COLBRELLI FA LE CARTE AL TOUR OF THE ALPS: «UNA CORSA DA CAMPIONI». GALLERY

PROFESSIONISTI | 28/01/2023 | 08:10

Quando si parla di Euregio, e in particolare di Trentino, Sonny Colbrelli non riesce a trattenere le emozioni. Proprio a Trento, il corridore bresciano ha conquistato la gloria continentale in una straordinaria edizione 2021 dei Campionati Europei, un trionfo che gli ha aperto la strada verso la conquista della Parigi-Roubaix nello stesso anno. Un’annata indimenticabile seguita da un 2022, nel quale un malore al Giro di Catalogna lo ha portato ad affrontare una curva inattesa. 


Passista veloce nella sua carriera, al passo di addio al gruppo dei pro’ Sonny Colbrelli si è ritrovato ad affrontare le salite e le discese di Trentino, Alto Adige e Tirolo. È proprio lui, infatti, l’ambassador scelto dal Tour of the Alps per andare a scoprire il percorso della 46a edizione, in programma tra Tirolo, Alto Adige e Trentino dal 17 al 21 aprile prossimi. 


Sonny Colbrelli ha messo in campo l’esperienza maturata in un decennio di professionismo ai massimi livelli per analizzare le cinque tappe del #TotA2023, raccontando in altrettanti video le bellezze e i passaggi più importanti del percorso, dalla partenza di Rattenberg al gran finale di Brunico.

“E’ una corsa davvero impegnativa, pensata per offrire grande spettacolo”, è la prima analisi di Colbrelli. – “Non ci sono salite interminabili, ma sono montagne che i corridori si ricorderanno per diverso tempo. E attenzione: sarebbe un errore limitarsi all’analisi delle salite, perché sul finire delle tappe e col sopraggiungere della fatica potrebbero fare la differenza anche le discese. Per vincere il #TotA bisogna essere atleti completi e quindi grandi corridori: avere doti da scalatore è chiaramente un requisito fondamentale ma bisogna andar forte su ogni terreno”.

Salite corte ed esplosive, discese impegnative, chilometraggi limitati e bagarre dal primo all’ultimo chilometro: quando è nato, nel 2017, il Tour of the Alps era l’identikit del ciclismo del futuro e oggi ne rappresenta un presente di successo. 

“Quando le gare sono così corte, c’è maggiore bagarre e lo spettacolo è assicurato”, spiega il 32enne di Desenzano. – “Nel 2021 ho vinto l’Europeo a Trento in una gara dal chilometraggio contenuto ed è stata la corsa più dura della mia carriera, sicuramente più della Parigi-Roubaix. I corridori della nuova generazione interpretano questo tipo di competizioni con il gas aperto dal primo all’ultimo chilometro. Le lunghe fughe sono un lontano ricordo così come i momenti dove tirare il fiato, perché la situazione in gara è soggetta a continui rimescolamenti con continue possibilità di ribaltare la situazione”.

 

 

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