| 12/06/2008 | 14:35 Si concludeva oggi, quarant'anni fa, a Napoli, il 51. Giro d' Italia. In una Napoli, per la prima e sinora unica volta nella storia, eletta allora a traguardo finale della corsa rosa. Ed il 12 giugno 1968, una domenica incredibilmente piovosa, gli ombrelli a coprire le immagini dei fuggitivi, siglava, al di là dell'arido dato cronistico, il primo Giro d'Italia - e la prima corsa a tappe maggiore, in assoluto - vinto da Eddy Merckx.
Cominciava lì, sul lungo rettilineo del velodromo Arenaccia, senza che nessuno potesse certo coglierne il respiro futuro, l' immensa epopea ciclistica di Merckx. 'Il più grande dovunque', come avrebbe titolato a pagina intera la Gazzetta dell' indomani, altri non era allora infatti che un garbato ragazzo belga, con il dorsale '21' della italiana Faema, che compiva solo 23 anni, cinque giorni dopo. Merckx, guidato lungo le strade di quel Giro dal direttore sportivo Marino Vigna e consigliato in corsa da un sagace regista quale Vittorio Adorni, indossava definitivamente, a Napoli, al termine di quella Chieti-Napoli conclusiva vinta dal connazionale Reybroeck, e disputata per intero in una grigia atmosfera degna di un autunno fiammingo, quella maglia rosa gloriosa che avrebbe poi guadagnato ancora altre 4 volte: nel 1970 e nel triennio consecutivo '72-'74. Una insegna rosa, quella del '68, conquistata sulle Tre Cime di Lavaredo, spodestando Michele Dancelli e tenendo a distanza Felice Gimondi, il suo avversario della vigilia, e conservata sino all'epilogo di Napoli.
'Di quella ultima giornata, ricorderò sempre la pioggia, oltre alla gioia immensa, di cui non intuivo ancora la misura', ci raccontava Merckx, quando lo incontrammo qualche anno fa, a Pietravairano, ospite dell'ex-professionista Cristian Auriemma, all' inaugurazione della concessionaria per il Sud delle biciclette prodotte in Belgio dalla sua industria. 'Ed un po' mi dispiace, anche se in verità un' altra volta con il Giro nella vostra città ci sono arrivato, non aver mai visitato davvero Napoli', sottolineava. Quella Napoli che nel '68 era in debito di sole certamente, ma non di affetto per un campione straniero adottato quel giorno, senza saperlo, un po' anche qui. E che dovrebbe invitarlo, a bici lucide. Sia pure come 'ospite speciale', diciamo, per una domenica ecologica sul lungomare.
Gian Paolo PORRECA
(Il Mattino, 12 giugno 2008)
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