L'ORA DEL PASTO. QUELLI DELLA GIR...AVOLTA: SILVANO RICCO' - 2

STORIA | 15/05/2025 | 08:24
di Marco Pastonesi

Riccò. Lui, Silvano, da Vignola, del 1959, non l’altro, Riccardo, da Sassuolo, del 1983, 14 anni e 25 chilometri di distanza. Silvano Riccò, professionista dal 1982 al 1987, due vittorie e cento piazzamenti, e un terzo posto alla Milano-Sanremo, quella del 1985, che sa ancora di gloria e rimpianto, di onore e rimorso, di orgoglio e rammarico. Al Giro d’Italia ha collezionato ricordi e storie.


Silvano, la tappa più disgraziata?


«Giro d’Italia del 1984, la Bologna-Numana, 238 chilometri, Laurent Fignon in maglia rosa. Conoscevo l’arrivo. Se riesco a infilarmi nell’ultima curva – ripetevo a me stesso come un mantra – se non vinco, almeno mi piazzo. Attenzione al finale – spiegavo ai miei compagni – c’è una curva a S, è pericolosa, si può cadere. Ultimo chilometro, gruppo compatto, io davanti, Roger De Vlaeminck di fianco, la famosa curva, provai a spostare De Vlaeminck, come se fosse possibile, come se fosse facile, come se fosse semplice, ci sarebbe voluto un trattore, tant’è vero che fu lui a spostare me. Comunque nella circostanza fui buon profeta: caduta. Chi cadde? Io».

La tappa più sofferta?

«Giro d’Italia del 1983, la Selva di Val Gardena-Arabba, 169 chilometri e cinque colli, Campolongo Pordoi Sella Gardena e ancora Campolongo, vittoria di Alessandro Paganessi, Beppe Saronni in maglia rosa. All’inizio detti battaglia, finii presto la benzina, scivolai nel gruppetto, e se non ci fosse stato Massimo Ghirotto a spingermi, e forse anche qualcun altro – eravamo in buoni rapporti anche se correvamo in squadre diverse - non sarei mai arrivato. Per gli altri era giorno, per me notte fonda».

La tappa più contestata?

«Giro d’Italia del 1983, la Terni-Vasto, 269 chilometri, pronti, via, a tutta. Bruno Reverberi ce l’aveva ordinato: scaldatevi e attaccate. Voleva fare la corsa. Fu battaglia e sfarfallio. Davanti noi della Termolan, dentro anche Saronni e Visentini, gli altri a inseguire. Quando il gruppo ci raggiunse, ce ne dissero di tutti i colori e in tutte le lingue. Perché quelle erano tappe e anni in cui si faceva la guerra solo negli ultimi 50 chilometri o quando l’elicottero della tv cominciava a volare sopra di noi».

La tappa più drammatica?

«Non al Giro d’Italia. Era il 1979. Si correva in Sicilia. A un passaggio a livello cadde Freddy Maertens. L’unico ad accorgersene fu Carletto Menicagli, direttore sportivo di un’altra squadra. Si fermò, lo raggiunse, fu prontissimo a tirargli fuori la lingua altrimenti Freddy sarebbe morto soffocato, gli salvò la vita. L’anno dopo Maertens avrebbe corso nella San Giacomo, la squadra di Menicagli. E ogni volta che sarebbe venuto in Italia Freddy passava sempre a trovare Carletto a casa sua».

Erano gli anni di Moser e Saronni.

«Gli sceriffi, molto più Moser di Saronni, se Saronni promuoveva una protesta, Moser tirava diritto. Comandavano in corsa, comandavano anche in volata. C’erano tre treni: i loro due e quello di Guido Bontempi. Noi altri ci dovevamo arrangiare, infiltrandoci, infilandoci, nascondendoci. Da soli. Io potevo contare sull’aiuto del mio compagno di squadra e stanza Giuseppe Montella, cugino di Vincenzo il calciatore. Quando passai all’Atala, entrai nel treno per Pierino Gavazzi. Ma non era la mia vocazione. La tattica era sempre quella, eppure ogni sera Franco Cribiori – dialogo zero - teneva la lezione tattica sulla tappa del giorno dopo, e la conclusione non cambiava mai, non prevedeva altro che portare Pierino in volata».

Se lei avesse vinto alla Sanremo?

«Sarebbe cambiata la mia vita. L’avevo battezzata, l’avevo dichiarata, attaccai ad Arma di Taggia, sul Poggio scollinai con l’olandese Van der Vliet, in discesa fummo raggiunti da un altro olandese, Kuiper, suo compagno di squadra, non l’avevo mica visto, si era nascosto dietro un’auto, e quando Kuiper scattò a due o tre chilometri dall’arrivo, non avevo più gambe per rispondergli».

Invece vinse il Giro della provincia di Reggio Calabria.

«Una settimana dopo. Palmiro Masciarelli era da solo all’ultimo chilometro. Lo inseguii, lo raggiunsi, lo superai a 10 metri dal traguardo. Ci rimase malissimo».

Silvano, lei smise presto, a 28 anni. Perché?

«Mi dispiaceva ma fui costretto: per correre volevo essere pagato e non dover pagare. Così aprii un negozio di ferramenta. La mia seconda vita».

GIA' PUBBLICATI

Ernesto Colnago


Copyright © TBW
COMMENTI
Maertens e Menicagli
15 maggio 2025 11:55 pickett
Innanzitutto non si capisce come Riccò citi una corsa del 79,se passò pro tre anni dopo.Mistero.Dopo aver vinto i Mondiali di Praga,Maertens parlò malissimo della sua breve esperienza italiana.Intervistato da De Zan,Menicagli si disse amareggiato.Raccontò di aver ricostruito un corridore che era arrivato alla San Giacomo in condizioni pietose,praticamente un ex corridore,e lo accuso di essere un ingrato.Se poi i due fecero la pace e diventarono amiconi,questo non lo so,ma quell'intervista di De Zan me la ricordo perfettamente.

Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Aveva firmato la prima tappa e ha conquistato anche la quarta e ultima frazione del Tour de Suisse Women: Marlen Reusser trionfa sul traguardo di Küssnacht con  28” di vantaggio  su Katarzyna Niewiadoma (CANYON//SRAM zondacrypto) e Demi Vollering (FDJ –...


Usoa Ostolaza ha vinto la quarta edizione del Tour Féminin International des Pyrénées che oggi si concluso in Francia con il successo dell'australiana Brodie Chapman (UAE Team ADQ) nella terza e ultima tappa davanti alla stessa Ostolaza e alla polacca...


Per Remco Evenepoel la tappa di ieri si è conclusa come quella di venerdì. Il belga era partito con sensazioni positive, si sentiva bene, ma  poi la situazione si è fatta più difficile ed ha dovuto cedere ai suoi rivali....


Il Giro Next Gen 2025 scatta con una cronometro individuale, la Rho - Rho di 8, 4 km. È vero, non è particolarmente lunga, ma guai a sottovalutarla. per seguire il racconto in diretta dell'intera tappa  apartire dalle 12.15 CLICCA...


In questi giorni si sta svolgendo la Vuelta a Colombia Femenina, gara di classe 2.2 che si concluderà oggi dopo cinque tappe, e proprio dalla competizione sudamericana arrivano delle immagini che stanno facendo il giro del web. Tutto è  successo...


Quello dovuto alla foratura è un tempo morto che spezza un giro in bici e ridurre al massimo questo intervallo per rimettersi in sella è ancora più semplice oggi grazie ad Air Rush, la pompa elettrica di Trek.  per proseguire nella...


Quest'inverno vi abbiamo raccontato la storia e soprattutto la passione per la pista e le Sei Giorni del ventenne Alessio Salvadeo, che in questa stagione continua nel suo percorso in giro per l'Italia e l'Europa affiancando eventi su pista (in...


Cinquanta e non li dimostra. L’Unione Ciclistica Pessano ha festeggiato il suo cinquantesimo anno di attività a favore del ciclismo giovanile al Centro Sportivo Pasotto, nella zona industriale della cittadina della Provincia di Milano. Il presidente Massimo Sottocorno e...


“’Avete presente le gare in bicicletta?’. Carnera offrì quella metafora al Basco, che non si perdeva una parola. ‘C’è un ciclista che va in fuga e il gruppo, il peloton, che sta indietro e lo insegue. Più veloci siamo, più...


Rino De Candido, ex commissario tecnico italiano degli juniores, sale per la prima volta in ammiraglia per un grande Giro Under 23. Lo farà su quella dell’Uc Trevigiani Energiapura Marchiol che lo ha scelto come nuovo diesse. «Tanti avversari fanno...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024