LOMBARDIA. POGACAR. «IL FUTURO O LA STORIA? QUELLO CHE CONTA E' CHE AMO ANDARE IN BICI»

PROFESSIONISTI | 09/10/2021 | 18:44
di Francesca Monzone

Il più forte corridore di questa stagione non vuole pensare al futuro, per lui è importante godersi il momento e tutto ciò che la bici può darti. Questo è il pensiero di Tadej Pogacar, re del Lombardia, che vuole vivere tutto a piccoli passi, senza essere paragonato ad altri campioni del ciclismo.


«È stata una stagione folle, un anno fantastico e sono felice dei miei risultati – ha spiegato Pogacar in conferenza stampa –: mi piace correre in bici, è qualcosa che amo profondamente e penso che questo sia l’aspetto più importante per me».


Pogacar è un campione a tutto tondo, capace di vincere a cronometro e in salita. Per lui le vittorie sono tutte importanti e non c’è una differenza troppo marcata tra un successo in una Classica o in un grande giro, anche se le corse a tappe sono la sua vera passione.

«Posso dire che mi piace molto correre sia nei grandi giri che nelle corse di un giorno e anche le prove a cronometro posso dire che mi piacciono molto. Ogni tipo di corsa è diversa in questo sport ed è per questo che mi piace. Riesco ad avere dei buoni risultati perché amo il ciclismo e questo è lo spirito che mi porta a fare bene Ogni corsa è diversa, se penso alla Liegi e adesso al Lombardia, posso dire che sono corse diverse. Si possono fare paragoni e ci sono delle similitudini, ma sono corse diverse, una viene fatta in primavera a inizio stagione e una in autunno, quando abbiamo corso già tanti mesi. Secondo me l’unica cosa che hanno in comune è la bellezza».

Pogacar oggi da molti è stato paragonato a Fausto Coppi, il Campionissimo che nel 1949 riuscì a vincere sia il Giro d’Italia, che il Tour de France e anche il Lombardia. «So di aver scritto una pagina di storia di questo sport oggi, ma non voglio pensarci e voglio solo godermi la giornata e questo finale di stagione».

Lo sloveno dell’UAE è il corridore che va forte e che sa vincere su più terreni e per questo i suoi avversari faticano a stargli dietro. «Oggi per essere un bravo corridore devi essere pronto in tutte le specialità ed è bello essere un corridore capace di fare un po’ tutto. Questo ci rende dei ciclisti diversi».

Il finale della corsa è stato molto combattuto e Pogacar spiega: «Nel finale con Masnada inizialmente non sapevo cosa fare, ma ci siamo messi d’accordo. Sapevo che sarebbe stato un finale complesso e dall’ammiraglia mi davano indicazioni importanti. Ho fatto di tutto per arrivare da solo con Fausto, perché sapevo che non avrei potuto staccarlo e poi ho giocato al meglio il finale».

Pogacar ha conquistato già due volte il Tour de France, lo ha fatto in modo consecutivo e adesso potrebbe essere pronto per nuove conquiste, come il Giro d’Italia e la Vuelta di Spagna. «Il mio sogno è di godermi il ciclismo, non ho obiettivi precisi e non penso a quello che farò in futuro e cercherò di fare le gare più adatte a me. Mi piacciono tutti e tre i grandi giri, in futuro vorrei correre anche la Vuelta e il Giro, ma in questo momento della stagione è per me impossibile dire cosa farò in futuro».

Lo sloveno sa di essere uno dei corridori più forti del momento, ma è anche consapevole, che durante una stagione ci sono sempre dei momenti di alti e di bassi e che questo è uno stato fisiologico di questo sport, dove non sempre si può essere i primi.

«Non voglio pensare al fatto che sono uno dei corridori più forti, perché ogni stagione è lunga e non sempre si è allo stesso livello. La prima parte di stagione stavo molto bene poi ho avuto alti e bassi e ho fatto del mio meglio a Tokyo. Ora, a fine stagione mi sono sentito bene anche se avrei voluto ottenere risultati migliori nella Milano-Torino e ho dato tutto al Lombardia, corsa nella quale ho trovato molta motivazione».

Tadej è diventato professionista nella UAE Emirates, dove ha incontrato Alan Peiper al quale si è affidato e che lo ha aiutato a esprimersi al meglio come corridore. «Sono contento di lavorare con Alan. Lui è stato fondamentale nella mia carriera, il tempo con lui è voltato e mi ha insegnato tanto nel ciclismo, ma i suoi insegnamenti sono stati straordinari importanti anche al di fuori del ciclismo, nella vita di tutti i giorni».

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