IL TOUR DEI SOGNI. LA BORRACCIA DI MATTIA, I BAFFI DI DANIELE. GALLERY

TOUR DE FRANCE | 03/07/2024 | 12:50
di Paolo Broggi

Il ciclismo ci rende tutti un po’ eterni bambini e come potrebbe non essere così? I colori, i suoni, le emozioni del passaggio dei corridori, ma anche il raccogliere una borraccia, un cappellino, un autografo di eroi che compiono un gesto tecnico che tutti possiono fare: pedalare. Ci sono poi storie di bambini che hanno una fortuna ancora più grande, quella di incontrare i loro idoli.


LA STORIA DI MATTIA. Mattia è diventato una star nel corso della ventesima tappa del Giro d’Italia quando sull’ultima salita Pogacar - che era in fuga da solo - lo vede a bordo strada, si fa passare una borraccia dal massaggiatore che per caso è proprio in quel punto e con un rapido cambio di mano la passa al bambino. Che impazzisce di gioia.
Mattia Scaldaferro ha 12 anni, vive a Cassola in provincia di Vicenza, e colleziona borracce: ne ha 450 e ogni mattina ne sceglie una per andare a scuola. Giocava a calcio, poi un amico di famiglia gli ha regalato una bici e non ne è più sceso. Corre nel Cycling Team Cassola 2000, l’anno prossimo sarà Esordiente.


Ma non è finita qui qualche settimana dopo, il papà di Mattia, Simone, ha ricevuto una telefonata da Marco Cavallin, uno dei manager della Elite. L’azienda, che produce le borracce della UAE (tra le altre) ha un’idea: invita Mattia e i suoi genitori a Firenze, il ragazzino ne approfitta per collezionare altre borracce autografate, poi scatta lo scherzo: gli dicono che Pogacar è troppo impegnato, lo fanno salire sul pullman, gli fanno vedere il posto di Tadej, lui si siede... e Pogacar compare all’improvviso. Il campione sloveno ride per la sopresa del piccolo amico, arriva l’autografo sul cappellino e quello sulla borraccia del Monte Grappa. Per concludere una storia che Mattia non corderà mai.

LA STORIA DI DANIELE. Daniele Consonni ha la stessa età di Mattia, va in bici come lui e corre nella categoria G6. È bergamasco e ha una passione sfrenata per un corridore: Magnus Cort Nielsen. Cosa che, anche nell’era della globalizzaione, non è la cosa più normale del mondo.
Quando i suoi genitori gli hanno assicurato che l’avrebbero portato a vedere la partenza della tappa del Tour a Piacenza, Daniele si è messo al lavoro: pennarelli, colla, forbici, scotch e via. Ha realizzato un cartellone con la scritta “Magnus you are the best”, si è costruito un paio di baffi biondi proprio come quelli del corridore vichingo ed è partito.

Dietro alle transenne, nei pressi del pullman della Uno-X Mobility si è messo in paziente attesa, sperando di poter entrare e incontrare il suo mito. La guardia francese avrebbe voluto dargli il permesso, il collega italiano non era d’accordo finché è arrivato Alessandro Vanotti nei panni dell’angelo della provvidenza. L’ex prof bergamasco ha convinto tutti a fare entrare il piccolo Daniele, poi ha avvisato Magnus ed il corridore danese è sceso dal pullman con un sorriso grande così, decisamente sorpreso dal trovare un tifoso tanto appassionato a così grande distanza dalla sua terra e sicuramente divertito da quei baffoni biondi.

E proprio Cort Nielsen ha provveduto a completare l’opera: ha regalato a Daniele i suoi occhialoni neri e il cappellino della squadra, glieli ha fatti indossare e lo ha trasformato in un vero e proprio sosia!

Daniele il prossimo anno correrà tra gli esordienti proprio nella squadra di Vanotti - impegnato con un progetto che punta ad insegnare il ciclismo ai più giovani con un occhio sempre puntato sulla sicurezza - e punterà sicuramente a ripetere sulla strada le imprese del suo mito.

Due piccole storie, fatte di istanti che resteranno per sempre tra i ricordi più belli di questi due ragazzini e hanno strappato un sorriso a due grandi campioni. Piccole storie, in ogni giro chissà quante ne accadranno: ma è stato bello raccontarle.

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