L'ORA DEL PASTO. PEDALI E CATENE. PERCHE' LA LOTTA AL DOPING PASSA ANCHE ATTRAVERSO LA CULTURA

LIBRI | 17/08/2024 | 08:05
di Marco Pastonesi

Nasce in una famiglia appassionata di ciclismo. Comincia a pedalare prima che a camminare. La sua vita è scandita dalle corse, la Milano-Sanremo inaugura la primavera, il Giro d’Italia ha già sapori e colori dell’estate, il Tour de France è il caldo meridiano di luglio, il Lombardia si tinge della malinconia dell’autunno. A sei anni è già a un pronti-via, e anche al traguardo, senza neppure saper bene che cosa fare fra la bandierina della partenza e lo striscione dell’arrivo. Poi la trafila delle giovanili, la luce del piazzamento, il gusto del podio, l’ebbrezza della vittoria. Da Under e infine da professionista, le uscite che diventano allenamenti, le corse che si trasformano in sfide, ma anche in doveri, in lotte, ma anche in dubbi, in sogni, ma anche in incubi.


Non si dovrebbe fare sport, qualsiasi sport, anche il ciclismo, se un sogno si trasforma in incubo. C’è qualcosa di malato, di marcio, di deviato. Succede anche quando si investe troppo, di testa e di corpo, di aspettative e di ricompense. L’importante è partecipare, vero, ma l’importante è anche vincere, altrimenti tutto quel disciplinarsi e impegnarsi non ha poi così tanto senso. Quando si entra in campo o si sale in bici bisogna sempre dare tutto e sperare che quel tutto sia un poco pochino pochissimo più del tutto di quello degli avversari. E sapere che dieci o cinquanta anni dopo, quando racconterai una tua storia ai figli o ai nipoti, quando ti ritroverai con i compagni o proprio gli avversari, il punteggio sarà soltanto un insignificante dettaglio statistico.


Ma lì, al pronti-via, seppure in surplace, si corre il rischio di una fragilità, di una debolezza, di un peccato. Cedere alla tentazione di una scorciatoia. Chimica. Difficile che la prima volta sia anche l’unica volta. Segretezza, giustificazioni, ricatti, un senso di immunità e un altro addirittura di onnipotenza, finché tutto diventa vortice, tra dipendenza e complicità, impossibile tirarsene fuori, è un tunnel buio, cupo, spento, ma è lì dentro che si pedala. Finché non si sa, finché qualcosa succederà, finché si potrà.

“Pedali e catene”, come suggerito sulla copertina, è una storia di doping. L’ha scritta Alessio Clinker Mischianti e l’ha pubblicata Ultra (136 pagine, 14 euro). Una storia vera, anzi, tante storie vere, così dice l’autore, che ne costruiscono una finta, o meglio, romanzata, almeno nei nomi, nelle circostanze, nella trama. Una storia nuda e cruda (“Se non metti dentro qualcosa rischi di saltare, invece di andar forte ti finisci”), genitori assatanati (“La vera corsa non si svolge tra i bambini, ma appartiene agli adulti. Che hanno altre motivazioni e finiscono quasi sempre per starsi sul cazzo”), mal di gambe e crisi di panico (“Il mondo era immobile e io stavo annegando su quella montagna”), incidenti e infortuni (“Un sapore di sangue e cemento mi attraversava la bocca”, “Vedevo tutto, ma non provavo niente”), medici (“Dai, togliti la maglietta. Questa si fa sottocute”) e gambe (“Una cartografia di vene gonfie pulsanti sotto pelle, pedalavano come fossero in apnea, con i volti rilassati in assenza di dolore”), nuove certezze e nuovi obiettivi (“Mi importava solo di tornare al più presto in bici, di non perdere nemmeno una molecola del mio stato di forma costruito in tutti quei mesi, in tutti quegli anni di gare e allenamenti”).

Era necessario scrivere “Pedali e catene”? Il doping lo si combatte anche scrivendo. Chi lo ha fatto con atti di accusa (Sandro Donati con “Lo sport del doping”, Gruppo Abele, e “I signori del doping”, Rizzoli), chi confessando (Erwann Mentheor con “Il mio doping”, Baldini Castoldi Dalai), chi raccontando (Danilo Di Luca con “Bestie da vittoria”, Piemme), chi storicizzando (Sergio Giuntini con “Lo sport imbroglione”, Ediciclo), chi intervistando (Paolo Viberti con “Conconi – le mie verità sul doping”, Bradipolibri). Meglio scriverne e denunciare, che tacere e rassegnarsi, o fingere che il problema non sia mai esistito, o che non esista, o che non esista più. Meglio scriverne. “Pedali e catene” non getta in cattiva luce, ma anzi, fa luce. A gettare in cattiva luce è proprio chi sospira, chi sbuffa, chi allarga le braccia, chi dice che però anche gli altri sport, chi dice che però tutti gli sport, chi aggiunge a cominciare dal calcio, chi dice che tanto vale liberare tutto. Per combattere il doping non sono necessari solo norme, controlli e punizioni, è indispensabile anche la cultura. Libri, film, incontri, ricerche, verità. Parlarne. E non dimenticare. I pedali (anche i pedali, così come i palloni e gli sci) possono liberarsi dalle catene. I panni sporchi è meglio lavarli in pubblico.

PS Il ciclismo ha pagato, sta ancora pagando, a caro prezzo, le tentazioni del doping. Ma c’è anche la gioia, lo stupore, l’avventura, i valori, le sorprese, le imprese, lo spirito, insomma, la bellezza del ciclismo. Io, nel mio piccolissimo, ci provo. Può farlo anche Mischianti. Magari il prossimo libro.

 

Copyright © TBW
COMMENTI
Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Pieno rispetto del pronostico nel ventiduesimo Giro della Valdigreve con nuovo trionfo per la Iperfinish che ha vinto con l’aretino Tommaso Roggi, conquistando inoltre il secondo posto con Spanio e il quarto con Favilli. La gara si è decisa alla...


Festa grande in casa della Ronco Maurigi Delio Gallina per la prima vittoria dell'esordiente Pietro Bonini. Il vincitore si è imposto nella gara del primo anno svoltasi ad Alzate Brianza, nel Comasco, e valida per l'assegnazione del Trofeo BCC Brianza...


Tadej POGACAR. 10 e lode. For you D. Lo faccio per te, ha scritto con il pennarello sul numero 1 che ha spillato sulla schiena. L’ha fatto per Urska Zigart, la sua compagna, che tre anni fa, alla vigilia della...


Faccio i complimenti entusiasti a Ciccone, Velasco e Bagioli. Quindi, subito mi dimetto dal nuovo giochino del ciclismo moderno: quando vince, Pogacar è Merckx, quando arriva secondo, ma quale Merckx, piano con le parole, non bestemmiamo, siamo su due pianeti...


Kim Le Court,  campionessa nazionale dell'Ile Maurice,  ha firmato uno storico successo conquistando in una volata ristretta la Liegi Bastogne Liegi Femmes. L'atleta della AG Insurance - Soudal Team, già vincitrice di tappa al Giro Women, oggi ha battuto le...


Grande e prestigioso bis di Matteo Fiorin! A 48 ore dal trionfo nella Coppa Caduti Nervianesi, il brianzolo della MBHBank Ballan CSB COlpack si ripete nella'81sima Vicenza-Bionde gara nazionale per elite e under 23 che si è svolta a Bionde...


Il francese Eliott Boulet, che difende i colori della Groupama-FDJ Continental, ha vinto allo sprint la terza tappa del  Tour de Bretagne, la Loudéac - Plonéour-Lanvern di 206 km. Alle sue spalle si sono piazzati nell'ordine Ronan Augé (CIC U...


E' stata una straordinaria giornata di ciclismo quella che il 14° Giro di Primavera, valido anche per il 1° Trofeo Gino Mazzer e per il 5° Memorial Paolo Sant, ha regalato quest'oggi sulle strade di San Vendemiano. A rinnovare la tradizione della classica...


Alexander Konychev festeggia la prima vittoria nella 64sima edizione dell'internazionale Kirschblütenrennen (Corsa dei ciliegi in fiore a Wels) in Austria. Nell'ultima salita, il ventiseienne Konychev del Team Vorarlberg attacca e pedala da solo verso il traguardo dopo poco meno di...


Anche alla Liegi-Bastogne-Liegi 2025 vince il più forte, cioè Tadej Pogačar. Al fuoriclasse sloveno è bastata una progressione su La Redoute per liberarsi di tutti gli avversari e involarsi verso l'ennesimo trionfo solitario, il terzo a La Doyenne. Splendida prova...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024