
Il ciclismo e i suoi appassionati hanno la memoria lunga, molto lunga, come può testimoniare anche l’inaugurazione a Cermenate, in provincia di Como, sabato 9 ottobre, di un cippo monumentale dedicato a Gino Bartali proprio in corrispondenza del luogo dove il 18 ottobre 1953 subì, con altri suoi accompagnatori diretti a Lugano per il G.P. Vanini, prova a cronometro individuale, poi divenuto il noto G.P. Cynar, un grave incidente stradale.
Mentre da Como partiva il Giro di Lombardia, vinto da Tadej Pogacar sul traguardo di Bergamo, a poca distanza dal via della classicissima si è svolta la partecipata inaugurazione, “on the road”, proprio al limite della carreggiata della vecchia Comasina, sulla destra, nella direzione verso Como, della struttura. E’ una realizzazione che ritrova e propone, quale base di supporto, il paracarro originale dove sbatté, dopo lo scontro con una 1100, la Lancia Aurelia sulla quale viaggiava Gino Bartali (che riportò le ferite maggiori) con altri suoi accompagnatori.
A fare gli onori di casa, come si suole dire, Luciano Pizzutto sindaco di Cermenate e il consigliere delegato allo sport Giovanni Marcato che ha coordinato la realizzazione in stretto contatto con Bruno Carraro di S. Maria di Sala (Venezia), persona assai conosciuta nel ciclismo per varie iniziative e presidente onorario del G.S. Madonna del Ghisallo. Bruno Carraro, giovane ragazzo che all’epoca lavorava lì vicino e gareggiava in bicicletta, fu fra i primi accorsi sul luogo dell’incidente e propugnatore – da lungo tempo – dell’iniziativa con la sua insistente (ovviamente declinata al positivo, a fin di bene), indomita tenacia e perseveranza, come dichiarato dagli amministratori comunali. E’ Bruno Carraro che ha donato il paracarro “originale” che ha sempre custodito come una reliquia laica.
Era presente la signora Gioia Bartali, nipote del grande Gino essendo la figlia di Andrea, uno dei figli del campione toscano, Faustino Coppi, accompagnato dalla moglie Rita, che ha risposto concretamente e con piacere all’invito. Sono nomi che propongono un dualismo contrapposto, sportivamente – ma non solo – sicuramente storico, comunque intessuto anche di vera amicizia e rispetto negli aspetti importanti di vita.
Dalla vicinissima Cantù è giunto l’on. Nicola Molteni, sottosegretario al Ministero dell’Interno, pure lui appassionato delle due ruote. Gli interventi delle autorità e delle testimonianze varie dei discendenti le famiglie Bartali e Coppi hanno ricordato la valenza e l’importanza della bicicletta e dei suoi personaggi con accenti e toni affettuosi. Gioia Bartali ha ricordato come il nonno fosse particolarmente affezionato a un modellino di bicicletta in oro che lei conserva, con tutti i componenti in scala, perfettamente funzionante in tutte le sue parti meccaniche, che gli fu donato da Giuseppe Fenaroli, l’amico appassionato ciclista e dirigente del ciclismo amatoriale, che era alla guida della sua vettura Lancia dove era ospite il campione toscano.
Dopo la benedizione dell’opera da parte del parroco, don Stefano Ghiringhelli, è stato quindi la volta del giornalista e scrittore Claudio Gregori, penna di precipuo
valore per molti anni alla “rosea”, altro amico di Bruno Carraro, che ha interessato l’attento uditorio di un centinaio di persone circa, con varie rievocazioni. Con la sua esposizione coinvolgente, quasi ieratica, di molteplici episodi, accurate descrizioni di fatti e sentimenti che hanno caratterizzato la vita del grande Gino campione di ciclismo, di Gino il Pio, di Gino uomo in famiglia, della sua generosità nascosta e dissimulata, soprattutto nel drammatico periodo della seconda guerra mondiale.
Fra i presenti c’erano i fratelli Pasquale e Sergio Introzzi, i figli di Giuseppe, titolare dell’omonima stazione di servizio prospiciente il luogo dell’incidente, tuttora attiva al trafficatissimo quadrivio con rotonda, il primo che riconobbe Bartali e con Luigi Galletti, oggi arzillo quasi novantenne e Bruno Carraro furono i primi a soccorrere i coinvolti nell’incidente.
Era numerosa la presenza dei soci del Gruppo Sportivo Madonna del Ghisallo con Mirco Monti, Sergio Casartelli, il papà del compianto Fabio, poi Roberta Amadeo e Grazia Colosio, portacolori della Bee and Bike di Bregnano, attiva squadra di handbike della zona e vari appassionati del circondario. Michele Lorusso per le strutture metalliche, i negozi di bici della zona Aliverti, Radice e Figini hanno donato i pezzi originali per la realizzazione della bicicletta con telaio tricolore posta sul cippo hanno dato uno specifico contributo.
Una troupe di Raisport con Ettore Giovannelli ha poi realizzato un servizio mentre si deve alla cortesia di Lara Bartesaghi l’ampia documentazione fotografica della
riuscita inaugurazione per un episodio che, in pratica, pose termine alla carriera agonistica del grande campione toscano e che ora ha tangibile memoria di valore.
g.f.