo, come ero forte e che emozione, la Faema, Adorni, Vandenbossche, scrivilo tutto attaccato viene meglio che nostalgia, e Victor Van Schil, che bella pagina ne hai regalato..., un Giro non compiuti ancora i 23 anni, il primo vinto di mercoledì».
Già, di giorno feriale lavoratore e ciclista e sotto la pioggia, quel pomeriggio. «Avevo il dorsale '21' e francamente tanto freddo, quanta gioia su quel podio». Eddy Merckx, il primo dei belgi e degli stranieri che abbia davvero vinto a Napoli, noi vivevamo la giovinezza e la maturità mica solo dello sport, 1968, dalle nostre parti non è più venuto da allora.
Certo a Benevento, Giro 1976 un whisky dopo l'arrivo in albergo con Gimondi, ma non ditelo a Driessens e a Pezzi, ma chi vuoi che ci ascolti da lassù? E sceso di sella, per le sue bici, da Cristian Auriemma, a Pietravairano, nel 2002, un Giro che si fermava a Caserta.
Napoli sublime di luci l'ha rivista in cartolina e in video, come passa il tempo. «Sai, ho visto che Kevin De Bruyne è arrivato da voi con il sole, mi piacerebbe incontrarlo sul lungomare, che volata». Aspettiamo Het Laatste Neeuws. Senza Mertens/Maertens? Ma dai, facciamo venire anche loro, due coperti in più, le maglie rosa a Marechiaro però le porti doverosamente tu, gloria vera, non sono mica facsimili.
«Ho un aggettivo per la mia vittoria a Napoli di allora, sai, non te lo ho detto e mai prima. Mica conosci il francese?, è inoubliable». Auguri, caro ed infinito amico mio, grazie da una vita in qua per tanta indimenticabile compagnia.
da Il Mattino