L'ORA DEL PASTO. ROBERTO PAGNIN E L'ARTE DELLA FUGA

STORIA | 21/10/2022 | 08:05
di Marco Pastonesi

Se la fuga è – e lo è, almeno nel ciclismo - un atto di coraggio e non di codardia. Se la fuga è avventura a costo di disavventure, se la fuga è uno (o due, o tre...) contro tutti, se la fuga è alleanza e complicità fino a trasformarle – all’ultimo chilometro – in tradimento e guerra, se la fuga è evasione non solo dal gruppo ma anche dall’anonimato, dalle gerarchie, dalla rassegnazione, dalla subordinazione. Se la fuga è fatica ma anche eccitazione, illusione ma anche fede, ribellione ma anche natura, istinto, indole, allora Roberto Pagnin rimarrà uno dei nostri eroi. Perché Pagnin era un uomo da fuga, da viva la fuga, da fuga per sempre. Anticipava le volate, trasgrediva gli accordi, cercava aria. Pagnin – avventato - si esponeva al vento. E il popolo del ciclismo, che riconosce chi fugge per bisogno, passione, amore, lo ha nel cuore.


Domenica 23 ottobre (alle 12.30), nel ristorante all’Oasi Campagnola (via Campagnola 5/C, località Campagnola), a Mareno di Piave (Treviso), Pagnin riceverà la Borraccia d’Oro, il premio assegnato dall’Associazione ex ciclisti della provincia di Treviso (presieduta da Germano Bisigato). Dove la borraccia, almeno stavolta, non è il simbolo del sacrificio del gregario per il proprio capitano, ma l’emblema delle energie profuse in tutti quei chilometri divorati davanti al gruppo inseguitore, una specie di aspirapolvere che cerca di inghiottire quell’ansia di libertà, autonomia, indipendenza dei fuggitivi.


Veneziano di Galta di Vigonovo, Riviera del Brenta, papà calzolaio, mamma casalinga, e un nonno appassionato di ciclismo. Un regalo del nonno, la prima bici, di ferro. Roberto le tolse i parafanghi e la trasformò da corsa: “A quel tempo, o pallone o bicicletta, o calcio o ciclismo”. Il nonno, che ci aveva provato in proprio con il pallone, fu convincente: “A calcio, su cento, ce la fanno in due o tre. Nel ciclismo dipende solo da te”. Tant’è: un suo regalo, la seconda bici, da corsa. Pronti? Via. Roberto – “dipende solo da te” - ci mise gambe e cuore. “La prima corsa in paese, a Fiesso d’Artico. Categoria giovanissimi. Sette anni. Un circuito da ripetere un po’ di volte. Nel finale sbagliai strada: un addetto mi indicò di andare da una parte, ma non era quella giusta. Pensava che fossi uno dei doppiati, invece ero in fuga. Tornai indietro, inseguii, rimontai. Terzo”. Roberto non poté neanche prendersela tanto: “La corsa era stata organizzata proprio da mio nonno, allora era anche il vicesindaco del paese”. Da lì in poi, fino a 12 anni da professionista, compresi un Mondiale (a Villach nel 1987) e un’Olimpiade (a Los Angeles nel 1984).

C’è fuga e fuga. Le fughette e i fugoni, le mezze fughe e le grandi fughe. La fuga più dolce? “Alla Tirreno-Adriatico, nel 1986, con la Malvor-Bottecchia. Quattro giorni, quattro tappe. Vinsi la terza tappa, la Monopoli-Alberobello, inseguito a blocco dalla Del Tongo di Saronni, e indossai la maglia bianca di leader, dieci secondi di vantaggio su Beppe. Il giorno dopo fui attaccato dal primo all’ultimo chilometro, c’è chi definì il percorso come un toboga, esasperante. L’arrivo su uno strappo. Vinse, in volata, Saronni, terzo Moser, io finii nel primo gruppo, sedicesimo, ma con lo stesso tempo, e salvai il primato per un solo secondo su Saronni. E pensare che, dopo l’arrivo, Saronni quasi si arrabbiò, me lo potevi dire che ci tenevi così tanto?, e mi confidò, avrei fatto meno fatica”.

E la fuga più bella? “Al Giro del Veneto, che per i veneti valeva quasi come il campionato del mondo, nel 1989, con la Malvor-Sidi. Me la sentivo dentro: una sensazione, anche un sentimento, inspiegabile, c’è e basta, perché se c’è c’è, e se non c’è non c’è. La vigilia, la sera, a cena, mentre gli altri, da Saronni a Contini, facevano piccole eccezioni alle regole, io mi attenni rigorosamente al riso in bianco e alla bistecca. L’arrivo era fissato a Padova. Respiravo aria di casa. Vinsi per distacco, un paio di minuti di vantaggio su Maurizio Fondriest, maglia iridata, campione del mondo in carica”.

 

Copyright © TBW
COMMENTI
Stile
21 ottobre 2022 21:37 Miguelon
Con lo stile, l'eleganza, il garbo e l'intelligenza, Marco Pastonesi ha colto nel dettaglio l'uomo Pagnin. Anche troppo elegante!

Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Bella prestazione di Rebecca Gariboldi a Diegem, Belgio, nella sesta prova del Superprestige di Ciclocross donne elite. Gara combattuta fin dall'inizio con Puck Pieterse che alla fine s'impone davanti alla lussemburghese Schreiber e alla olandese Alvarado. Poi Vas e Neff...


È stato un tuffo al cuore, un colpo di quelli che ti lasciano senza respiro e ti portano via con la mente che rincorre tutto e tutti. Un anno senza Gianni Savio, morto a soli 76 anni, dopo una lunga...


Filippo Grigolini ha sfiorato il successo nella spettacolare gara serale di ciclocross a Diegem, in Belgio. Il campione europeo degli Juniores ha chiuso al secondo posto nella prova internazionale, arrendendosi soltanto al belga Giel Lejeune, vincitore con un margine minimo...


Nel ciclismo è nata una nuova coppia: si tratta dell’ex iridata Lotte Kopecky (30 anni) e di Axel Merckx (53), il figlio del Cannibale. In una recentissima intervista con Sporza, la Kopecky aveva rivelato di essersi innamorata di nuovo e di...


Bruno Cenghialta, Fabio Baldato e Gianluca Brambilla, tre vicentini passati dal manubrio della bici al volante delle ammiraglie senza mai perdere la rotta del grande ciclismo. Ha cominciato Bruno Cenghialta, 63 anni, ormai da dieci all’Astana. Prima di fare il...


Quello che mette in palio SCICON SPORTS non è un semplice cimelio… è qualcosa che è già iconico e sarà un’accoppiata leggendaria in grado di attirare l’attenzione di qualsiasi collezionista. Avete presente la Maillot jaune di Tadej Pogačar? Benissimo, aggiungete in una teca...


Jonas Vingegaard è l’uomo enigmatico del gruppo. Spesso capace di nascondere le sue emozioni, con gli occhi celati dietro ai suoi occhiali specchiati anche a fine corsa, raramente lascia intravedere ciò che pensa e come si sente. Nelle interviste le...


A soli 16 anni, Luca Gugnino si sta affermando come uno dei giovani più interessanti del panorama ciclistico italiano. E pensare che appena quattro anni fa il ragazzo di Boves, classe 2009, impugnava la racchetta da tennis, sport in cui...


Pavia, Collegio Borromeo. Studenti universitari, matricole (quelli del primo anno), colonne (secondo), fagioli (terzo). Goliardia, sport. Libri, furti, scherzi, partite, amori. Paolo il Pasta, Uomo, Morry, Gian, Stiva, Pesce Palla: sono loro i protagonisti. Già gli anni Ottanta, ma ancora...


Il futuro è dalla parte di Giada Martinoli: prima ha pensato al diploma, poi a vincere importanti trofei in sella alla mountain bike. Giada, 19enne del Gruppo Sportivo Carabinieri-Olympia, vive a Bedero Valcuvia con mamma Alessandra, papà Adriano e il fratello...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024